La Crisi della Falda Solofrana-Montorese: Un Problema Ambientale e Sanitario da Risolvere

Pozzo idrico chiuso a Montoro per contaminazione da sostanze chimiche pericolose.
Il pozzo idrico situato nella Frazione Chiusa di Montoro, chiuso a seguito della contaminazione da tetracloroetilene e tricloroetilene.



Introduzione

La falda Solofrana-Montorese rappresenta una delle risorse idriche più importanti della Campania, ma è anche al centro di una delle più gravi emergenze ambientali della regione. L’inquinamento da tetracloroetilene e tricloroetilene, due composti chimici altamente tossici, ha compromesso la qualità dell’acqua, costringendo le autorità locali ad adottare misure straordinarie come la chiusura di pozzi e l’emissione di ordinanze di divieto d’uso dell’acqua per il consumo umano.

Questa emergenza ha sollevato importanti interrogativi sulle responsabilità istituzionali e sulle politiche di gestione delle risorse idriche, in particolare alla luce della Deliberazione N. 24 del 29 giugno 2022 dell’Ente Idrico Campano, che ha riconosciuto al Comune di Solofra la gestione autonoma del servizio idrico.

L’articolo esplora i principali aspetti di questa crisi, dalle cause dell’inquinamento alle risposte delle istituzioni, e propone soluzioni concrete per affrontare il problema in modo sostenibile.


L’Importanza della Falda Solofrana-Montorese

La falda Solofrana-Montorese è un’acquifera che alimenta i sistemi idrici di due importanti Comuni campani: Montoro e Solofra. Questa risorsa idrica è essenziale non solo per le comunità locali, ma anche per il sostentamento delle attività economiche, comprese le industrie locali e l’agricoltura.

Tuttavia, decenni di attività industriali, in particolare quelle legate al settore conciario di Solofra, hanno causato una contaminazione diffusa della falda. Sostanze chimiche come il tetracloroetilene e il tricloroetilene, utilizzate come solventi industriali, si sono infiltrate nel terreno e nelle acque sotterranee, compromettendo la qualità dell’acqua e rappresentando un rischio significativo per la salute umana e l’ambiente.

Le analisi condotte dall’ARPAC Campania hanno confermato livelli di contaminazione superiori ai limiti normativi stabiliti dal D.Lgs. 31/2001. Questi risultati hanno portato all’adozione di misure straordinarie, come la chiusura di pozzi e l’emissione di ordinanze che vietano l’uso dell’acqua potabile.


Una Crisi che Coinvolge Due Comuni

Sebbene la contaminazione abbia origine prevalentemente nel territorio di Solofra, dove si concentrano le attività industriali, le conseguenze si estendono anche al vicino Comune di Montoro. Recentemente, Montoro ha emesso un’ordinanza per la chiusura di un pozzo nella Frazione Chiusa, dopo che analisi dell’ARPAC hanno evidenziato la presenza di contaminanti chimici oltre i limiti consentiti.

Questa situazione solleva un’importante questione di giustizia ambientale: Montoro, che non ha un passato industriale comparabile a quello di Solofra, subisce comunque le conseguenze di una contaminazione che non ha contribuito a generare.

Le Analisi Ambientali e le Implicazioni per la Salute Pubblica

I Dati delle Analisi: Un Quadro Allarmante

Le analisi condotte dall’ARPAC Campania il 14 e 16 dicembre 2024 hanno fornito un quadro dettagliato ma preoccupante della qualità delle acque nella falda Solofrana-Montorese. I campioni prelevati in diverse aree hanno mostrato una contaminazione diffusa, con concentrazioni di sostanze pericolose superiori ai limiti normativi:

  • Tetracloroetilene: 11,7 µg/L (limite normativo: 10 µg/L).
  • Tricloroetilene: 40 µg/L (limite normativo: 10 µg/L).

Questi valori, riscontrati in particolare nella Frazione Chiusa del Comune di Montoro, evidenziano un rischio concreto per la salute pubblica e l’ambiente.

È importante sottolineare che i contaminanti rilevati sono classificati come potenziali cancerogeni dall’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC). Oltre ai rischi oncologici, l’esposizione prolungata a queste sostanze può causare:

  • Danni al sistema nervoso centrale.
  • Compromissione delle funzioni epatiche e renali.
  • Problemi respiratori e cardiovascolari.

Un Ritardo nella Comunicazione e nell’Azione

Uno degli aspetti più critici riguarda il tempo trascorso tra la scoperta della contaminazione e l’adozione di misure preventive. Le analisi definitive sono state effettuate il 14 dicembre 2024, ma l’ordinanza di divieto è stata emessa solo il 16 dicembre 2024, lasciando aperti interrogativi su quanti giorni la popolazione abbia consumato acqua contaminata.

Inoltre, non è chiaro se siano state condotte analisi precedenti e, in caso affermativo, se abbiano rilevato segnali di contaminazione che avrebbero potuto prevenire la crisi attuale. Questa mancanza di trasparenza mina la fiducia nelle istituzioni e solleva dubbi sulla gestione del monitoraggio ambientale e sanitario.

I Gruppi Più Vulnerabili

L’esposizione ai contaminanti è particolarmente pericolosa per i gruppi più vulnerabili della popolazione, tra cui:

  • Bambini e neonati: Maggiore sensibilità agli effetti tossici.
  • Donne in gravidanza: Rischio di complicanze per il feto.
  • Anziani e persone con patologie preesistenti: Sistema immunitario e organi più fragili.

Nonostante questi rischi, al momento non risultano essere stati avviati programmi di screening sanitario per valutare l’impatto dell’esposizione sulla salute dei cittadini.

Le Criticità Istituzionali e le Responsabilità nella Gestione della Crisi

Una Frammentazione Gestionale Evidente

La gestione della falda Solofrana-Montorese ha messo in evidenza una grave frammentazione tra gli enti coinvolti. Sebbene i Comuni di Solofra e Montoro, l’Ente Idrico Campano (EIC), l’ARPAC, l’ASL Avellino e il gestore idrico Alto Calore SpA abbiano ruoli definiti nella gestione del servizio idrico e del monitoraggio ambientale, manca un coordinamento efficace per affrontare emergenze di questa portata.

La mancata comunicazione tempestiva tra enti e l’assenza di un piano coordinato di intervento hanno portato a ritardi nella gestione della crisi e all’aggravamento delle sue conseguenze.

La Deliberazione N. 24 e i Dubbi sulla Salvaguardia

Uno degli aspetti più controversi è la concessione della gestione autonoma al Comune di Solofra tramite la Deliberazione N. 24 del 29 giugno 2022, adottata dall’EIC. Secondo l’art. 147, comma 2-bis, del D.Lgs. 152/2006, la salvaguardia può essere concessa solo se vengono soddisfatti i seguenti requisiti:

  1. Approvvigionamento idrico di pregio.
  2. Efficienza gestionale.
  3. Tutela del corpo idrico.

Alla luce delle evidenze ambientali, appare evidente che Solofra non soddisfa questi criteri:

  • Approvvigionamento idrico di pregio: La contaminazione della falda contraddice questo requisito.
  • Efficienza gestionale: Gli interventi straordinari richiesti per la bonifica e la chiusura dei pozzi dimostrano inefficienze strutturali.
  • Tutela del corpo idrico: L’origine industriale dell’inquinamento evidenzia una mancata prevenzione.

