Scatta la denuncia per lo sversamento di reflui industriali in un canale del Bacino del Sarno


Segnala una criticità ambientale


Il CNSBII, come annunciato in precedenza, ha messo in campo oltre venti risorse umane sul territorio della valle del sarno nel periodo dell’avvio della campagna conserviera. La decisione è stata maturata per il perdurare degli sversamenti nei corpi idrici superficiali del territorio.

In un’attività di osservazione da diversi giorni, il CNSBII, ha raccolto immagini e informazioni che attesterebbero lo scaricamento di reflui illecito all’interno di una cunetta stradale nelle vicinanze di un corso d’acqua adiacente al Fiume Sarno.

La scoperta avvenuta una settimana fa dove le acque del canale oggetto dello sversamento assumevano odori e colori diversi dalla limpidezza in cui in precedenza di presentavano le acque del fiumiciattolo.

Sono bastati 4 giorni di osservazioni per raccogliere il materiale utile e consegnarlo nelle mani delle forze dell’ordine che vaglieranno il materiale da noi prodotto per poi procedere a controlli mirati.

Foto a confronto tra il 3 luglio e il 25 luglio

Senza subbio i reflui che finiscono nel corso d’acqua sono di origine industriale. Per ovvie ragioni non riveliamo la posizione dello sversamento riservandoci della massima discrezione. Il CNSBII, è attivo e vigile in modo silenzioso sul territorio a tutela del comparto fluviale e della biodiversità locale.




S.Giuseppe Vesuviano, Pianillo. Incendio di Rifiuti, richiesta rimozione.

Il CNSBII – Corpo Civico Nazionale delle Sentinelle dei Bacini Idrografici Italiani, il 4 giugno ha avuto notizia dell’appicco di un rogo di rifiuti in San Giuseppe Vesuviano in un’area oggetto a continuo abbandono di rifiuti. La zona è ricettacolo di discariche di rifiuti disseminate su chilometri di aree interne subisce il fenomeno dell’incendio dei rifiuti. Questo avviene a tutte le ore del giorno, coloro che compiono questi atti, lo fanno non preoccupati dal fatto che possano essere individuati dalle telecamere comunali apposte agli accessi delle vie.

Il CNSBII ha inviato una segnalazione dell’accaduto al Sindaco del Comune di San Giuseppe Vesuviano, alla Polizia Locale, alla Regione Campania gli Uffici della Difesa del Suolo e Autorizzazioni Ambientali, all’Ente d’Ambito dei Rifiuti 3 Napoli, all’ASL di Napoli 3 sud, all’Ufficio dell’Incaricato per il Contrasto dei Roghi in Campania e alla Sma Campania, al fine di far avviare l’iter di rimozione dei rifiuti dall’area.

Il territorio circostante alla Vasca Pianillo è famoso agli onor di cronaca per quanto segnalato dal CNSBII oggi. E’ una problematica che la si può classificare “antica” e che deve essere risolta in nome del rispetto per l’ambiente e delle norme e per la tutela del Suolo, del Sottosuolo e dell’Aria.

La Vasca “al Pianillo” invece è stata utilizzata per anni, come il contenitore permeabile di fogne dei comuni a monte della stessa, da qualche mese è stato realizzato un collettore fognario che prende i reflui dei comuni e li invia al depuratore di Angri in provincia di Salerno, un viaggio lungo oltre 15 km che ora, ha scongiurato in parte, l’arrivo dei reflui in vasca. I reflui ci finiranno solo in caso di occlusione del collettore o in caso in cui si attiva lo scaricatore di piena fognario nelle condizioni di surplus di acque nelle condotte.

La Vasca piena di reflui fognari

Il CNSBII allo scadere dei 30 gg dal deposito di questo atto, qualora non fosse stato avviato un iter amministrativo di gestione della criticità o rimozione dei rifiuti, effettuerà una richiesta di accesso agli atti documentale per conoscere le documentazioni prodotte nel rispetto della 152/2006.

Ecco il video pubblicato in rete da un utente del social Facebook:

https://www.facebook.com/mimmo.russo.378/posts/10219188589806270
https://www.facebook.com/mimmo.russo.378/posts/10219188607926723



Rifiuti nel Fiume Sarno, serve un tavolo tecnico Regionale

Il Cnsbii da anni si impegna civicamente per comprendere i motivi della stasi amministrativa che si genera di tanto in tanto dinnanzi ad un procedimento di rimozione dei rifiuti dai corpi idrici superficiali del Bacino Idrografico del Fiume Sarno in quanto organismo di tutela dei corpi idrici superficiali formato da cittadini.


Il nostro organismo non dedica le proprie risorse di tempo ed umane solo per la atavica problematica dei reflui che vengono immessi nei canali, torrenti e fiumi ma ha ulteriormente approfondito i propri studi e osservazioni sull’abbandono e caduta accidentale dei rifiuti nei corsi d’acqua.


Nell’ambito della vigilanza civica territoriale abbiamo quindi constatato che oltre all’inquinamento derivato da un mancato funzionamento e la assenza delle infrastrutture fognarie e depurative, ora bisogna mettere in conto anche la presenza dei rifiuti solidi urbani sia a bordo degli argini che all’interno dei fiumi. I rifiuti stazionano per anni nel letto dei corsi d’acqua e buona parte finisce in mare.

“Da nostri studi e ricerche ammontano a 30 i quintali di rifiuti che giornalmente possono finire in mare”.



In questi anni diversi sono stati i nostri interventi di segnalazione delle criticità legate ai rifiuti solidi urbani abbandonati nei fiumi, come ad esempio Rifiuti nell’Alveo Comune Nocerino, il CNSBII chiede la rimozione. Notiamo che nonostante le segnalazioni inviate agli organi competenti l’inerzia della pubblica amministrazione continua ad esserci e questo non può accadere poiché in ballo c’è la tutela dei corsi d’acqua.

Abbiamo quindi chiesto all’Ente d’Ambito per il servizio di gestione integrata dei rifiuti urbani Ambito Territoriale Ottimale “Salerno” la possibilità di darci un chiarimento ad una nostra richiesta ufficiale inviata proprio in riferimento a questa pubblicazione Rifiuti nell’Alveo Comune Nocerino, il CNSBII chiede la rimozione.

L’EDA ci risponde e riteniamo rendere pubbliche alcune dichiarazioni del documento in nostro possesso perché possono essere utili per conoscere le normative e cosa ne può rallentare o annullare la continuità amministrativa di rimozione dei Rifiuti dai Corsi d’Acqua.


In riscontro alla Vs. nota del 14.05.2021 di pari oggetto, acquisita al prot. EDA n. 1640/2021 del 14.05.2021, preliminarmente è opportuno ricordare che, ai sensi dell’art. 192 del D.Lgs. n. 152/2006,

Quadro normativo

“Fatta salva l’applicazione delle sanzioni di cui agli articoli 255 e 256, chiunque viola i divieti di cui ai commi 1 e 2 è tenuto a procedere alla rimozione, all’avvio a recupero o allo smaltimento dei rifiuti ed al ripristino dello stato dei luoghi in solido con il proprietario e con i titolari di diritti reali o personali di godimento sull’area, ai quali tale violazione sia imputabile a titolo di dolo o colpa, in base agli accertamenti effettuati, in contraddittorio con i soggetti interessati, dai soggetti preposti al controllo. Il Sindaco dispone con ordinanza le operazioni a tal fine necessarie ed il termine entro cui provvedere, decorso il quale procede all’esecuzione in danno dei soggetti obbligati ed al recupero delle somme anticipate.”

Ente d’Ambito per il servizio di gestione integrata dei rifiuti urbani Ambito Territoriale Ottimale “Salerno”

Nel caso di specie, appare dapprima necessario individuare il limite tra la proprietà privata e l’alveo di un corso d’acqua pubblico appartenente, ai sensi dell’articolo 822 del Codice Civile, al Pubblico Demanio dello Stato; il Comune, poi, dovrà provvedere ad emettere l’ordinanza di cui al richiamato art. 192, per la rimozione dei rifiuti abbandonati. Destinatario del provvedimento sarà o il proprietario dell’area o il gestore dell’alveo del fiume, a seconda dell’ubicazione dei rifiuti abbandonati.

La Legge Regionale

Per quanto concerne le competenze in capo allo scrivente Ente, è opportuno richiamare la Legge Regione Campania n. 14/2016 che, all’art. 35, prevede che

“I costi della rimozione e dello smaltimento dei rifiuti che dai corpi idrici superficiali incidono sui territori dei Comuni a valle idrografica ricadono sui Comuni appartenenti al bacino idrografico del corso d’acqua con regolamento definito dagli EdA, anche utile all’identificazione delle migliori misure di prevenzione e vigilanza. La Regione destina risorse per l’attivazione, d’intesa con gli EdA ed i Comuni territorialmente competenti, di misure di prevenzione e vigilanza, per il contrasto al fenomeno dell’abbandono incontrollato dei rifiuti sul demanio regionale e nei siti già utilizzati per lo stoccaggio di rifiuti, anche avvalendosi del personale di cui all’articolo 49”.

