Il CNSBII Sollecita Screening Sanitario e Monitoraggio Ambientale per le Aree di Solofra e Montoro
Il Corpo Civico Nazionale delle Sentinelle dei Bacini Idrografici Italiani (CNSBII), attraverso il suo Coordinatore Nazionale, ha avanzato una richiesta urgente di screening sanitario e monitoraggio ambientale per le aree di Solofra e Montoro, colpite da una grave contaminazione delle falde acquifere profonde. Le indagini hanno rivelato la presenza di metalli pesanti come Arsenico, Piombo, Cromo VI, e altre sostanze pericolose, tra cui composti organici volatili (VOC), che rappresentano un serio rischio per l’ambiente e per la salute della popolazione locale e dei lavoratori.
L’intervento del CNSBII: Un Impegno per la Salute Pubblica
Il CNSBII ha inviato la richiesta il 9 agosto 2024 alle principali autorità competenti, tra cui l’ARPAC e l’ASL di Avellino, chiedendo un intervento tempestivo per affrontare i rischi sanitari e ambientali. Il Piano di Caratterizzazione della Regione Campania ha già evidenziato livelli di contaminazione significativi, con implicazioni che potrebbero estendersi anche ai comuni limitrofi.
“La nostra priorità è garantire che la popolazione di Solofra e Montoro sia adeguatamente protetta dai rischi legati alla contaminazione delle risorse idriche. La situazione è grave e richiede un’azione immediata da parte di tutte le autorità competenti,” ha dichiarato Michele Buscè, Coordinatore Nazionale del CNSBII.
Risposta dell’ARPAC: Un Quadro Analitico Completo, ma Serve di Più
L’ARPAC, nella sua comunicazione del 22 agosto 2024, ha confermato che le attività di monitoraggio ambientale sono attualmente in corso, ma ha dichiarato che non ci sono abbastanza elementi per giustificare ulteriori campagne di monitoraggio straordinario. L’ARPAC ha ribadito che il monitoraggio della qualità dell’aria è effettuato regolarmente nella zona industriale di Solofra, con una centralina fissa e un laboratorio mobile.
Tuttavia, l’ARPAC si è limitata agli aspetti tecnici e analitici, senza esprimere giudizi sulle implicazioni sanitarie, lasciando questo aspetto di competenza dell’ASL di Avellino.
Silenzio dell’ASL di Avellino: Necessario un Sollecito
Ad oggi, l’ASL di Avellino non ha fornito alcun riscontro alla richiesta di avviare uno screening sanitario, nonostante siano passati oltre 30 giorni. Il CNSBII ha quindi inviato un sollecito formale, sottolineando l’importanza di monitorare la salute della popolazione e dei lavoratori esposti a contaminanti tossici.
“Ci aspettiamo che l’ASL intervenga prontamente, poiché la tutela della salute pubblica è una priorità assoluta,” ha aggiunto Buscè.
Call to Action: Unisciti a Noi nella Richiesta di Azione
La situazione attuale richiede il coinvolgimento di tutta la comunità. Invitiamo i cittadini a:
Firmare la petizione per sollecitare l’ASL di Avellino ad avviare immediatamente gli screening sanitari necessari.
Contattare le autorità locali e chiedere un intervento rapido e deciso per la tutela della salute pubblica.
La petizione è in attesa di approvazione dal SENATO.
Aggiornamenti Costanti: Il CNSBII al Servizio della Comunità
Il CNSBII continuerà a monitorare la situazione e fornirà aggiornamenti continui sui progressi. Invitiamo i lettori a seguire il nostro sito per rimanere informati sugli sviluppi
Immagini e Grafici
Alluvioni a Nola: un viaggio storico tra devastazioni e rinascita attraverso le bonifiche
Introduzione di Michele Buscè In questo affascinante articolo, Alfredo Franco ripubblica un estratto dell’opera “Nola” del letterato nolano Ambrogio Leone, in cui si racconta la storia della città e la sua lotta contro le devastanti alluvioni che la perseguitarono nel XV secolo. Con uno sguardo attento alla necessità di preservare i suoli e garantire un deflusso sicuro delle acque montanee, Leone ci invita a riflettere sulla forza distruttiva delle inondazioni e sulle soluzioni adottate per contrastarle. Tra le pagine di storia, scopriremo gli sforzi di bonifica intrapresi dalla Corona e dalla comunità locale, che portarono a una riconquista della terra e alla rinascita dell’agricoltura nella piana del Clanio. Un viaggio nel passato che ci mostra come la determinazione umana possa trasformare una calamità in una nuova opportunità di crescita e prosperità.
Le alluvioni a Nola: uno sguardo storico sulle calamità naturali
Il letterato nolano Ambrogio Leone, medico e filosofo, membro dell’Accademia Aldina di Venezia, ormai lontano dalla patria nel primo decennio del Cinquecento stendeva la sua opera Nola. In essa ripercorreva la storia della sua città e anche la sua particolarissima storia naturale. Il sito infatti è stato sempre esposto alle colate di fango che provenivano dalle vicine montagne avellane e, per l’autore rinascimentale, era di fondamentale importanza che gli alvei si mantenessero sgombri dalle terre o altri ostacoli al decorso delle acque, essendo stato sia testimone diretto sia raccoglitore di memorie molto più antiche relative alla forza dirompente dell’alluvione.