L’Inerzia dell’Ente Idrico Campano (EIC)

Il CNSBII ha formalmente richiesto all’EIC di verificare la conformità della Deliberazione N. 24 dell’Ente Idrico Campano tramite tre comunicazioni protocollate:

  1. Protocollo n. 4828 del 26-02-2024: Richiesta iniziale di verifica della delibera.
  2. Protocollo n. 6447 del 11-03-2024: Integrazione con ulteriori documenti.
  3. Protocollo n. 21933 del 11-09-2024: Sollecito alla richiesta iniziale.

Nonostante queste comunicazioni, l’EIC non ha fornito alcuna risposta formale. Questa inerzia rappresenta una grave violazione dei principi di trasparenza e partecipazione amministrativa sanciti dal D.Lgs. 33/2013.

Il Ruolo del Comune di Montoro

Montoro, pur subendo le conseguenze dell’inquinamento, si trova a fronteggiare questa crisi senza strumenti adeguati. L’ordinanza di chiusura del pozzo e l’approvvigionamento di acqua tramite autobotti sono misure necessarie ma temporanee, che non affrontano le cause profonde del problema.

Azioni Proposte e Soluzioni per il Futuro

1. Un Piano di Bonifica della Falda

La contaminazione della falda Solofrana-Montorese non può essere risolta senza un intervento strutturale di bonifica. È necessario sviluppare e finanziare un Piano Straordinario di Bonifica, che includa:

  • La rimozione dei contaminanti già presenti nella falda.
  • L’implementazione di barriere idrauliche o sistemi di trattamento per prevenire la diffusione degli inquinanti.
  • Il monitoraggio costante della qualità delle acque durante e dopo gli interventi.

Questo piano dovrebbe essere finanziato attraverso fondi regionali e nazionali, con il coinvolgimento del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica e della Regione Campania.


2. Screening Sanitario per la Popolazione

Per tutelare la salute pubblica, è fondamentale avviare uno screening sanitario mirato, con particolare attenzione ai gruppi più vulnerabili, come bambini, anziani e persone con patologie preesistenti.

  • Obiettivo: Identificare eventuali effetti sulla salute causati dall’esposizione prolungata a sostanze tossiche come tetracloroetilene e tricloroetilene.
  • Attori coinvolti: ASL Avellino, in collaborazione con enti sanitari regionali e nazionali.
  • Metodo: Campagne di monitoraggio sanitario gratuito, associate a programmi di sensibilizzazione per informare i cittadini sui rischi e sulle precauzioni.

3. Revisione della Deliberazione N. 24/2022

La Deliberazione N. 24/2022 dell’Ente Idrico Campano, che ha concesso al Comune di Solofra la gestione autonoma del servizio idrico integrato, deve essere sottoposta a revisione per verificare la sua conformità ai requisiti normativi.

  • Richiesta: Verificare se il Comune di Solofra soddisfa i criteri di approvvigionamento idrico di pregio, efficienza gestionale e tutela del corpo idrico, come richiesto dall’art. 147 del D.Lgs. 152/2006.
  • Azione proposta: Qualora emergano elementi di non conformità, proporre l’annullamento della delibera e il reinserimento del servizio idrico in una gestione integrata e centralizzata.

4. Creazione di un Tavolo Tecnico Permanente

Per evitare la frammentazione delle responsabilità e garantire una gestione coordinata, è necessario istituire un Tavolo Tecnico Permanente con la partecipazione di:

  • Ente Idrico Campano (EIC).
  • ARPAC Campania.
  • ASL Avellino.
  • Comune di Montoro e Comune di Solofra.
  • Gestore idrico Alto Calore SpA.

Questo tavolo tecnico dovrebbe definire un piano d’azione condiviso per:

  • Monitorare la qualità della falda e delle risorse idriche.
  • Coordinare le attività di bonifica e manutenzione.
  • Garantire la trasparenza e la comunicazione con la cittadinanza.

5. Trasparenza e Accesso alle Informazioni

La crisi della falda Solofrana-Montorese ha messo in evidenza gravi carenze nella trasparenza amministrativa. Per ristabilire la fiducia nei confronti delle istituzioni, è necessario:

  • Pubblicare regolarmente i dati analitici relativi alla qualità delle acque.
  • Garantire ai cittadini e agli enti di monitoraggio civico, come il CNSBII, il diritto di accesso alle informazioni ambientali, in conformità al D.Lgs. 33/2013.
  • Istituire un portale web dedicato per aggiornare in tempo reale la popolazione sugli sviluppi della crisi e sugli interventi in corso.

La crisi della falda Solofrana-Montorese non è solo un problema ambientale, ma anche una questione di giustizia sociale e responsabilità istituzionale. La frammentazione gestionale e l’inerzia di alcuni enti hanno aggravato una situazione già critica, penalizzando le comunità locali.

Le azioni proposte, dalla bonifica alla revisione della gestione idrica, rappresentano un percorso indispensabile per tutelare la salute pubblica e garantire un futuro sostenibile per i territori di Montoro e Solofra. Il CNSBII continuerà a monitorare la situazione e a promuovere soluzioni concrete, affinché questa emergenza possa essere affrontata con la serietà e l’impegno che merita.




Accertamento Urgente Richiesto sugli Scarichi C31TLA35 e C31TLA36 nel Progetto “Energie per il Sarno”



Il Corpo Civico Nazionale delle Sentinelle dei Bacini Idrografici Italiani (C.N.S.B.I.I.) ha recentemente presentato una richiesta formale di accertamento riguardante la mancata chiusura degli scarichi C31TLA35 e C31TLA36, situati nei comuni di Mercato San Severino e Roccapiemonte. Questa azione si inserisce nel più ampio contesto del progetto “Energie per il Sarno”, che mira a tutelare le acque e gli ecosistemi collegati al fiume Sarno.

Il problema degli scarichi

Torrente Solofrana che scorre con acque trasparenti
Torrente Solofrana che scorre con acque trasparenti

Gli scarichi C31TLA35 e C31TLA36, identificati nella mappa interattiva del portale ufficiale www.energieperilsarno.it, sono stati individuati come fonti di inquinamento per il torrente Solofrana, che sfocia successivamente nell’Alveo Comune Nocerino, nel fiume Sarno, e infine nella Baia di Castellammare di Stabia. Nonostante la scadenza per la loro chiusura fosse fissata al 30 luglio 2022, questi scarichi continuano a riversare acque reflue, provocando un impatto negativo sull’ambiente e sulla salute pubblica.

Monitoraggio e analisi del C.N.S.B.I.I.

Durante un sopralluogo effettuato il 18 settembre 2024, il C.N.S.B.I.I. ha rilevato la presenza di acque marroni provenienti dagli scarichi, destando preoccupazioni circa la qualità delle acque e il loro impatto sugli ecosistemi naturali. Queste osservazioni sono state accompagnate da una richiesta di indagine sugli scarichi industriali delle aziende conserviere presenti nell’area, con particolare attenzione ai processi di depurazione delle acque reflue.