Appare evidente, dunque, che il Regolamento in parola non può prescindere dal coinvolgimento di tutti gli Enti preposti e dei differenti Enti d’Ambito in cui ricadono i Comuni del bacino idrografico del corso d’acqua (uffici regionali interessati, uffici del Genio Civile, ARPAC Autorità di Bacino, Consorzi di Bonifica…), anche con riferimento all’identificazione delle migliori misure di prevenzione e vigilanza che possono essere indicate nello stesso Regolamento.

A tal proposito, lo scrivente Ente ha già richiesto alla Regione Campania di istituire un apposito Tavolo tecnico- istituzionale, con il coinvolgimento di tutti i soggetti interessati, per la redazione del citato Regolamento.

Cosa si può fare e cosa è stato fatto

Ad oggi la Regione Campania non ha ancora provveduto ad istituire il predetto Tavolo tecnico-istituzionale.

Il progetto futuro

Al contempo, nell’ambito della programmazione delle attività previste dalla richiamata L.R. 14/2016 [art. 45 comma 1 lett. e)], la Regione ha elaborato il progetto

Interventi di vigilanza ai fini della riqualificazione ambientale del bacino idrografico del Fiume Sarno sul Territorio del Consorzio di Bonifica integrale del Sarno”, con il quale si prevede di attivare un’azione di contrasto al fenomeno dell’abbandono dei rifiuti presso le sponde dei corpi idrici ricadenti nei Comuni appartenenti al Consorzio di Bonifica Sarno, dove il fenomeno dell’abbandono incontrollato dei rifiuti lungo le sponde è purtroppo alquanto esteso e crea seri problemi di natura ambientale, sanitaria e di sicurezza pubblica, contribuendo notevolmente al degrado complessivo del territorio.


Le nostre considerazioni

Questa è la risposta dell’Ente D’Ambito dei Rifiuti che in virtù della trasparenza amministrativa e piena disponibilità, cosa ad oggi non facile da riscontrare in molti degli enti pubblici amministrativi, ci chiarisce che è possibile arrivare ad una soluzione tecnica e poi economica per la rimozione dei rifiuti e ancor più per la creazione di un gruppo di vigilanza ecologica che andrebbe a diminuire le probabilità di sversamento da parte di criminali.

Ad oggi, come specificato dall’EDA questo tavolo tecnico da loro proposto non è stato ancora organizzato.

Sarà quindi motivo per il CNSBII di inviare alla Regione Campania e ai soggetti portatori di interesse di istituire quanto prima un tavolo organizzativo che dia modo il prima possibile di regolamentare il prelievo e conferimento ma anche una maggiore attenzione e vigilanza dei corpi idrici superficiali difendendoli dall’ abbandono di rifiuti. L’ente alla fine del comunicato ci fa sapere che ci terrà informati su ulteriori sviluppi che si porranno in essere.

Il rischio è che oltre a vedere fiumi di reflui a breve vedremo anche fiumi di rifiuti.




Per il Bacino del Sarno non ci sarà mai il “Disinquinamento”.

Il nostro non vuole assolutamente esser un messaggio demotivante ma una reale analisi di quello che potrebbe essere un futuro “Disinquinamento” del Bacino Idrografico del Fiume Sarno.

Il disinquinamento del Bacino Idrografico del Fiume Sarno è uno dei desideri legittimi dei cittadini delle aree che insistono sui territori della Campania. Ad oggi i Fiumi, Torrenti e Canali che fluiscono superficialmente su questo territorio sono costretti a subire scelte dell’uomo che inevitabilmente impatteranno anche quando si arriverà all’obiettivo finale del “disinquinamento totale”. Abbiamo messo tra virgolette la parola Disinquinamento Totale perché quando tra qualche tempo arriveremo a raggiungere questo obiettivo, i cittadini avranno un’amara sorpresa, ossia che, al disinquinamento non ci si arriverà mai, e ne spieghiamo i motivi con l’aiuto di un valido esperto.


Michele Buscè

Abbiamo chiesto a Michele Buscè, nostro Coordinatore Nazionale del CNSBII di scriverci la sua verità sull’inquinamento e disinquinamento del Bacino del Sarno. Il dott. Buscè oltre ad essere il nostro attuale riferimento è anche un Giornalista Investigativo sui Crimini Ambientali nazionali e internazionali, conosce bene e da vicino molte vicende e che egli stesso con coraggio, scienza e attenzione ha portato a conoscenza ai cittadini.


Carta dei Macrobacini Idraulicamente omogenei redatta dal Consorzio di Bonifica Sarno

Il Bacino del Sarno ha una grande estensione che supera i 500 km2, in questo territorio insiste una delle aree più popolose al mondo che ha necessità di servizi come i sevizi igienici e l’emungimento continuo delle acque dal sottosuolo per poter vivere e lavorare. Tutta l’acqua che entra nelle case e aziende ritorna sotto forma di un rifiuto. A grande maggioranza i rifiuti sono liquidi ma al proprio interno si riscontrano la presenza di rifiuti solidi (micro e macro rifiuti).


Al Bacino del Sarno bisogna anche aggiungere un piccolo Bacino Endoreico che si trova in Forino, ad oggi questo, non è effettivamente inglobato nel raggio di contribuenza, il CNSBII, si sta occupando di dare luce a questa vicenda.

Il Bacino Endoreico di Forino immette nel Bacino del Sarno le acque della piana Forinese e che spesso vengono inquinate da un non adeguato impianto fognario e di pompaggio dei reflui su quel territorio. Diversi mesi fa mi sono occupato di fare luce sulla vicenda della immissione di reflui in una condotta carsica che collega il Bacino di Forino al Bacino del Sarno e mi sono ritrovato costretto a denunciare il tutto alla Procura Avellinese ad oggi sono ancora in corso le indagini.


Il video che documenta l’immissione dei Reflui nei Torrenti Cavaiola a dx e Solofrana a sx

Molti comuni del Bacino Idrografico del Fiume Sarno sono senza dei servizi fognari, di collettamento o collegamento ai depuratori che a loro volta depurano con grosso affanno “gli scarti” delle aree antropizzate. Scrivo scarti perché ogni cosa che noi acquistiamo e che ce ne “liberiamo” sia naturalmente e in altri modi, corrispondono a rifiuti e scarti. Quindi sia le feci che le urine sono a tutti gli effetti degli scarti o rifiuti.

Gli impianti fognari presenti sui nostri territori sono stati costruiti molti anni fa, quando le “esigenze della vecchia ecologia” erano ben diverse da quelle attuali. Queste fogne avevano un solo scopo, scaricare i reflui nei corpi ricettori superficiali allontanando questi composti lontano da aree abitate per evitare la proliferazione di malattie. Si scongiurava quindi un problema sanitario per gli umani, ma si inquinavano i corsi d’acqua e l’acqua stessa che poi avremmo bevuto contaminata, per non parlare della filiera alimentare che un tempo non era controllata come con le norme attuali che sappiamo essere sistematicamente eluse.

Le condizioni che aggravano questa già catastrofica scelta, di non impegnarsi per un vicino disinquinamento del Bacino del Sarno, è quella di non applicare le nuove tecnologie a difesa dell’ambiente. Succede quindi che si preferisce avere in aree urbanizzate, impianti fognari di tipologia mista, non collegarli ai depuratori e cosa ancor più grave avere degli impianti di trattamento dei reflui non a norma.

Le industrie, le conserviere e conciarie

Acque Reflue di origine conserviero nel Torrente Solofrana

Spesso qualcuno mi avrà ascoltato o letto quando ho affermato che il Bacino del Sarno vive due stagioni, in estate quella conserviera e in inverno quella conciaria.
Nel Sottobacino Idrografico del Solofrano abbiamo un presidio di volontari che vigila civicamente h24 il corso d’acqua e ad ogni criticità interviene con segnalazioni alle autorità competenti con richieste di interventi immediati.

Torrente Solofrana nei pressi della Vasca di Laminazione di Pandola di Mercato San Severino

Fortunatamente il comparto industriale conciario di Solofra sta diminuendo drasticamente le immissioni di reflui nel torrente Solofrana, ma a questo bisogna anche associare gli scaricatori di piena fognari che sono una piaga in tutto il Bacino del Sarno ed anche nell’alto Sarno in particolare nella zona industriale di Solofra. Un depuratore presente in Solofra che immette i reflui pretrattati nel depuratore Biologico di Mercato San Severino, quest’ultimo non adeguatamente formato per depurare i reflui chimici.