I due grossi eventi alluvionali ricordati da Leone colpirono la città campana tra gli anni Venti e Trenta del XV secolo e nel mese di marzo del 1504. Quest’ultimo fu tale da imprimere nella coscienza cittadina un profondo senso di inquietudine se almeno due epigrafi lo ricordarono ammonendo i posteri. Ci resta questa cronaca dettagliata di Notargiacomo:
«Del mese de frebaro dicti anni 1504. sparò una boccha d’acqua sopra la Cità de Nola dove che annegò de multi terreni de Nola, sì anco erano quasi pieni li fossi, puzi et sepulture de Nola; et de dicta acqua se nne beveano et facevano el pane adeo che in li fossi et terreni si ’nce crearo multa quantità de pissi et per dicte cause ’nde morero da sey milia persune; la quale acqua correva dove ne cascaro doy case de Nola»
Ambedue i testi indugiano sulla necessità di avere accortezza nel far defluire le acque montanee a tutela dei suoli, ricordando come la frana colpì la città entrando da Porta Vicanziana e lasciando dietro di sé una grande quantità di danni. Nell’estate seguente una letale epidemia ridusse la popolazione tanto che fu abbandonata ogni attività e gli abitanti, temendo il contagio, trovarono rifugio o nelle campagne circostanti o sulla collina di Cicala.
I sacerdoti annotarono a meno di un lustro di distanza dall’evento che la zona devastata si estendeva per oltre 500 passi verso il Vesuvio e che perirono circa 8000 persone. La stima della mortalità comprende anche i casali dei dintorni. E anche nella cronachistica cittadina si rinnova l’ammonimento al Lettore mettendolo in guardia dalla calamità: «Quindi salva te stesso e i tuoi cari»!
Per arginare lo sfollamento e contrastare la carestia il capitano attivò altri due mulini. Si cercava di evitare che ulteriori condizioni di contagio potessero propagarsi e di riportare la popolazione all’interno della città. Questo non fu il solo atto concreto da parte della Corona a favore dei nolani: il re Cattolico infatti nel 1507 rinnovò alla città e ai singoli cittadini tutti i privilegi commerciali già concessi dai re Aragonesi ed ulteriori sgravi furono concessi.
Bonifiche e risanamento ambientale: la lotta contro le inondazioni nella storia di Nola
In effetti lo strumento dello sgravio fiscale era l’unico e più immediato mezzo di sussidio nelle mani del re a favore delle popolazioni disagiate, essendo impensabili per la gravità dei tempi nuovi lavori di risistemazione degli alvei attorno alla città. Questa manutenzione fu in gran parte proseguita dai privati e, solo a fine secolo, condotta in modo concreto e sistematico non soltanto in prossimità delle mura nolane ma in tutta la piana del Clanio. Il progetto di risanamento ambientale dell’area, attuato in varie riprese tra il 1539 ed il 1561, subì diverse battute d’arresto a causa della scarsità di mezzi a disposizione.
Dopo oltre un trentennio i lavori furono riavviati con più metodo dal viceré Pedro Fernandez de Castro, conte di Lemos, che diede incarico all’architetto Domenico Fontana il quale vi operò ininterrottamente dal 1592 al 1604. I lavori di riconquista all’ agricoltura e all’insediamento stabile della grande fascia di territorio tra Nola e il Lago Patria fu condotta stavolta con decisione e con un programma organico di sovvenzionamenti. Non si trattò di una semplice ripulitura e di un mantenimento dell’alveo nella sua sede naturale, ma di una vera e propria opera di ricanalizzazione del percorso fluviale da sinuoso a rettilineo. Non fu però questo il solo accorgimento del direttore dell’opera di bonifica, perché lungo tutto il tracciato fu praticato uno scavo a sezione obbligata ben più profondo rispetto a quello naturale (8 palmi circa 2 m rispetto ai 5 palmi circa 1,25 m precedenti). Accanto a questo canale principale furono previsti altri canali alveolari il cui scopo era quello di impedire che i flutti del Clanio trovando la foce presso il Lago Patria ostruita dalle reti e dalle nasse dei pescatori potessero tornare indietro ed impaludare nuovamente tutta l’area. Questi due canali originavano rispettivamente dalla Gorgone e dall’area a nord di Acerra, congiungendosi poi al corso principale dove il fiume aveva una portata maggiore ed un letto idoneo a riceverne l’apporto. La riuscita del progetto fu dovuta al fatto di aver privato di forza la corrente a monte di Acerra e di aver impiegato squadre specializzate di manovali campani. Il figlio di Domenico Fontana, Giulio Cesare, completò il progetto paterno con successo.
Una prammatica del 1615, allo scopo di mantenere duraturi i brillanti risultati raggiunti, vietò l’industria della canapa e del lino nel fiume, inaugurando così una lunga stagione secentesca di manutenzioni ordinarie e straordinarie che si esaurì a metà del XVIII secolo, quando ormai l’intera pianura era stata completamente riconquistata.
BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE
Elena Amendola, Il disordine climatico-ambientale dell’Anno 1779 Giuseppe Fiengo, I Regi Lagni e la bonifica della Campania felix durante il viceregno spagnolo, Firenze 1988. Ambrogio Leone, Nola, a cura di Ruggiero A., Napoli 1997. Cronica di Napoli di Notar Giacomo, a cura di P. Garzilli, Napoli 1845. Giuseppe Martini, Nola nel secondo Quattrocento, in Algorismus nolanus, Milano 1972 Alfredo Franco, Regime delle acque e organizzazione del territorio nell’Italia medievale (“Studi Storici Sarnesi 3”), Torre del Greco 2021.