Effetti sulla salute e sugli ecosistemi

Gli abitanti delle aree circostanti agli scarichi hanno subito per anni i miasmi causati dal continuo flusso di acque reflue, manifestando sintomi di stanchezza fisica ed emotiva. A fronte di queste situazioni, il C.N.S.B.I.I. ha richiesto l’intervento urgente delle autorità sanitarie locali per valutare l’impatto sulla salute pubblica. Inoltre, è stata sollecitata la pubblicazione di informazioni trasparenti sugli interventi pianificati e le analisi ambientali sul portale ufficiale.

Richieste del C.N.S.B.I.I.

Tra le azioni richieste dal C.N.S.B.I.I. ci sono:

  1. Accertamento immediato della mancata chiusura degli scarichi;
  2. Indagini approfondite sulla gestione degli scarichi industriali;
  3. Monitoraggio ambientale coordinato lungo il corso d’acqua fino alla Baia di Castellammare di Stabia;
  4. Tutela della salute pubblica attraverso uno studio epidemiologico nelle aree interessate.

Conclusione

Il C.N.S.B.I.I. rimane a disposizione delle autorità competenti per collaborare e trovare soluzioni sostenibili, volte a proteggere gli ecosistemi fluviali e la salute delle comunità locali.




Il CNSBII Richiede la Relazione sulla Contaminazione del Rio Sguazzatorio



Un’Analisi Approfondita della Situazione del Rio Sguazzatorio

Il Rio Sguazzatorio, un importante corso d’acqua che attraversa il centro della città di Scafati, è stato al centro di preoccupazioni ambientali e sanitarie negli ultimi anni. La contaminazione Rio è diventata una questione cruciale, con la qualità delle sue acque che si è deteriorata, suscitando timori sia tra i cittadini sia tra le autorità locali. Numerose segnalazioni di fanghi e inquinanti presenti nelle sue acque hanno messo in luce il problema, sollevando questioni riguardanti la sicurezza ambientale e la salute pubblica.

Le Prime Analisi e il Coinvolgimento del Consorzio di Bonifica Integrale Sarno

Nel marzo 2023, il Consorzio di Bonifica Integrale – Comprensorio Sarno ha condotto un’indagine su incarico della Giunta Regionale della Campania, prelevando campioni di sedimenti nel tratto del fiume che attraversa il centro di Scafati. I campioni sono stati successivamente analizzati dal laboratorio GEOCONSULTLAB S.r.l., con risultati che hanno destato grande preoccupazione: la contaminazione Rio è stata confermata dai sedimenti, inizialmente classificati con il codice CER 170505* (fanghi di dragaggio contenenti sostanze pericolose) e con la classificazione di tossicità HP5 e cancerogenicità HP7.

Questi risultati hanno immediatamente sollevato allarme tra la popolazione e le istituzioni locali, poiché tale contaminazione rappresenta un potenziale rischio per la salute pubblica e per l’ambiente. Tuttavia, successivamente è stato segnalato un errore di battitura nelle analisi, che ha portato a una riclassificazione della pericolosità dei campioni. Nonostante ciò, il sospetto e le preoccupazioni riguardanti l’impatto della contaminazione Rio Sguazzatorio sulla popolazione non sono stati dissipati.

L’Incarico al Prof. Antonio Giordano: Una Svolta nella Valutazione del Rischio

Per fare luce sulla situazione e valutare in modo più approfondito le possibili ripercussioni sulla salute pubblica, il Comune di Scafati ha affidato il 13 settembre 2024 al Prof. Antonio Giordano un incarico di supporto scientifico a titolo gratuito. Il Prof. Giordano, figura di spicco nella ricerca contro il cancro, è stato incaricato di esaminare i sedimenti presenti nel Rio Sguazzatorio per determinare l’effettiva minaccia che la contaminazione Rio rappresenta per la popolazione locale.

La “Relazione Tecnico-Scientifica sulla Contaminazione dei Fanghi di Drenaggio del Rio Sguazzatorio”, redatta dal Prof. Giordano, rappresenta il fulcro di questa indagine. Tuttavia, nonostante la sua importanza per la valutazione dei rischi ambientali e sanitari, la relazione non è stata resa pubblica, lasciando irrisolte molte domande sulla reale situazione del Rio Sguazzatorio.

La Richiesta del CNSBII per la Trasparenza e la Tutela della Salute

In questo contesto, il Corpo Civico Nazionale delle Sentinelle dei Bacini Idrografici Italiani (CNSBII), guidato da Michele Buscè, ha avanzato una richiesta ufficiale per ottenere una copia integrale della relazione. La mancanza di trasparenza ha sollevato preoccupazioni non solo tra gli attivisti ambientali, ma anche tra la popolazione locale che vive nelle vicinanze del corso d’acqua. L’accesso a questa documentazione è fondamentale per garantire una corretta informazione pubblica e per adottare le misure necessarie a tutela della salute dei cittadini e dell’ambiente.

Destinatari della Richiesta e Coinvolgimento degli Enti Competenti

La richiesta del CNSBII è stata indirizzata al Comune di Scafati e, per conoscenza, sono stati coinvolti vari enti e organismi chiave tra cui:

  • Prefettura di Salerno: In qualità di ente di coordinamento in materia di protezione civile e sicurezza pubblica.
  • Consorzio di Bonifica Integrale Sarno: Direttamente coinvolto nella gestione dei corsi d’acqua e dei sedimenti.
  • Arpa Campania: Responsabile del monitoraggio ambientale.
  • Regione Campania – Assessorato all’Ambiente: Supervisione del progetto “Grande Progetto Fiume Sarno”.
  • SMA Campania: Incaricata della gestione di interventi di sicurezza e bonifica.
  • Gori S.p.A.: Gestore del servizio idrico integrato nell’area.
  • Segreteria Osservatori Civici Campania: Coordinamento delle attività di monitoraggio civico nell’area.

Importanza della Relazione per la Tutela dell’Ambiente e della Salute Pubblica

L’accesso alla relazione del Prof. Giordano è fondamentale per comprendere appieno la situazione della contaminazione Rio Sguazzatorio e valutare l’effettivo rischio per l’ambiente e la salute pubblica. Il CNSBII, che opera per la salvaguardia dell’ambiente e per promuovere un futuro in cui l’umanità possa vivere in armonia con la natura, ritiene che la divulgazione di queste informazioni sia un passo cruciale per affrontare le sfide ambientali attuali e adottare misure preventive adeguate.

Azioni Future e Impegno del CNSBII

Il CNSBII continuerà a monitorare attentamente la situazione del Rio Sguazzatorio e a promuovere la trasparenza e la partecipazione dei cittadini su temi di così grande importanza. È essenziale che le autorità locali e gli enti competenti collaborino per garantire la sicurezza ambientale e sanitaria dell’area interessata, adottando le misure necessarie per prevenire ulteriori danni.

Contattaci per Maggiori Informazioni

Per ulteriori dettagli e per sostenere questa iniziativa, il CNSBII resta a disposizione per qualsiasi chiarimento. Contattateci tramite PEC all’indirizzo cnsbii@pec.cnsbii.it.