Quando affermo che non ci sarà mai un disinquinamento totale mi riferisco anche agli scolmatori di piena fognari che riversano i reflui nei fiumi.

La seconda stagione, quella conserviera parte quando le industrie iniziano la lavorazione stagionale ed emungono quantità di acque, che fanno accaponare la pelle solo a sentirle, le quali vengono immesse in delle fogne piccole che poi attivano gli scaricatori di piena fognari o vengono immesse sotto forma di reflui direttamente nei fiumi in modo diretto o senza depurazione interna.

La Formazione Civica e Ambientale aperta a tutti

Bisogna anche aggiungere la parziale assenza della formazione civica e continua a livello ambientale come “conditio sine qua non” per l’applicazione della così tanto parlata e scritta “civic and environmental education”. Sarebbe interessante introdurre quello che personalmente ho suggerito ai vari Ministri dell’Ambiente che si sono succeduti, la creazione di dei “crediti civici” da sottoporre, in forma “quasi” obbligatoria, ai cittadini per la formazione ambientale.

“Una formazione civica e ambientale per tutta la vita”

La formazione civica e ambientale verrebbe realizzata in qualsiasi luogo, in particolare nelle aree dove viene lavorato un rifiuto garantendo al corsista tutta la sicurezza necessaria. E’ importante quindi rendere partecipe ogni cittadino alla conoscenza dei processi di lavorazione del proprio rifiuto. In questo modo da qui a qualche decennio, diminuiranno drasticamente i reati ambientali perché avremo una società, sensibile, formata, legale e civile. E’ un investimento nazionale che va inevitabilmente affrontato.

Nel Piano D’Ambito dell’Ente Idrico Campano, quest’ultimo Organo di Governo del Servizio Idrico Integrato della Campania, nelle osservazioni ho richiesto di valutare la creazione di “aule formative”, ad esempio, negli impianti di depurazione. Dalla formazione teorica si può passare anche più facilmente alla pratica dando spunti di scienza, chimica e biologia ai cittadini attivi che parteciperanno. Un giovane o adulto che partecipa a queste giornate potrà prendere spunti e nozioni evitando di commettere errori in ambito ambientale e di scegliere un piano di studi o specializzazioni negli ambiti ambientali. Un vivaio formativo che non deve però solo fermarsi ai giovani ma deve essere aperto a tutte le età. Si garantiranno molti posti di lavoro nella creazione di questo sistema formativo di educazione civica ambientale.

Parchi Urbani negli Impianti di Depurazione

Ho inserito all’interno delle osservazioni anche di valutare la creazione di Parchi Urbani “Verdi” all’interno dei grandi impianti di depurazione dove la popolazione, stando al sicuro, potrebbe accedervi per socializzare. Il Parco necessiterebbe di un investimento in varietà arboree importante perché deve simulare a tutti gli effetti un’area “polmone” verde.

Le idee ci sono ma si continua a sbagliare

Ad oggi continuano ad essere commessi errori in termini di infrastrutture fognarie, acquedottistiche e depurative e non si investe seriamente sulla soluzione definitiva di quattro grossi problemi. Emungimento delle acque dal sottosuolo, la creazione di apparati fognari duali che raccolgano acque meteoriche e reflue in modo separato, la creazione di impianti di depurazione a norma con all’interno più aree specifiche per depurare i composti variegati e per tipologie di reflui, il recupero e riutilizzo delle acque depurate accompagnate ad recupero degli scarti solidi di depurazione.

C’è ancora tanto da fare.

Come avrete notato c’è ancora tanto da fare e siamo solo all’inizio ma sembra che ad oggi questo inizio stia avviandosi in modo non corretto. La normativa nazionale non impone la creazione di impianti fognari duali per cause economiche e tecniche. Ci sono comuni che per motivi di spazio non possono accogliere due tronconi di fognature e potrebbe essere molto dispendioso economicamente, quindi, in questi casi è possibile realizzare impianti fognari misti. Gli impianti fognari misti, raccolgono ogni tipologia di acqua, come ad esempio quelle meteoriche, quelle reflue e rifiuti solidi.

I depuratori del Bacino Idrografico del Sarno saranno destinati a non depurare mai in modo corretto.

Depuratore di Mercato San Severino

A vanificare tutti gli sforzi economici basta una pioggia media o torrenziale per mandare in K.O. il sistema di depurazione poiché le grandi quantità di piogge cadute sulle aree impermeabili ed urbanizzate, defluiranno per il tramite della condotta di fogne miste in un depuratore che per motivi di sicurezza e tecnici non riuscirà mai a depurare correttamente i reflui in ingresso e che sono in eccesso e quindi li restituirà non depurati nel corpo idrico superficiale ove lo sbocco del depuratore, solitamente è ubicato. Cosa ancor più grave è la stessa miscellanea di composti che arrivano in depuratore hanno un carico inquinante ancor più elevato, a differenza se suddivisi singolarmente, poiché l’unione di più composti crea delle reazioni chimiche che ne aumentano il potere inquinante.

Il Drenaggio Urbano

Esempio di Drenaggio Urbano in Città

Un aspetto importante è il drenaggio urbano nelle città che aiuterebbe la diminuzione di ingresso delle acque nelle fognature o un rientro in fogna più graduale. Ad oggi il drenaggio urbano non viene quasi mai valutato e non si controlla la sua obbligata, in alcuni casi, creazione in contesti edilizi e urbani.

Cosa si può fare per arrivare all’obiettivo finale di disinquinamento del Bacino del Sarno?

Molti si domanderanno cosa si può fare per avviare una soluzione. Intanto come ho scritto poc’anzi non si arriverà mai ad un definitivo disinquinamento del Bacino, tra circa sessantanni, quando forse si sarà arrivati a ricostruire o adeguare tutti gli apparati fognari e depuratori, forse assisteremo a momenti di “sole” e momenti di “tempesta”. Infatti ci sarà sempre un “tempo variabile” e mai “Sereno” sul Bacino Idrografico del Fiume Sarno, anche quando penseremo di aver raggiunto l’obiettivo.

Riduzione dei Rifiuti e utilizzo dell’Acqua

Cosa importante però ora è ridurre la produzione di rifiuti e utilizzo dell’acqua. I cittadini in casa, possono arrivare anche ad utilizzare trenta litri di acqua procapite al giorno, a differenza di oggi che se ne consumano 220 litri a testa.

Basta solo effettuare il recupero e riutilizzo delle acque domestiche e piovane. Bisogna poi operare a larga scala per incentivare queste azioni sia in ambito civile che aziendale. Sicuramente è un qualcosa di non semplice da realizzare ma non impossibile, ma chi mi sta leggendo può anche iniziare da subito a dare il proprio contributo facendo recupero e riutilizzo delle acque domestiche. A tal proposito ho creato un gruppo facebook che parla di questo utile, formativo, interessante, vitale argomento. Clicca qui

Non ho toccato l’argomento dei rifiuti Solidi nei fiumi, potete però vedere una delle nostre attività. Rifiuti nell’Alveo Comune Nocerino, il CNSBII chiede la rimozione

Ringraziamo il nostro coordinatore per la disponibilità avuta nel chiarirci le idee.




Castel San Giorgio. Abbandono e incendio di Rifiuti con presenza di Amianto

Il 12 maggio 2021 il personale del CNSBII in una consueta attività di osservazione civica dei corpi idrici superficiali avvenuta nei pressi del Torrente Solofrana si ritrovava nei pressi di un abbandono di rifiuti che aveva già documentato anni addietro alle autorità locali. Il sito oggetto dell’abbandono di Rifiuti è posto in una via di campagna tra Castel San Giorgio e Mercato San Severino. Un’area isolata che durante la notte e il giorno si presta a presunte attività illecite come quella dell’abbandono e appicco dei roghi dei rifiuti.

IL MONITORAGGIO DEL SITO, OGGETTO DI ABBANDONO DEI RIFIUTI

L’11 ottobre 2018 il nostro personale ha effettuato un’attività di report fotografico al fine di cristallizzare e avere sotto controllo il sito. La preoccupazione da parte del CNSBII era che il cumulo di rifiuti venisse appiccato. Lo stesso giorno comunicavamo alla Polizia Locale del comune di Castel San Giorgio il rinvenimento del sito e comunicavamo la nostra legittima preoccupazione, sollecitando gli operatori ad avviare quanto prima l’iter di bonifica dell’area.

  • 11 ottobre 2018 abbandono di rifiuti e rogo di rifiuti in Castel San Giorgio Salerno
  • 11 ottobre 2018 abbandono di rifiuti e rogo di rifiuti in Castel San Giorgio Salerno
  • 11 ottobre 2018 abbandono di rifiuti e rogo di rifiuti in Castel San Giorgio Salerno
  • 11 ottobre 2018 abbandono di rifiuti e rogo di rifiuti in Castel San Giorgio Salerno
  • 11 ottobre 2018 abbandono di rifiuti e rogo di rifiuti in Castel San Giorgio Salerno
  • 11 ottobre 2018 abbandono di rifiuti e rogo di rifiuti in Castel San Giorgio Salerno

12 MAGGIO 2021, IL SITO E’ STATO INCENDIATO PRESENTE AMIANTO.

Il 12 maggio è stato riscontrato l’incendio di tutta l’area di rifiuti abbandonati, arrivati sul posto, quando ormai il rogo era estinto naturalmente, abbiamo constatato la presenza di materiale speciale e pericolo. Tutto il materiale presente abbandonato, ormai di difficile identificazione, in questi si notava la presenza dei Amianto, quest’ultimo incendiato.

  • 12 maggio 2021 abbandono di rifiuti e rogo di rifiuti in Castel San Giorgio Salerno

DAL 2018 AL 2021, TRE ANNI IN CUI IL SITO HA SUBITO PROBABILI NUOVI SVERSAMENTI.

Facendo una comparazione del sito all’11 ottobre del 2018 alle foto scattate al 2021, si nota una differenza sostanziale in termini di volume e diversità di materiali abbandonati. Sempre secondo una nostra normale attività di rilevamento e controllo del sito, che effettuiamo su qualsiasi tipo di sito da noi rinvenuto, possiamo dire con certezza che il sito in oggetto di questa segnalazione non è stato mai bonificato o quanto meno messo in sicurezza.

METEOROLOGIA NELLA GIORNATA DEL 12 MAGGIO 2021

Il sito, incendiato il 12 maggio ha piovuto sulla sua superficie, si presuppone quindi che le sostanze combuste al contatto con le acque mediante precipitazione si siano dilavate sul suolo sottostante e circostante. L’area adiacente è vocata alla coltivazione di frutta e verdura.

Le immagini satellitari nel tempo

Il CNSBII ha fatto richiesta di rimozione dei rifiuti con conseguente analisi del terreno ove giace l’abbandono di rifiuti ora incendiato.

Inoltre è stato richiesto a SMA Campania di inserire il sito segnalato nella piattaforma I.TER DSS importante piattaforma di raccolta dei dati su abbandono e discariche di rifiuti e roghi.




Forino, Segnalati l’abbandono di rifiuti.

In data 26 Aprile 2021 il CNSBII – Corpo Civico Nazionale delle Sentinelle dei Bacini Idrografici Italiani ha eseguito dei sopralluoghi in ambito montano al confine tra le province di Salerno ed Avellino. Durante la nostra attività di monitoraggio, abbiamo individuato varie criticità ambientali.

Le criticità

Le maggiori criticità si sono riscontrate in un Comune della Provincia di Avellino, in particolar modo a Forino, lungo gran parte della Strada Provinciale 30 . L’arteria in questione è una strada spesso utilizzata dalle persone del luogo, in quanto collega il piccolo comune di Forino al comune di Bracigliano in Provincia di Salerno. Altre criticità legate all’abbandono rifiuti, sono state riscontrate anche in alcuni punti di Via Provinciale Antico Castello, sempre nel Comune di Forino. La seconda strada collega la frazione Celzi alla frazione Castello. Sul territorio sono stati rilevati consistenti abbandoni di rifiuti, quali: lastre contenenti amianto, pneumatici e altri rifiuti solidi urbani-ingombranti.

Il nostro intervento

Il CNSBII ha protocollato presso il Comune di Forino, la richiesta di rimozione dei rifiuti individuati nelle suddette aree. Altri enti che hanno ricevuto l’istanza da parte del CNSBII sono: il Sindaco di Forino e Polizia Locale, Provincia di Avellino settore Ambiente e Viabilità, ASL Avellino, Stazione Carabinieri Forestali – Forino, Ato Rifiuti Avellino, alla UOD 50 17 09 Autorizzazioni Ambientali e rifiuti Avellino della Regione Campania, l’Incaricato per il contrasto al fenomeno dei roghi di rifiuti in Campania e alla SMA Campania.

Il conto alla rovescia

Dalla data di avvenuta segnalazione, abbiamo attivato il nostro conto alla rovescia di trenta giorni in modo da poter seguire passo per passo il seguito amministrativo generato dalla nostra segnalazione. Questa pubblicazione potrebbe ricevere degli aggiornamenti generati da nuovi atti ricevuti dal nostro organismo.


  • 10 Maggio 2021: deposito atto ai seguenti enti: Sindaco di Forino e Polizia Locale, Provincia di Avellino settore Ambiente e Viabilità, ASL Avellino, Stazione Carabinieri Forestali – Forino, Ato Rifiuti Avellino, alla UOD 50 17 09 Autorizzazioni Ambientali e rifiuti Avellino della Regione Campania, l’Incaricato per il contrasto al fenomeno dei roghi di rifiuti in Campania e alla SMA Campania
    n.prot: non disponibile



Incendio a Forino, 11 Maggio 2021

Nel pomeriggio dell’11 maggio 2021, un incendio boschivo ha interessato il Monte Poggio Boschitello di Forino.

Canadair in azione I-DPCW e I-DPCO

L’incendio si è sviluppato al confine con un piccolo castagneto di proprietà privata e facilmente si è propagato. Ad aiutare la propagazione del fuoco, troviamo vari fattori, fra questi: umidità bassa, vento debole e tanto sole.

  • Ore 13.00, subito dopo l’avvistamento la nostra vedetta AIB CCIA-CAM11 da Forino (AV) ha provveduto ad effettuare la segnalazione tramite applicativo alla SMA Campania, 1515 e messo subito a conoscenza la Protezione Civile Locale;
  • Ore 13.50 arrivo di un mezzo della Regione Campania;
  • Ore 15:45 da Roma Ciampino partono due Canadair con missione antincendio (Can10 e Can16).
  • Ore 16:30 Arrivo del supporto aereo a Forino, i due canadair eseguono un rapido controllo della zona e iniziano le operazioni di spegnimento, andando a rifornirsi d’acqua sul Golfo di Salerno. Nel mezzo, ci è stata una breve pausa, perché gli stessi canadair hanno operato anche a Montoro. Al termine, hanno eseguito altri lanci sul Monte Poggio Boschitello di Forino.
  • Ore 18:20 incendio boschivo completamente spento. I due canadair complessivamente hanno effettuato 10 lanci.. L’incendio per tutta la sua durata ha sprigionato una densa nube di fumo.
  • In allegato alcune foto scattate dalla Vedetta Civica Antincendio Boschivo Carmine Albano.

Si ringrazia la Vedetta Civica AIB Angelo Concilio per la comunicazione codici Canadair.




5 maggio 2021 Alluvione di Sarno e Quindici. 23 anni, cosa è cambiato?

Il CNSBII una forza civica indispensabile per il territorio

di MICHELE BUSCE’ Giornalista e Coordinatore Nazionale del CNSBII

[youtube https://www.youtube.com/watch?v=q1Uky5XjBH4?feature=oembed&w=750&h=422]

Il CNSBII – Corpo Civico Nazionale delle Sentinelle dei Bacini Idrografici Italiani ha deciso di dedicare una pubblicazione all’evento calamitoso avvenuto il 5 maggio del 1998 sui versanti montuosi dei Monti del Sarno.

Gli eventi franosi possono dividersi in fenomeni che hanno un’origine naturale e in fenomeni che possono generarsi da fattori non naturali. Tra i fattori non naturali, ci sono quelli generati dall’uomo che ha influito fortemente su alcuni cambiamenti generando gravi conseguenze, infatti, nel corso dei secoli egli ha avviato una gestione della selvicoltura e delle colture di montagna sui versanti montuosi, ai fini della sopravvivenza e sostentamento, generando solide economie cambiando però le origini naturali dei luoghi.


L’alluvione di Sarno e Quindici, o frana di Sarno, è stato un movimento franoso di vaste dimensioni che, tra il 5 e il 6 maggio 1998, colpì, in particolare, le aree urbane campane di Sarno (SA), Quindici (AV), Siano (SA), Bracigliano (SA) e San Felice a Cancello (CE), causando la morte di 160 persone.