Segnalazione di Incendio Doloso di Rifiuti nel Napoletano: L’Intervento del CNSBII



Il Corpo Civico Nazionale delle Sentinelle dei Bacini Idrografici Italiani (CNSBII) ha recentemente denunciato un sospetto incendio doloso di rifiuti verificatosi nel napoletano. L’incendio è avvenuto il 13 settembre 2024 in un’area rurale, ed è stato immediatamente segnalato dal CNSBII alle autorità competenti. Questa segnalazione sottolinea la necessità di una maggiore vigilanza e intervento contro i roghi di rifiuti che minacciano la salute pubblica e l’ambiente.

Dettagli dell’Incendio:
L’incendio è scoppiato in un casotto isolato situato in un’area rurale. Nonostante le difficoltà nella localizzazione dell’area a causa della natura remota del luogo, il CNSBII è riuscito a trasmettere tutte le informazioni necessarie alle autorità tramite il numero di emergenza 112. La situazione è stata prontamente segnalata come potenziale incendio doloso di rifiuti, vista la presenza di elementi riconducibili a questa pratica illecita.

Richiesta di Chiarimenti e Azione:
In seguito alla segnalazione, il CNSBII ha richiesto alle autorità locali e ai Vigili del Fuoco un riscontro dettagliato sulle procedure attivate per la gestione dell’incendio. In particolare, sono state sollecitate informazioni riguardanti:

  1. L’individuazione e la tipologia dell’incendio.
  2. Le procedure di messa in sicurezza dell’area.
  3. L’identificazione dei materiali combusti.
  4. La verifica della presenza di telecamere di sorveglianza.
  5. Gli eventuali sopralluoghi effettuati.

L’Impegno del CNSBII nella Lotta ai Roghi di Rifiuti:
Il CNSBII opera costantemente per monitorare e denunciare attività illecite come l’abbandono e il rogo di rifiuti, fenomeni che purtroppo sono ancora troppo diffusi in Campania. Attraverso il coinvolgimento delle autorità e la collaborazione con i cittadini, l’organizzazione mira a prevenire questi atti che causano danni irreparabili all’ambiente e alla salute delle comunità locali.

Come Segnalare Roghi e Incendi di Rifiuti:
I cittadini sono invitati a segnalare tempestivamente qualsiasi sospetto di incendio doloso o roghi di rifiuti attraverso i canali ufficiali, come il sito del CNSBII (www.cnsbii.it). Ogni segnalazione contribuisce a rafforzare la tutela ambientale e a garantire interventi più rapidi ed efficaci.

Unisciti alla Lotta contro i Roghi di Rifiuti:
Il CNSBII chiede alle autorità un riscontro dettagliato riguardo agli sviluppi dell’incendio e agli interventi effettuati, auspicando una maggiore collaborazione per prevenire e combattere questi fenomeni illeciti. La lotta contro i roghi di rifiuti è una sfida che richiede l’impegno di tutti per proteggere il nostro ambiente e la nostra salute.




Emergenza Rifiuti a Benevento: Intervento del CNSBII



Aggiornamenti sull’abbandono illecito di rifiuti in Contrada Separone, Airola

Il CNSBII ha ricevuto buone notizie dalla Città di Airola riguardo alla segnalazione di abbandono illecito di rifiuti in Contrada Sepalone. A seguito dell’accertamento sul campo, le autorità locali hanno avviato un procedimento amministrativo per l’emanazione di un’ordinanza sindacale, mirata alla rimozione dei rifiuti abbandonati, in conformità all’art. 192 del Decreto Legislativo 152/2006. Il CNSBII continuerà a monitorare l’evoluzione della situazione e a collaborare con le autorità competenti per garantire la protezione dell’ambiente.

La provincia di Benevento, come molte altre aree della Campania, sta affrontando una crescente emergenza legata all’abbandono illecito di rifiuti. Questo problema ha un impatto significativo sull’ambiente locale, con ripercussioni sulla salute pubblica e sulla sicurezza. In risposta a questa situazione critica, il Corpo Civico Nazionale delle Sentinelle dei Bacini Idrografici Italiani (CNSBII) è intervenuto con una nuova segnalazione riguardante l’accumulo di rifiuti pericolosi in un’area rurale del territorio.

I Rischi Ambientali in Provincia di Benevento:
L’abbandono dei rifiuti è un fenomeno che affligge diverse zone della provincia di Benevento. Secondo il rapporto dell’Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale della Campania (ARPAC), nel 2023 sono stati registrati 741 casi legati ai rifiuti. Inoltre, ci sono stati 142 interventi nella “Terra dei Fuochi”​(arpac-in-cifre). Questi dati sottolineano la gravità del problema e il rischio costante di contaminazione e incendi, fenomeni già tristemente noti in questa regione. I rifiuti abbandonati includono spesso materiali altamente infiammabili, come guaine bituminose e frammenti di poliuretano, oltre a rifiuti ingombranti come materassi, aumentando il rischio di innesco di incendi e danni all’ecosistema locale.

Dettagli della Segnalazione del CNSBII:
Il CNSBII ha recentemente denunciato un caso specifico di abbandono illecito di rifiuti in un’area rurale della provincia di Benevento. Tra i rifiuti segnalati figurano materiali da costruzione e rifiuti solidi urbani, accumulati in prossimità di aree verdi. La presenza di questi materiali rappresenta non solo un degrado ambientale, ma anche un potenziale innesco per incendi, un problema che ha già colpito questa zona in passato.

Testimonianze e Documentazione:
Giulia, una volontaria del CNSBII, ha dichiarato: “Abbiamo ricevuto segnalazioni dai residenti preoccupati per la situazione. La presenza di questi rifiuti rende l’area un pericolo, specialmente durante i mesi più caldi, quando il rischio di incendi è elevato.” Sono state raccolte prove fotografiche e testimonianze locali che confermano la situazione allarmante e la necessità di un intervento immediato.

Richiesta di Intervento e Collaborazione con le Autorità:
Il CNSBII ha richiesto alle autorità locali un intervento tempestivo per l’accertamento della situazione e la rimozione dei rifiuti, sottolineando l’importanza della messa in sicurezza dell’area. In collaborazione con gli enti preposti, l’obiettivo è ridurre il rischio di incendi e prevenire ulteriori danni ambientali. Questa azione fa parte dell’impegno continuo del CNSBII per la tutela dei bacini idrografici e dell’ambiente in Campania.

L’Importanza della Segnalazione da Parte dei Cittadini:
Il CNSBII invita i cittadini a partecipare attivamente alla tutela dell’ambiente. Segnalare i casi di abbandono illecito di rifiuti è fondamentale per proteggere il territorio. I cittadini possono segnalare situazioni sospette attraverso il sito ufficiale del CNSBII (www.cnsbii.it) o contattando direttamente le autorità locali. La collaborazione tra comunità e organizzazioni civiche è essenziale per contrastare efficacemente il fenomeno e preservare la qualità dell’ambiente.

Dati e Impatto dell’Abbandono dei Rifiuti:
Il rapporto dell’ARPAC evidenzia l’urgente necessità di affrontare la questione dei rifiuti in Campania, evidenziando 4112 sopralluoghi e 5086 attività tecniche-istruttorie nel corso dell’anno​ (arpac-in-cifre). L’abbandono dei rifiuti può portare al rilascio di sostanze tossiche nel suolo e nelle acque sotterranee, causando un impatto negativo sugli ecosistemi e sulla salute della popolazione locale. È fondamentale continuare a sensibilizzare l’opinione pubblica e ad attuare misure di prevenzione per proteggere il nostro ambiente.