Da quel momento la popolazione che lavorava in montagna decise di stanziarsi gradualmente, guarda caso, proprio a ridosso dei luoghi di lavoro e nei luoghi che ad oggi sono classificati tra i più pericolosi, pagando sulla propria pelle e anche a danno delle sue proprietà, le infauste scelte di voler avere a due passi, con tutte le comodità possibili, sia il lavoro che la casa. Nella maggioranza dei casi, nel corso dei secoli è andato tutto bene, ma si sapeva che sarebbe bastato un singolo episodio calamitoso per causare danni ingenti e per spazzare via persone e cose.

L’uomo di qualche secolo fa, pur subendo gli errori delle proprie scelte, era un uomo che ricordava bene e non dimenticava gli eventi calamitosi che si verificavano nelle aree a rischio e attivava di concerto con le amministrazioni locali (al tempo identificati in contesti di Regno) tutta una serie di attività di prevenzione che ne limitavano i futuri danni. Giacché viveva la montagna per lavoro, egli, si dedicava anche alla manutenzione, alleggerendola di biomassa, liberando i torrenti montani da sedimenti e materiale legnoso che sarebbero potuti venir giù tramite eventi meteorologici intensi.


Nel mese di maggio 1998, l’area del comprensorio di Sarno fu colpita da un eccezionale evento piovoso, e nell’arco di 72 ore caddero oltre 240/300 millimetri di pioggia. Tale evento causò la dissoluzione della continuità tra calcare e piroclasti, e provocò lo scivolamento catastrofico di questi ultimi sul primo (si trattò di un vero e proprio lahara).

aIl lahar è una colata di fango composta di materiale piroclastico e acqua che scorre lungo le pendici di un vulcano, specialmente lungo il solco di una valle fluviale. Il termine lahar proviene dall’Indonesia e significa lava in lingua giavanese.


E’ chiaro che laddove vi è la presenza di persone, animali di allevamento e cose, nasce il rischio e quindi l’uomo ha avviato delle opere, alcune palesemente discutibili, di mitigazione dal rischio.

Man mano che l’urbanizzazione aumentava togliendo suolo permeabile, l’uomo cercava di limitare il danno cercando di prevenire il rischio idrogeologico e idraulico a favore dei nuclei abitativi posti ai piedi dei monti. Ad oggi e da decine di anni a questa parte, si è deciso di non investire più denaro sui monti al fine di fare la dovuta prevenzione dal danno che sappiamo prima o poi si (ri)verificherà. L’incuria, l’abbandono, la mancata sorveglianza e manutenzione, hanno portato l’assenza del controllo e i “briganti” della montagna ne hanno fatto e ne fanno ancora, un po’ quel che vogliono. I monti del Bacino Idrografico del Fiume Sarno ogni anno subiscono grossi incendi e disboscamenti abusivi e non controllati ed il tutto, ricade sempre a danno dei versanti che si ritrovano i nuclei abitativi nella zona pedemontana. Altri importanti e non controllati fenomeni sono le colture non autorizzate e alloctone a quel tipo di area montana e quindi ci troviamo finanche piantagioni come quelle di castagno, banane, kiwi, agrumi, vigneti e uliveti, su aree che dovrebbero essere a prevalenza di varietà arboree come Faggi, Querce, Frassini, Tigli, Pioppi, Aceri, Ontani, Carpino Nero.


Il destino della montagna di Sarno è nelle mani dei contadini e delle nuove generazioni

di ENNIO MOLISSE, Dottore in ingegneria Edile-Architettura

5 maggio 2021. Sono ormai trascorsi 23 anni dai tragici eventi del 1998.
Tanto è stato fatto in questo lasso temporale e tanto resta ancora da fare. Ma se sulla modalità di gestione dell’emergenza, sulla nascita di un “Modello Sarno”, sulle opere di mitigazione del rischio realizzate, sui sistemi di monitoraggio e di allertamento messi a punto, sul problema delle opere ancora incomplete e della difficoltosa manutenzione si è ampiamente discusso e ancora si discute, una domanda resta ancora sospesa nell’aria “cosa vuol farsene Sarno della propria montagna?”.

Secondo quanto riportato da alcune fonti, solamente dieci ore dopo l’accaduto l’assessore all’ambiente della Regione Campania Angelo Grillo inviò ai sindaci della zona un fax in cui si prevedeva la possibilità di eventi catastrofici:

Segnalasi che la conformazione orografica e le caratteristiche geoambientali del vostro territorio comunale in concomitanza di particolari eventi piovosi in corso in queste ore, possono determinare situazioni non prevedibili di instabilità con conseguenti eventi franosi catastrofici. Tanto si comunica ai fini dell’attivazione di ogni misura necessaria atta a garantire la salvaguardia della pubblica e privata incolumità

Angelo Grillo

Nei secoli passati essa costituiva una considerevole fonte di sostentamento per i suoi abitanti. Oltre alla coltivazione dei vigneti, degli oliveti, dei frutteti e successivamente dei noccioleti, rilevanza strategica rivestiva la gestione dei boschi di querce e castagni1 da cui si ricavava: legna per cucinare e riscaldarsi; legname per costruzioni, infissi, mobili, botti e utensili vari; pali per vigneti, frutteti, recinzioni e linee aeree; fascine per la cottura del pane; carboni; fieno per gli animali; funghi ed erbe spontanee.
Un’ampia porzione del patrimonio boschivo era di proprietà del Comune che la gestiva in proprio o ne concedeva in affitto alcune aree ai privati, nel rispetto però di tutta una serie di prescrizioni circa l’esecuzione del taglio, le modalità di trasporto della legna, la produzione di carboni, il pascolo degli animali e la custodia del fondo; gli usi civici permettevano comunque a tutti i cittadini di Sarno di raccogliere nei terreni demaniali “le legne secche, i pampini, le castagne, le ginestre, i scoccapignati, i livorni e il frascame2.
Importante era il lavoro dei guardaboschi comunali che percorrevano la montagna monitorando lo stato dei luoghi e la regolarità del taglio: non si potevano tagliare gli alberi appositamente marchiati dagli agenti forestali, in modo tale da garantire sempre una gestione sostenibile del bosco3.


1 V. Cimmelli, Sarno nell’età moderna, Centro Ricerche e Documentazione Valle Del Sarno, Sarno, 1991.
2 G. Mazza, E. Amendola, Storia Liquida. Alluvioni e sistemazione idraulico-montana a Sarno dalla fine del ‘700 agli inizi del ‘900, Scala Editrice, 1999.
3 Ibidem.


Negli anni ’80 è iniziato però per la montagna di Sarno il lento declino delle attività agricole e selvicolturali. Il crollo del mercato del legno ha segnato l’abbandono definitivo del bosco, mentre le cause che stanno caratterizzando la crisi dell’agricoltura possono essere così sintetizzate: limitato guadagno, eccessiva parcellizzazione dei fondi, scarsa innovazione tecnologica, mancato ricambio generazionale ed eredi dei fondi spesso completamente disinteressati. E, con la fine delle attività agricole e selvicolturali, della vecchia gestione della montagna restano esclusivamente le problematiche legate al dissesto idrogeologico, agli incendi boschivi e alla mancata manutenzione.

La montagna, insomma, da risorsa è diventata una minaccia che grava costantemente sulla città di Sarno o meglio un’incombenza di cui non è semplice farsi carico.
Passando ora alla situazione attuale, è innegabile che il contrasto al dissesto idrogeologico si attui anche attraverso efficaci e innovativi sistemi di monitoraggio, vista anche la disponibilità di nuovi e più potenti strumenti di controllo, ma pensare di definire un’immaginaria “linea di trincea” tra il centro abitato di Sarno e la montagna alle sue spalle, difesa e protetta da un esercito di agenti forestali e tecnici armati di pluviometri e termocamere, sembra uno scenario ai limiti della fantascienza.

L’abbandono della montagna ha portato senza dubbio ad una riduzione significativa della pressione antropica sulle risorse naturali e in modo particolare sulle aree boschive ma la presenza dell’uomo in queste aree ha avuto nei secoli anche i suoi effetti positivi: basti pensare alle sistemazioni idraulico- agrarie, alla manutenzione costante del bosco, delle strade e dei sentieri, alla salvaguardia del paesaggio e soprattutto al presidio del territorio, costituito dai contadini e dalle comunità rurali.

Il contadino, che coltiva e custodisce il proprio appezzamento di terreno giorno dopo giorno con particolare attenzione a tutto quanto avviene intorno a lui, ha da sempre rappresentato l’unica vera “sentinella del territorio”.

Le attività agricole e selvicolturali e il presidio costituito dai contadini diventano quindi un importante strumento di contrasto al dissesto idrogeologico e di tutela e salvaguardia dell’ambiente e del paesaggio, configurandosi non più come semplici attività economiche ma come un “servizio di pubblica utilità”. Bisogna pertanto individuare ogni forma di incentivazione che renda queste attività economicamente vantaggiose e preferibili, ad esempio, a sistemi intensivi e ad elevati livelli di meccanizzazione, cui è possibile ricorrere in altre aree, soprattutto quelle pianeggianti.

Ovviamente il ritorno dei contadini in montagna dovrà discostarsi completamente dalle vecchie logiche di sfruttamento sfrenato e intensivo. Il contadino del futuro dovrà partire dalla consapevolezza che il territorio in cui andrà ad insediarsi è un territorio estremamente fragile, di cui egli rappresenterà il vero custode, e in tutto questo giocheranno un ruolo significativo le nuove generazioni di agricoltori, o meglio di imprenditori agricoli, con una formazione specifica e competenze sempre più avanzate e multidisciplinari.

Sarno e le nuove generazioni hanno necessariamente bisogno della propria montagna, in quanto ritornare in montagna, oltre che salvaguardare la vita di chi abita a valle o produrre olio, vino, legna, significa riscoprire sé stessi, la propria storia, le proprie origini, le proprie radici, insomma la propria identità.


La memoria dell’acqua

di ELENA AMENDOLA, Dottore in Fisica

Il territorio compreso nel bacino idrografico del fiume Sarno, per le specificità e le caratteristiche geomorfologiche dei luoghi, è stato da sempre caratterizzato da un’estrema vulnerabilità idrogeologica. Come attestano fonti storiche, librarie ed archivistiche, le città che soggiacciono al massiccio del Monte Alvano, sin dalle origini, furono soggette agli interramenti causati dai materiali trasportati dalle piogge durante le alluvioni, esattamente come accadde la notte del 5 maggio del 1998, quando impressionanti colate rapide di fango si abbatterono tragicamente sui centri abitati dei comuni di Sarno, Siano, Quindici, Bracigliano e S. Felice a Cancello.

le colate di fango che invasero i nuclei abitativi

Accanto ai grandi eventi catastrofici, che hanno avuto maggiore risonanza nella storia ambientale del bacino superiore del Sarno, c’è un continuum di eventi periodici minori, che nel tempo hanno condizionato lo sviluppo economico, la vita e i comportamenti degli abitanti, costretti ad abbandonare le loro case di notte per non restare sepolti sotto le pietre, a tuffarsi d’inverno nelle acque gelide per raggiungere i luoghi di lavoro o a traslocare definitivamente quando la natura si riappropriava dei suoi spazi. Dal 1998 – nel tempo che il mio lavoro mi concede – ho continuato a studiare la situazione fisica, topografica ed economica dal punto di vista storico ambientale del bacino superiore del Sarno, inseguendone, in tutte le direzioni, le trame evolutive che hanno condotto agli attuali assetti. I miei studi sono frutto delle veglie, come scriveva Afan De Rivera, Direttore Generale di Ponti e Strade del Regno delle Due Sicilie, profondo conoscitore del dissesto idrogeologico del territorio.

Innumerevoli sono i tecnici e gli scienziati del XIX secolo, come il De Rivera, i quali, perfettamente consapevoli di ciò che si ripeteva costantemente ogni anno durante le stagioni delle piogge, approfondirono lo studio delle cause dei disastri, evidenziando quelle segnatamente correlate a fattori antropici e indagando le possibili soluzioni per una gestione del territorio adeguata alle peculiarità della nostra area.

Tutti i paesi situati alle falde dei monti e sottostanti a molti valloni, sono spesso soggetti agli alluvioni, cagionati per la gran copia delle acque, che in tempo delle dirotte piogge, non potendo queste essere contenute negli alvei corrispondenti, devono forzosamente sormontarli e deviarsi, aprendosi dei passaggi, ove si presenta una minore resistenza e un facile pendio. I nostri monti ricoperti dal materiale piroclastico proveniente dalle eruzioni del Vesuvio, connotati da una pendenza elevata, sono solcati da innumerevoli valloni, che per assolvere alla funzione, che la natura ha loro assegnato, di indirizzare le acque verso il recipiente principale, generano improvvisi e spaventosi torrenti che periodicamente portano devastazione nelle località maggiormente esposte al rischio idrogeologico.

parte dei versanti dei Monti del Sarno investiti dagli eventi franosi

Dunque, l’attività del Vesuvio è un elemento determinante nel modo in cui si manifesta il fenomeno naturale alluvionale. Durante le eruzioni, enormi quantità di ceneri, lapilli e piroclastiti, materiali incoerenti ad elevata permeabilità, si depositavano sui luoghi circostanti, per poi precipitare improvvisamente e drammaticamente, da monti e colline giu’ a valle, anche con piogge non particolarmente intense. Rapide e veloci le colate di fango corrono, trasportando enormi quantità di materiali. Con violenza sradicano, abbattono qualunque cosa gli si pari davanti, e senza neppure tanta pioggia in pianura, le acque strepitose allagano come a tradimento, scrive un testimone oculare della alluvione del 1794, della famiglia Calcabale di San Felice a Cancello, il quale lasciò scritto che, per replicate esperienze e fisiche ragioni, dopo piogge di cenere bisognava aspettarsi sempre precipitosissime piogge d’acque. Durante tutto l’Ottocento, le eruzioni si intensificarono, alimentando ed aumentando la copertura piroclastica sulle catene montuose che circondano il vulcano, con conseguenze disastrose sull’assetto territoriale. Così la Valle del Sarno con i suoi abitanti fu flagellata da eruzioni parossistiche, terremoti, alluvioni, venti impetuosi, torrenti che si precipitavano furiosi nei centri abitati, colate rapide di fango, esondazioni ricorrenti che impaludavano vaste aree, con un clima localmente influenzato dall’attività eruttiva del vulcano.

La storia-ambientale della Valle, certamente, non ha potuto progredire in maniera lineare e il rapporto dei suoi abitanti con la natura, molto probabilmente, non è mai stato armonicamente in equilibrio, piuttosto appare come una continua e incessante lotta impari che ha avuto un elevato prezzo in termini di vite umane e ripercussioni economiche pesantissime.

Ed è proprio tra il secolo XVIII e il XIX, che questo rapporto dell’uomo con la natura si incrina definitivamente e irreparabilmente – gettando le basi dell’attuale e più moderno dissesto idrogeologico – ma allo stesso tempo si sviluppano e si sperimentano le politiche di tutela ambientale più all’avanguardia, implementando e migliorando le tecniche di costruzione delle opere di difesa idraulica e di bonifica dei terreni.

Intanto, nel bacino del Sarno, il degrado ambientale si aggravò da monte a valle, per una serie di cause concomitanti derivanti dalle attività antropiche e dall’incremento demografico. Riconoscendo che i gravissimi disordini del bacino superiore del Sarno influiscono enormemente su quello inferiore, tre grandi tecnici del Regno delle Due Sicilie, De Rivera, Visconti e Degli Uberti, riuniti nella Commissione per le Acque del Sarno, istituita da SM Ferdinando II con il Real Rescritto del 1843, rilevarono le cause più strettamente legate ai fattori antropici che aggravavano le devastazioni: disordine delle acque superflue, mancato espurgo dei fossi, insano e selvaggio disboscamento – dovuto in buona parte agli usi civici a legnare – , incendi, dissodazioni e riduzione a coltura delle terre in pendio, restringimento degli alvei dei torrenti ad opera dei proprietari dei fondi limitrofi, costruzione di muri o argini da parte di privati proprietari nella cieca difesa degli interessi personali, presenza dei maceratoi del lino e della canapa e, non ultima, la costruzione delle parate sul fiume, innalzate per incrementare l’industria molitoria.

Dunque, era chiaro che se il fenomeno naturale delle colate rapide di fango era di per sé disastroso, la cattiva interazione dell’uomo con la natura lo rendeva tragicamente letale. Si delineò, allora, la responsabilità, riconducibile a fattori antropici, della evoluzione di un evento estremo naturale in una catastrofe innaturale, determinata dallo sviluppo e dal progresso umano e, di conseguenza, si moltiplicarono gli studi sulla salvaguardia ambientale, in particolare sulla necessità di rendere salde e boscose le pendici dei monti, con la distinzione delle piante da utilizzare nelle varie fasce di altitudine, tenendo presente che, in un contesto territoriale di estrema fragilità, gli effetti disastrosi delle alluvioni sono aggravati dal disboscamento, che non ne costituisce causa determinante.