Unisciti all’Impegno per l’Ambiente:
Il CNSBII incoraggia tutti a rimanere vigili e a contribuire attivamente alla salvaguardia dell’ambiente. Ogni segnalazione può fare la differenza. Insieme, possiamo lavorare per un futuro in cui l’abbandono dei rifiuti sia solo un ricordo e il nostro territorio possa prosperare in sicurezza e armonia.




Il CNSBII Sollecita Screening Sanitario e Monitoraggio Ambientale per le Aree di Solofra e Montoro

Il Corpo Civico Nazionale delle Sentinelle dei Bacini Idrografici Italiani (CNSBII), attraverso il suo Coordinatore Nazionale, ha avanzato una richiesta urgente di screening sanitario e monitoraggio ambientale per le aree di Solofra e Montoro, colpite da una grave contaminazione delle falde acquifere profonde. Le indagini hanno rivelato la presenza di metalli pesanti come Arsenico, Piombo, Cromo VI, e altre sostanze pericolose, tra cui composti organici volatili (VOC), che rappresentano un serio rischio per l’ambiente e per la salute della popolazione locale e dei lavoratori.

L’intervento del CNSBII: Un Impegno per la Salute Pubblica

Il CNSBII ha inviato la richiesta il 9 agosto 2024 alle principali autorità competenti, tra cui l’ARPAC e l’ASL di Avellino, chiedendo un intervento tempestivo per affrontare i rischi sanitari e ambientali. Il Piano di Caratterizzazione della Regione Campania ha già evidenziato livelli di contaminazione significativi, con implicazioni che potrebbero estendersi anche ai comuni limitrofi.

“La nostra priorità è garantire che la popolazione di Solofra e Montoro sia adeguatamente protetta dai rischi legati alla contaminazione delle risorse idriche. La situazione è grave e richiede un’azione immediata da parte di tutte le autorità competenti,” ha dichiarato Michele Buscè, Coordinatore Nazionale del CNSBII.

Risposta dell’ARPAC: Un Quadro Analitico Completo, ma Serve di Più

L’ARPAC, nella sua comunicazione del 22 agosto 2024, ha confermato che le attività di monitoraggio ambientale sono attualmente in corso, ma ha dichiarato che non ci sono abbastanza elementi per giustificare ulteriori campagne di monitoraggio straordinario. L’ARPAC ha ribadito che il monitoraggio della qualità dell’aria è effettuato regolarmente nella zona industriale di Solofra, con una centralina fissa e un laboratorio mobile.

Tuttavia, l’ARPAC si è limitata agli aspetti tecnici e analitici, senza esprimere giudizi sulle implicazioni sanitarie, lasciando questo aspetto di competenza dell’ASL di Avellino.

Silenzio dell’ASL di Avellino: Necessario un Sollecito

Ad oggi, l’ASL di Avellino non ha fornito alcun riscontro alla richiesta di avviare uno screening sanitario, nonostante siano passati oltre 30 giorni. Il CNSBII ha quindi inviato un sollecito formale, sottolineando l’importanza di monitorare la salute della popolazione e dei lavoratori esposti a contaminanti tossici.

“Ci aspettiamo che l’ASL intervenga prontamente, poiché la tutela della salute pubblica è una priorità assoluta,” ha aggiunto Buscè.

Call to Action: Unisciti a Noi nella Richiesta di Azione

La situazione attuale richiede il coinvolgimento di tutta la comunità. Invitiamo i cittadini a:

  • Firmare la petizione per sollecitare l’ASL di Avellino ad avviare immediatamente gli screening sanitari necessari.
  • Contattare le autorità locali e chiedere un intervento rapido e deciso per la tutela della salute pubblica.

La petizione è in attesa di approvazione dal SENATO.

Aggiornamenti Costanti: Il CNSBII al Servizio della Comunità

Il CNSBII continuerà a monitorare la situazione e fornirà aggiornamenti continui sui progressi. Invitiamo i lettori a seguire il nostro sito per rimanere informati sugli sviluppi

Immagini e Grafici




Emergenza caldo trascurata: Il problema ignorato dai comuni italiani



Emergenza caldo trascurata. Quando si parla di emergenze meteo, i comuni italiani sembrano mobilitarsi prontamente di fronte a fenomeni come pioggia, neve, freddo, gelo o vento. Tuttavia, c’è un problema critico che spesso viene trascurato e che merita attenzione: l’emergenza caldo. Nonostante le allerte emesse durante le ondate di caldo estivo, spesso le azioni concrete di prevenzione e gestione dell’emergenza sono insufficienti o addirittura assenti. In questo articolo, vorrei sottolineare questa mancanza e suggerire alcune soluzioni e proposte per affrontare con serietà questa situazione critica.

Le ondate di caldo estremo rappresentano una minaccia crescente per la salute e la sicurezza dei cittadini italiani. Il cambiamento climatico sta contribuendo all’aumento delle temperature e delle ondate di calore sempre più intense. Queste situazioni mettono a rischio soprattutto i gruppi vulnerabili, come gli anziani, i bambini, le persone con problemi di salute e coloro che vivono in condizioni precarie. Nonostante le sfide evidenti, l’emergenza caldo spesso viene considerata una priorità minore rispetto ad altre situazioni meteorologiche.

Emergenza caldo trascurata. Una delle cause principali di questa trascuratezza è la mancanza di piani d’emergenza specifici per il caldo estremo. I comuni devono sviluppare e attuare piani dettagliati, con azioni preventive ben strutturate e procedure tempestive per affrontare le ondate di caldo. Dovrebbero essere istituiti punti di ristoro pubblici, come centri comunitari o aree refrigerate, in modo che i cittadini possano trovare un rifugio dal caldo e dall’afa. Distribuire kit di protezione contenenti acqua, ventilatori portatili, cappelli da sole e creme solari a persone vulnerabili, come gli anziani o chi vive in condizioni precarie, potrebbe fornire un sostegno immediato.

La comunicazione è un altro aspetto critico che richiede miglioramenti significativi. I comuni dovrebbero investire di più nella diffusione di informazioni chiare e tempestive sui rischi del caldo estremo e sulle misure preventive da adottare. Campagne informative, eventi di sensibilizzazione e workshop dedicati alla preparazione per l’emergenza caldo potrebbero essere organizzati per coinvolgere attivamente la popolazione.

Alcune aree in Italia sono particolarmente esposte al caldo estremo, come le valli a livello del mare e le zone urbanizzate. In queste zone, l’impatto del caldo estivo può essere amplificato dall’effetto isola di calore, causato dall’eccessiva presenza di asfalto e cemento, che assorbe e trattiene il calore. Queste aree necessitano di una particolare attenzione e di azioni preventive mirate per garantire la sicurezza dei cittadini.

D’altro canto, alcune aree possono essere individuate come punti di rifugio durante le ondate di caldo. Sono spazi pubblici refrigerati, come centri commerciali, biblioteche o parchi ombreggiati, che possono fornire un’alternativa di protezione e refrigerio per i cittadini durante i momenti più critici.

Per affrontare con serietà l’emergenza caldo, è fondamentale coinvolgere diverse figure professionali. Assessori o responsabili delle politiche ambientali e di emergenza possono coordinare le azioni e sviluppare piani specifici. Operatori di protezione civile e medici possono garantire una risposta tempestiva e assistenza medica. Gli operatori di servizi sociali possono individuare e assistere le persone vulnerabili. Meteorologi e esperti di climatologia possono fornire previsioni e dati utili per la preparazione.

In conclusione, l’emergenza caldo è un problema serio e crescente che richiede un approccio serio e responsabile da parte dei comuni italiani. Solo con piani d’emergenza adeguati, una comunicazione efficace e il coinvolgimento di figure professionali competenti possiamo proteggere la salute e il benessere dei cittadini durante le ondate di caldo estivo. Ignorare o trascurare questa emergenza potrebbe avere conseguenze gravi, ma con il giusto approccio e la giusta preparazione possiamo fare la differenza nella salvaguardia della nostra comunità.

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Gestione delle piogge intense: strategie per evitare allagamenti e inquinamento delle acque

L’articolo affronta il tema dell’impatto delle piogge intense sui sistemi fognari urbani. Durante le piogge intense, la quantità di acqua che entra nel sistema fognario aumenta, portando a sovraccarichi, stress strutturali e infiltrazione di acqua piovana.

Ciò può causare il backup delle acque reflue nelle abitazioni, allagamenti e contaminazione delle acque. Per gestire questi effetti, sono state sviluppate strategie come il drenaggio sostenibile, la separazione delle reti fognarie, l’uso di serbatoi di stoccaggio temporaneo e il miglioramento dell’infrastruttura fognaria.

Gli scaricatori di piena fognari sono utilizzati per gestire il flusso eccessivo di acqua durante le piogge intense, ma presentano rischi come l’inquinamento delle acque, l’impatto sulla salute pubblica, gli effetti sull’ecosistema e problemi estetici. Sono state adottate soluzioni come sistemi di trattamento avanzati per ridurre l’inquinamento e la gestione sostenibile delle acque piovane per mitigare questi rischi. La fissazione dei limiti di scarico per gli impianti di trattamento delle acque reflue è una decisione regolamentata basata sulle normative ambientali e sanitarie locali.

Piogge influenzano sistemi fognari urbani: ecco alcuni effetti comuni.

  1. Sovraccarico del sistema fognario: Durante le piogge intense o prolungate, la quantità di acqua che entra nei sistemi fognari può superare la capacità di smaltimento del sistema. Ciò può portare a un sovraccarico del sistema fognario, con il rischio di allagamenti stradali, allagamenti di scantinati e potenziali danni alle infrastrutture.
  2. Scarico di acque di piena: Per prevenire allagamenti e danni strutturali ai sistemi fognari, molti sistemi fognari urbani sono progettati con scaricatori di piena. Questi scaricatori di piena vengono attivati quando la portata delle acque supera la capacità del sistema fognario, permettendo il deflusso diretto di una miscela di acque reflue non trattate e acque piovane nei corpi idrici circostanti.
  3. Infiltrazione e ingresso di acque piovane: Le piogge possono causare l’infiltrazione di acqua piovana nelle reti fognarie attraverso crepe, giunture o tubazioni danneggiate. L’ingresso di acque piovane aggiuntive può aumentare il volume complessivo delle acque reflue nel sistema fognario, contribuendo al sovraccarico del sistema.
  4. Diluizione delle acque reflue: Durante le piogge, l’ingresso di acqua piovana può diluire la concentrazione di sostanze inquinanti nelle acque reflue. Sebbene ciò possa sembrare un aspetto positivo, può complicare il trattamento delle acque reflue presso gli impianti di depurazione. La diluizione può ridurre l’efficienza del trattamento e richiedere un’adeguata gestione e regolazione dei processi di trattamento.
  5. Erosione e sedimentazione: Le piogge intense possono causare l’erosione del suolo e il trasporto di sedimenti nelle reti fognarie. Questi sedimenti possono depositarsi all’interno delle tubazioni, riducendo la capacità di flusso e potenzialmente ostruendo i condotti fognari.

Per gestire gli effetti delle piogge sui sistemi fognari urbani, vengono adottate diverse strategie, tra cui la progettazione di sistemi di drenaggio e reti fognarie adeguati alle condizioni locali, l’implementazione di sistemi di stoccaggio temporaneo delle acque di piena, il miglioramento dell’infiltrazione delle acque piovane nel suolo e il controllo delle emissioni di scarico durante gli eventi di pioggia intensa.

Caratteristiche e limiti di uno scaricatore di piena fognario per la gestione delle piogge intense

Gli scaricatori di piena fognari sono progettati per gestire il flusso eccessivo di acqua durante eventi di pioggia intensa, al fine di prevenire allagamenti nelle reti fognarie. Le caratteristiche tecniche di uno scaricatore di piena fognario possono variare a seconda delle specifiche esigenze locali e delle normative vigenti. Tuttavia, ci sono alcune caratteristiche generali che sono tipiche di tali strutture. Ecco alcuni elementi chiave:

  1. Capacità di regolazione: Gli scaricatori di piena fognari devono avere la capacità di regolare e gestire il flusso di acqua attraverso la rete fognaria durante eventi di pioggia intensa. Questo può essere realizzato attraverso l’uso di valvole, paratie o meccanismi di controllo del flusso, che consentono di limitare il flusso di acqua oltre una determinata soglia.
  2. Sensore di livello: Gli scaricatori di piena fognari sono dotati di sensori di livello che monitorano costantemente la quantità di acqua nella rete fognaria. Questi sensori aiutano a rilevare il livello di piena e attivano l’apertura degli scaricatori di piena quando il livello raggiunge una soglia prestabilita.
  3. Canale di scarico: Gli scaricatori di piena fognari sono collegati a canali di scarico che consentono il deflusso delle acque di piena verso il corso d’acqua ricevente. Questi canali sono progettati per gestire il flusso massimo previsto e devono essere dimensionati in modo appropriato per evitare collassi o sovraccarichi.
  4. Pre-trattamento: Alcuni scaricatori di piena fognari possono essere dotati di sistemi di pre-trattamento per rimuovere i solidi grossolani e le impurità presenti nell’acqua di piena. Ciò contribuisce a ridurre l’impatto ambientale dei reflui scaricati.

Per quanto riguarda i limiti di scarico dei reflui fognari, essi sono regolamentati dalle autorità competenti in base alle normative ambientali locali o nazionali. Questi limiti possono variare a seconda della qualità delle acque riceventi, degli standard di trattamento delle acque reflue e delle esigenze specifiche del contesto locale. I parametri comunemente monitorati includono la concentrazione di sostanze inquinanti come solidi sospesi, nutrienti (azoto e fosforo), metalli pesanti, batteri e sostanze chimiche. I limiti di scarico sono stabiliti per garantire che il livello di inquinamento nell’acqua ricevente sia mantenuto entro livelli accettabili per la salute umana e l’ecosistema acquatico.

Limiti di scarico per impianti trattamento acque reflue urbane: processo regolamentato per tutela ambientale e sanitaria.