La stessa Commissione per le Acque del Sarno non esitò a sottolineare che tra le più importanti opere di bonifica, vi sono quelle dirette a rimuovere le cause che producono devastazioni e, con una lungimiranza che non avrà seguito nella storia della nostra Valle, chiese l’applicazione di un rigido regolamento per le montagne che coronano il bacino del Sarno e la creazione di una commissione con il compito di vigilare su ogni eventuale abuso. Severe disposizioni limitavano le trasgressioni, regolando l’uso del suolo e dei suoi prodotti; le tecniche e i materiali adoperati nella costruzione delle opere di difesa idraulica, si integravano col paesaggio naturale. Briglie, muri di contenimento e catene di fabbrica, interventi di manutenzione ordinaria per frenare e arginare le acque, vasche e canali per convogliare, imbrigliare le acque e per bonificare i terreni, testimoniano ancora oggi la determinata volontà dell’uomo a voler a tutti i costi dominare e controllare una natura fragile ma indomita.

Opere di difesa, impatti ambientali e strategie di mitigazione del rischio

Nel XX secolo, le opere di bonifica del bacino superiore del Sarno, la lunga stasi del Vesuvio, iniziata dopo l’ultima eruzione del 1944, e il progresso tecnologico hanno per molto tempo tutelato il nostro territorio, garantendo la sicurezza e consentendo lo sviluppo dell’agricoltura.

In poco più di cinquanta anni, strade, fiumi e torrenti si confondono le une negli altri, intrecciando i reticoli. A mano a mano che si prosciugano e arginano le acque, i luoghi cambiano nome comune e, di conseguenza, mutano classe di appartenenza nella tassonomia degli elementi geo-topografici che descrivono: i torrenti solo valloni, alvei-strada semplicemente strade. La memoria collettiva si modifica insieme alla geomorfologia dei luoghi, di generazione in generazione, e questo processo di rimozione della parte liquida della storia ambientale, è coadiuvato dalla natura stessa che si mostra più benevola e meno matrigna. Ma l’apparente stabilità assunta dai luoghi non poteva cancellare la memoria dell’acqua che, la notte del 5 maggio 1998, ci ha trascinati indietro nel nostro passato di fango, trovandoci, però, a differenza dei nostri avi, completamente impreparati.

Dal secondo dopoguerra, ai fattori antropici evidenziati nel corso dei secoli precedenti, si sono aggiunte nuove concause che, nel 1998, hanno contribuito ad amplificare la potenza distruttiva delle colate rapide di fango, nonostante l’inattività del Vesuvio.

Per negligenza, per scellerata ignoranza o per un malinteso processo di urbanizzazione, lo sviluppo edilizio spregiudicato, tralasciando vincoli e divieti e violando ogni norma di tutela ambientale, e l’incuria colpevole dei dispositivi di sicurezza, hanno trasformato profondamente il territorio: torrenti e canalizzazioni ostruiti, vasche colmate trasformate in discariche illegali, anche quelle nei centri urbani, diboscamento, incendi ricorrenti, sostituzioni inadatte della copertura vegetale e riduzione a colture delle terre in pendio. Si è ostacolato con ogni mezzo la via alle acque, ma gli ostacoli costituiti dai nuovi insediamenti abitativi incontrati durante la corsa a valle delle colate di fango, non hanno impedito all’acqua di ricordare gli antichi tracciati.

A distanza di 23 anni dall’alluvione del 1998, attraversando parte della città di Sarno, salendo dal cimitero verso Episcopio e ricordando come erano quei luoghi prima, balza alla vista lo stravolgimento topografico: nuove strade, nuovi agglomerati urbani. L’impressione è che il fango abbia dato l’opportunità di strappare nuovi spazi alla natura. Non si può fermare il progresso, ma neppure si può impedire all’intero territorio di assolvere alla funzione fondamentale, che la natura gli ha assegnato, quella cioè di avviare le acque verso il recipiente principale: il fiume Sarno. E la memoria dell’acqua non si può cancellare, scolpisce nella pietra il ricordo dei luoghi che ha attraversato; scava solchi indelebili, che diventano valloni, si colmano, si profondano, trasformandosi tragicamente in burroni.

Riempiendosi di acqua sempre di più, piccoli rivi divengono così spaventevoli, furiosi, improvvisi e precipitosissimi torrenti. Le cause del fenomeno naturale non possono essere rimosse, ma per il contenimento delle potenziali calamità è urgente intervenire per rimuovere le cause legate ai fattori antropici.

Possiamo garantire la sicurezza, alla nostra e alle generazioni future, imponendo i divieti, definendo i limiti e le condizioni per un uso regolato del territorio, perché non si costruiscano case dove non si deve, e punendo severamente i trasgressori. In particolar modo, è necessario applicare un rigido regolamento per le montagne che coronano il bacino del Sarno, con l’obiettivo di rendere salde le pendici dei monti e boscose, laddove è possibile, individuando le piante da utilizzare nelle diverse fasce di altitudine, e soprattutto, vigilando costantemente su ogni reato.





Rifiuti nell’Alveo Comune Nocerino, il CNSBII chiede la rimozione

Il Cnsbii, Corpo Civico Nazionale delle Sentinelle dei Bacini Idrografici Italiani ha protocollato presso il Comune di San Marzano Sul Sarno in Provincia di Salerno, la richiesta di rimozione dei rifiuti dall’Alveo Comune Nocerino i quali giacciono da diverso tempo nel corso d’acqua. Una condizione che si presenta periodicamente all’altezza del “Ponte Marconi” della Via Guglielmo Marconi che collega, San Marzano Sul Sarno ad Angri.

Rifiuti accumulati presso il “Ponte Marconi” in Via G.Marconi in San Marzano Sul Sarno

Gli enti che hanno ricevuto l’istanza da parte del CNSBII ove si richiede la rimozione dei rifiuti sono: Il Sindaco di San Marzano Sul Sarno e la Polizia Locale, UOD 50 18 05 Genio Civile di Salerno, Protezione Civile, UOD 50 17 09 Autorizzazioni Ambientali e rifiuti Salerno, Ente d’Ambito per il servizio di gestione integrata dei rifiuti urbani – Ambito Territoriale Ottimale “Salerno”, Provincia di Salerno Servizio di Rifiuti e Bonifiche, per conoscenza al Consorzio di Bonifica Integrale Comprensorio Sarno, all’Ente Parco del Fiume Sarno, UOD 50 17 09 Autorizzazioni Ambientali e rifiuti Salerno, l’Incaricato per il contrasto al fenomeno dei roghi di rifiuti nella regione Campania e Sma Campania.

A dura prova l’ecosistema fluviale

Ad oggi questa condizione di abbandono e stazionamento di rifiuti mette a dura prova la biodiversità locale già in condizioni critiche per la qualità delle acque che defluiscono nell’alveo e per le problematiche idrauliche che creano di volta in volta danni alle aree adiacenti al corso d’acqua.

Tipologie di Rifiuti presenti in alveo

L’alveo comune nocerino è vittima di sversamento di reflui fognari, abusi edilizi e da parte di alcuni contadini e civili nella mancanza del rispetto delle fasce ripariali a cui si dovrà prima o poi, in modo deciso, mettere un chiaro inizio di ripristino delle aree.

Abusi dimenticati

Le attività serricole nel corso degli anni hanno preso lo spazio delle aree ripariali.

Sembrerebbero essere molte le istanze depositate da parte dei vari organi di Polizia tra questi anche la Polizia Idraulica consortile che documentano e sanzionano abusi i quali giacciono nei vari uffici di molti comuni geograficamente e amministrativamente attigui ai corsi d’acqua del Bacino Idrografico del Fiume Sarno e che sono in attesa di “proseguo amministrativo” che ristabilisca gli spazi “naturali” o artificiali a tutela dei corsi d’acqua. Anche su questi atti, il CNSBII, sta cercando di averne notizia in modo da poter richiedere un accesso agli atti. La domanda che ci si pone, è perchè questi abusi non vengono eliminati?

L’Obiettivo

Ora il CNSBII, si concentra sull’obiettivo di far rimuovere i rifiuti presenti in alveo, nella speranza che chi ha competenza nella gestione riesca poi a trovare soluzioni territoriali al contrasto dell’abbandono dei rifiuti identificati in Rifiuti Solidi Urbani e la migliore gestione della flora ripariale come ad esempio le Canne d’acqua dolce “Arundo Donax”. Queste ultime non creano alcun danno, sia chiaro, ma se vengono gestite nel modo scorretto e falciate in modo inadeguato impattano sui ponti posti a pelo d’acqua lungo la valle del Bacino del Sarno.


Dragaggio obbligato su di un corso d’acqua senza aree cuscinetto adeguate, ma non l’unica soluzione!