La fissazione dei limiti di scarico per un impianto di trattamento delle acque reflue urbane è una decisione che spetta all’autorità competente in base alle leggi e alle normative ambientali locali o nazionali. I limiti di scarico dipendono da molteplici fattori, tra cui la qualità dell’acqua ricevente, gli usi previsti del corpo idrico, le esigenze specifiche del contesto locale e le normative vigenti. L’autorità competente, sulla base di studi e valutazioni ambientali, stabilirà i limiti più appropriati per garantire la tutela dell’ambiente e la salute pubblica. Il valore menzionato di 5000 UFC/100 mL potrebbe riferirsi ai limiti di concentrazione batterica accettabili in alcuni contesti specifici, ma è sempre necessario fare riferimento alle normative e alle autorizzazioni locali per determinare i limiti di scarico specifici per un impianto di trattamento delle acque reflue urbane.

Rischio e gestione scaricatori fognari in caso di piogge intense: sfide, soluzioni e criticità.

Gli scaricatori di piena fognari, noti anche come “overflows” o “CSOs” (Combined Sewer Overflows), sono strutture progettate per ridurre il rischio di allagamenti nelle reti fognarie durante forti piogge o eventi meteorologici intensi. Tuttavia, ci sono diversi rischi e criticità associati a questi scaricatori di piena fognari che vanno presi in considerazione. Ecco alcuni di essi:

  1. Inquinamento delle acque: Uno dei principali rischi è rappresentato dall’inquinamento delle acque. Durante gli eventi di sovraccarico, gli scaricatori di piena fognari rilasciano una miscela di acque reflue non trattate e acque piovane direttamente nei corpi idrici circostanti, come fiumi, laghi o oceani. Questo può portare a un aumento dei livelli di inquinanti, come batteri, virus, sostanze chimiche e nutrienti, compromettendo la qualità dell’acqua e l’ecosistema acquatico.
  2. Impatto sulla salute pubblica: L’inquinamento delle acque causato dagli scaricatori di piena fognari può rappresentare un rischio per la salute pubblica. I patogeni presenti nelle acque reflue non trattate possono diffondersi attraverso il contatto con l’acqua contaminata o tramite la catena alimentare, causando malattie gastrointestinali, infezioni e altre condizioni di salute.
  3. Effetti sull’ecosistema: Gli scaricatori di piena fognari possono avere un impatto significativo sugli ecosistemi acquatici. L’elevata concentrazione di sostanze nutritive, come azoto e fosforo, può causare fioriture di alghe eccessive, che a loro volta possono portare a una diminuzione dell’ossigeno nell’acqua e alla formazione di “zone morte” in cui la vita acquatica non può sopravvivere. Ciò può danneggiare la fauna ittica e l’equilibrio ecologico dell’ambiente acquatico.
  4. Problemi estetici e turistici: La presenza di acque reflue non trattate rilasciate dagli scaricatori di piena fognari può influire negativamente sull’aspetto estetico di fiumi, laghi e coste. L’odore sgradevole e l’aspetto torbido delle acque possono danneggiare l’attrattiva turistica di queste aree e ridurre il loro valore ricreativo.
  5. Normative ambientali: Gli scaricatori di piena fognari sono spesso soggetti a normative ambientali rigorose che regolano la quantità e la qualità delle acque reflue che possono essere rilasciate. I gestori delle reti fognarie devono monitorare attentamente i loro impianti e adottare misure per ridurre l’impatto ambientale degli scarichi. Il mancato rispetto delle normative può comportare sanzioni legali e finanziarie.

Per mitigare questi rischi e criticità, sono state sviluppate diverse soluzioni. Ad esempio, sono stati introdotti sistemi di trattamento avanzati per le acque reflue, che consentono di ridurre l’inquinamento prima del rilascio. Inoltre, le autorità stanno promuovendo la gestione sostenibile delle acque piovane, attraverso l’implementazione di misure di ritenzione e infiltrazione delle acque, riducendo così la quantità di acqua che raggiunge i sistemi fognari durante gli eventi di pioggia intensa.

È importante sottolineare che le soluzioni per affrontare i rischi e le criticità degli scaricatori di piena fognari richiedono un approccio integrato, che coinvolga governi, autorità locali, gestori delle reti fognarie e la comunità nel suo complesso.

Riflessione sui rischi: reflui fognari danneggiano ambiente, mettono in pericolo salute e ecosistema.

Quando i reflui fognari vengono immessi direttamente in un corso d’acqua senza alcun trattamento, possono verificarsi diversi effetti negativi sull’ambiente e sulla salute pubblica. Ecco alcuni degli impatti più comuni:

  1. Inquinamento delle acque: I reflui fognari contengono una varietà di sostanze inquinanti, tra cui batteri, virus, nutrienti (come azoto e fosforo), sostanze chimiche, oli, metalli pesanti e altri contaminanti. L’immissione di questi inquinanti nel corso d’acqua può alterare la sua qualità e la composizione chimica, compromettendo la sua capacità di sostenere la vita acquatica e influenzando negativamente l’ecosistema fluviale.
  2. Riduzione dell’ossigeno: I reflui fognari possono contenere elevate quantità di materia organica, come feci e rifiuti alimentari. Quando questi materiali si degradano nell’acqua, avviene un processo di decomposizione che richiede ossigeno. Ciò può portare a una riduzione dei livelli di ossigeno disciolto nell’acqua, causando condizioni di ipossia o anossia, in cui gli organismi acquatici non sono in grado di sopravvivere. Questo può provocare la morte dei pesci e di altre forme di vita acquatica.
  3. Eutrofizzazione: I reflui fognari possono contenere elevate quantità di nutrienti, come azoto e fosforo. Quando questi nutrienti entrano nel corso d’acqua, possono stimolare la crescita eccessiva di alghe e piante acquatiche. Questo fenomeno, noto come eutrofizzazione, può portare alla formazione di fioriture di alghe eccessive, che coprono la superficie dell’acqua e riducono la luce solare disponibile per le piante e gli organismi acquatici sottostanti. L’eccesso di alghe può anche causare sbalzi di pH e ridurre la concentrazione di ossigeno nell’acqua.
  4. Problemi sanitari: I reflui fognari possono contenere patogeni come batteri, virus e parassiti. L’immersione di acque reflue non trattate aumenta il rischio di contaminazione delle risorse idriche, minacciando l’approvvigionamento e l’uso umano e ricreativo. Ciò può portare a malattie gastrointestinali, infezioni della pelle e altre patologie correlate.
  5. Impatto sulla fauna e la flora: Gli inquinanti presenti nei reflui fognari possono danneggiare la flora e la fauna del corso d’acqua. Gli organismi acquatici possono essere direttamente colpiti dalla tossicità delle sostanze chimiche presenti nei reflui o dalle condizioni ambientali alterate. Gli impatti negativi sulla catena alimentare e sulla disponibilità di risorse per gli organismi acquatici possono causare la riduzione della biodiversità e l’alterazione degli habitat.

Gli effetti dell’immissione di reflui fognari dipendono dalla quantità, composizione dei reflui e caratteristiche del corso d’acqua e dell’ambiente circostante. Il trattamento adeguato dei reflui fognari è fondamentale per ridurre l’impatto negativo sulla qualità dell’acqua e sulla salute degli ecosistemi acquatici.




Fiume Sarno: La crisi dei rifiuti solidi minaccia l’ecosistema

Rifiuti solidi nel fiume Sarno: un’indagine sull’ecosistema minacciato

Nella zona del Bacino Idrografico del Sarno, si verifica frequentemente una situazione in cui una massa di rifiuti galleggianti si accumula e blocca il deflusso delle acque del Fiume Sarno proprio sul ponte di Via Roma strada provinciale di Salerno n. 5 a San Marzano Sul Sarno. Questo fenomeno si ripete regolarmente. In questo caso, il ponte funge da barriera artificiale e impedisce ai rifiuti di raggiungere il mare nella baia stabiese o di disperdersi lungo le sponde del fiume o nel suo stesso letto.


Questa sezione è dedicata all’aggiornamento costante della problematica relativa ai rifiuti nel Fiume Sarno. Qualsiasi nuova azione intrapresa verrà tempestivamente riportata in una tabella apposita, al fine di mantenere i lettori informati sulle misure adottate e sui progressi compiuti nella gestione dei rifiuti. Saranno inclusi dettagli riguardanti la data dell’azione, la descrizione delle attività svolte e gli eventuali risultati ottenuti. L’obiettivo principale è quello di fornire una panoramica chiara e aggiornata delle iniziative prese per affrontare questa problematica critica, al fine di promuovere la trasparenza e la responsabilità nella gestione dei rifiuti nel Fiume Sarno.

Sezione aggiornamento: Azioni adottate Enti Data interventi
Inizio rimozione dei rifiuti dall’alveo / 07/06/2023

A chi spetta la rimozione di questi rifiuti in Campania?

La legge regionale 14/2016 della Campania ha introdotto un nuovo elemento di novità con l’articolo 35. Secondo questo articolo, i costi associati alla rimozione e allo smaltimento dei rifiuti provenienti dai corpi idrici superficiali, che impattano i territori dei Comuni situati a valle del bacino idrografico, sono a carico dei Comuni stessi. Il regolamento per la definizione di tali costi e l’identificazione delle migliori misure di prevenzione e vigilanza sarà stabilito dall’Ente d’Ambito competente.

Nonostante la formulazione poco chiara dell’articolo, finalmente si specifica in modo esplicito che la responsabilità della rimozione e dello smaltimento dei rifiuti dai corpi idrici superficiali, come i corsi d’acqua naturali e i canali di bonifica, ricade sui Comuni. Tuttavia, non è ancora possibile determinare con precisione quale Comune sia competente in ogni caso specifico, poiché la norma fa riferimento a un regolamento che sarà definito dall’Ente d’Ambito territorialmente competente. In ogni caso, spetta ai singoli Comuni assumersi i costi associati alla rimozione e allo smaltimento dei rifiuti abbandonati nei corpi idrici superficiali.

I costi della rimozione e dello smaltimento dei rifiuti che dai corpi idrici superficiali incidono sui territori dei Comuni a valle idrografica ricadono sui Comuni appartenenti al bacino idrografico del corso d’acqua con regolamento definito dagli EdA, anche utile all’identificazione delle migliori misure di prevenzione e vigilanza.

Art. 35 (Rifiuti da corpi idrici superficiali e abbandono sul demanio regionale)

L’incombente minaccia dei rifiuti solidi nel fiume Sarno: un’indagine sull’ecosistema in pericolo

Rifiuti nel fiume sarno in Via Roma strada provinciale di Salerno n. 5 a San Marzano Sul Sarno.

Un fiume di Rifiuti, il Sarno.

Introduzione:
Il fiume Sarno, situato nella regione campana dell’Italia meridionale, è afflitto da una crisi ambientale senza precedenti causata dalla presenza di rifiuti solidi. Nonostante sia stato un importante centro di vita e di attività umane per secoli, il fiume è diventato tristemente noto come uno dei corsi d’acqua più inquinati del paese. Questo articolo esplorerà la situazione attuale dei rifiuti solidi nel fiume Sarno, i fattori che hanno contribuito a questa crisi e le possibili soluzioni per contrastarla.

Un ecosistema in pericolo:
Il fiume Sarno, una volta fonte di sostentamento per le comunità locali e una risorsa naturale vitale per l’agricoltura e l’irrigazione, è stato progressivamente soffocato da rifiuti solidi di ogni tipo. La presenza di rifiuti industriali, plastica, materiali da costruzione, e persino rifiuti organici ha causato gravi danni all’ecosistema fluviale. Gli animali che abitavano il fiume sono stati costretti a migrare o sono stati decimati dalla contaminazione, mentre le acque inquinate hanno avuto un impatto negativo sulla salute delle comunità che dipendono dal fiume per l’approvvigionamento idrico.

Cause della crisi:
Ci sono diverse cause alla base della crisi dei rifiuti solidi nel fiume Sarno. In primo luogo, il problema del conferimento illegale dei rifiuti è diffuso nella regione. Alcuni individui e imprese sfruttano l’assenza di controlli adeguati per sbarazzarsi dei loro rifiuti in modo illecito, riversandoli nel fiume o lasciandoli abbandonati lungo le sue rive. Inoltre, l’insufficiente infrastruttura per la gestione dei rifiuti, compreso il trattamento e lo smaltimento corretto, ha contribuito all’accumulo di rifiuti solidi nel fiume. La mancanza di consapevolezza ambientale e di educazione sulla corretta gestione dei rifiuti sono ulteriori fattori che hanno aggravato la situazione.

Effetti sulla salute e sull’economia:
La presenza di rifiuti solidi nel fiume Sarno ha avuto conseguenze devastanti sulla salute delle persone che vivono nelle vicinanze. L’inquinamento dell’acqua potabile ha causato problemi di salute pubblica, compresi disturbi gastrointestinali, malattie della pelle e un aumento dei casi di tumori. Inoltre, l’immagine negativa del fiume ha danneggiato l’economia locale, riducendo il turismo e l’attrattiva delle aree circostanti per gli investimenti.

Leggi anche: L’inquinamento idrico: una minaccia tangibile che richiede azioni immediate

Soluzioni possibili:
Per affrontare la crisi dei rifiuti solidi nel fiume Sarno, sono necessarie azioni urgenti e coordinate. Innanzitutto, è fondamentale migliorare l’applicazione delle leggi ambientali e aumentare le sanzioni per chi commette illeciti ambientali, inclusi il conferimento illegale dei rifiuti e il danneggiamento del fiume. In secondo luogo, occorre investire nella costruzione di impianti di trattamento dei rifiuti e promuovere la sensibilizzazione sulla corretta gestione dei rifiuti a livello locale, coinvolgendo le comunità e le scuole. Inoltre, è necessaria una stretta collaborazione tra le autorità locali, le aziende e le organizzazioni non governative per sviluppare strategie di pulizia del fiume e di ripristino dell’ecosistema.

Conclusioni:
La crisi dei rifiuti solidi nel fiume Sarno rappresenta una sfida urgente per l’intera comunità. È essenziale adottare misure concrete per affrontare questo problema, proteggendo l’ecosistema fluviale e ripristinando la salute e la prosperità delle comunità locali. Il recupero del fiume Sarno richiederà uno sforzo collettivo, ma attraverso una combinazione di azioni legali, infrastrutturali ed educative, è possibile avviare un processo di cambiamento che garantirà un futuro sostenibile per questa risorsa naturale preziosa.