Perché si riscontrano le occlusioni di rifiuti RSU all’altezza dei ponti? Per diversi motivi, come scritto poc’anzi la vegetazione mal gestita o naturalmente decadente defluisce sul pelo dell’acqua, l’assenza del dragaggio dei fondali fluviali per lo più artificiali, innalza il livello idrometrico delle acque e che sfiorano letteralmente i ponti presenti trasversalmente ai corsi d’acqua. Quindi impattando in primis le Canne di Arundo Donax creano delle occlusioni a cui si accompagnano i rifiuti galleggianti e l’abbandono diretto di questi da parte di criminali. Il dragaggio abbasserebbe il livello idrometrico fluviale ma permetterebbe di far defluire più rifiuti verso il fiume e nel mare.

Fondale dell’Alveo Comune Nocerino

Da oggi avvieremo il nostro conto alla rovescia ai trenta giorni e in allegato a questa comunicazione scriveremo i protocolli di deposito dell’istanza in modo che i cittadini possano anche autonomamente effettuare una richiesta di accesso agli atti o quanto meno informarsi nei confronti della Pubblica Amministrazione.


  • 27 aprile 2021 deposito atto ai seguenti enti: Sindaco di San Marzano Sul Sarno e la Polizia Locale, UOD 50 18 05 Genio Civile di Salerno, Protezione Civile, UOD 50 17 09 Autorizzazioni Ambientali e rifiuti Salerno, Ente d’Ambito per il servizio di gestione integrata dei rifiuti urbani – Ambito Territoriale Ottimale “Salerno”, Provincia di Salerno Servizio di Rifiuti e Bonifiche, per conoscenza al Consorzio di Bonifica Integrale Comprensorio Sarno, all’Ente Parco del Fiume Sarno, UOD 50 17 09 Autorizzazioni Ambientali e rifiuti Salerno, l’Incaricato per il contrasto al fenomeno dei roghi di rifiuti nella regione Campania e Sma Campania

  • 27 aprile 2021 numeri protocolli enti:

    1. Comune di San Marzano Sul Sarno n. prot. 5505 del 27-04-2021
    2. Ente d’Ambito per il servizio di gestione integrata dei rifiuti urbani – Ambito Territoriale Ottimale “Salerno” n.prot 1377
  • 27 aprile 2021 il Sindaco di San Marzano Sul Sarno deposito un atto con n. prot. 5541 indirizzato

    Al Presidente della Giunta Regionale Campania
    dott. Vincenzo De Luca
    seg.presidente@regione.campania.it,
    capo.gab@pec.regione.campania.it,

    staff.segreteria.giunta@pec.regione.campania.it

    Regione Campania
    Dirigente della Direzione Generale per i Lavori pubblici e la Protezione Civile dott. Italo Giulivo
    dg.501800@pec.regione.campania.it

    Regione Campania
    Dirigente Protezione Civile Emergenza e post-ernergenza
    Dott.ssa Campobasso Claudia
    soru@pec.regione.campania.it

    Regione Campania. Dirigente della Direzione Generale per la Difesa del Suolo e l’Ecosistema dott. Michele Palmieri dg.500600@pec.regione.campania.it

    Dirigente responsabile
    UOD Genio Civile di Salemo • Presidio Protezione Civile uod.501807@pec.regione.carnpania.it

    Ente Parco Regionale Del Bacino Idrografico Del Fiume Sarno
    Via Lanzara 27 – 84087 Sarno (SA) amministrazione.parcosarno@asmepec.it

    Commissario Consorzio di Bonifica Integrale Comprensorio Sarno
    Via Atzori Nocera Inferiore
    prolocollo@pec.bonificasarno.it
    e per conoscenza a

    Sua Eccellenza il Prefetto di Salerno
    Dott. Francesco Russo
    protocollo@pec.bonificasarno.it

    CNSBII • Corpo Civico Nazionale delle Sentinelle Dei Bacini Idrografici Italiani • sezione Fiume Sarno


2021-05-28T08:00:00

  giorni

  ore  minuti  secondi

fino a

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Mercato San Severino. CNSBII richiede un incontro urgente per il Solofrana, ma senza risposta dal 2020.


Nell’agosto del 2020 il CNSBII, durante le normali attività di controllo civico e indipendente dei corsi d’acqua tramite l’USAC – Unità di Soccorso Ambientale Civico, ha riscontrato una criticità ambientale in un corpo idrico superficiale appartenente al Bacino Idrografico del fiume Sarno denominato Rio San Rocco (Ex Solofrana) a Mercato San Severino, comune della provincia di Salerno al confine con la provincia di Avellino. La criticità ambientale impattava negativamente sul corso d’acqua Rio San Rocco e nel Torrente Solofrana.

La problematica ambientale nasce da uno scaricatore di piena fognario posto al confine tra Mercato San Severino e Fisciano (entrambi comuni della provincia di Salerno).


Il Rio San Rocco è un canale a carattere torrentizio prevalentemente in secca durante l’anno. Parte dalla vasca di laminazione di Pandola in Acigliano per poi immettersi in Piazza Sant’Antonio in Mercato San Severino. A questo Rio sono collegati degli scaricatori di piena fognari, tra cui lo scaricatore di Via Francescantonio Biondo che ha il pozzetto di ispezione situato in una proprietà privata. E’ un punto critico che va continuamente attenzionato essendo che lo scaricatore è presente su di una tratta fognaria che collega l’area industriale di Fisciano-Mercato San Severino al Collettore Fognario Solofra-Mercato San Severino (depuratore di costa di Mercato San Severino).

Competenze

Il Rio San Rocco rientra nelle competenze della Regione Campania ma la Polizia Idraulica del Consorzio di Bonifica può agire a tutela del Corso d’Acqua.


Lo scaricatore si attivava recapitando una grande quantità di reflui non depurati nel Rio San Rocco il quale confluisce nell’alveo del Torrente Solofrana, inquinando gravemente il corso d’acqua e i relativi altri canali e fiumi collegati al tributario Solofrana come ad esempio l’Alveo Comune Nocerino e il Fiume Sarno. Il periodo di “attivazione dello scaricatore” spesso è in simultanea con l’imponente attività conserviera a monte dell’apparato fognario sito nella zona industriale di Fisciano e Mercato San Severino.

Lo scaricatore di piena fognario si attiva solo in due casi: nel periodo estivo durante l’aumento delle lavorazioni conserviere e in caso di pioggia.

Come è prassi, il CNSBII ha da subito allertato gli organi competenti sulla tratta fognaria e sulla gestione della rete scolante. Il Soggetto Gestore della rete fognaria è GORI S.P.A. la quale è stata allertata con segnalazione tramite un applicativo in loro gestione e utilizzabile dal pubblico e utenza. Poco dopo gli operatori arrivavano sul posto per visionare la problematica per poi attivarsi. Questo è accaduto in più momenti ma ad oggi la problematica sembrerebbe non essere stata risolta.

Non sappiamo se ad oggi siano stati realizzati interventi strutturali per mitigare il rischio, lo abbiamo chiesto più volte ma non abbiamo ricevuto alcuna risposta.

Michele Buscè Polizia Idraulica Consorzio di Bonifica Comprensorio Sarno Rio San Rocco Mercato San Severino
Intervento congiunto con la della Polizia Idraulica

Ma per essere più precisi, vogliamo approfondire la cronologia degli eventi per meglio comprendere dall’agosto del 2020 ad oggi cosa è accaduto e cosa è stato fatto, se le nostre legittime richieste di informazioni tra cui accessi agli atti sono state accolte e se chi ha ricevuto le nostre comunicazioni e segnalazioni si è attivato oppure no.

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Ricordiamo che il CNSBII è costituito da cittadini che utilizzano gli strumenti di partecipazione alla pubblica amministrazione e utilizza norme che permettono loro di accedere a qualsiasi informazione in particolare quelle ambientali. Nessuno può limitare l’azione civica e ambientale dei cittadini e se riscontrate enti o persone che ne limitano questa azione non esitate a contattarci o a segnalarli agli organi di controllo. Il cittadino può fare l’Accesso Civico Generalizzato (FOIA) per richiedere tutte le informazioni necessarie. Non tutte le amministrazioni però, nonostante venga attivato il FOIA, lo rispettano. Questi potrebbero incappare in reati, segnalati alla procura territoriale ad ogni caso il cittadino può effettuare ricorsi al Tribunale Amministrativo Regionale per far valere il diritto civico di accesso ai dati, quest’ultimo caso potrebbe essere però aggiunto un aggravio di spese economiche per il ricorrente.


Cronologia degli Eventi:

Ad oggi il nostro Organismo non ha ricevuto alcun tipo di risposta o contatto in merito a quanto sopra esposto; rimane lo sgomento di quanto sta accadendo e ricordiamo ai lettori che la tutela dell’ambiente non rimane solo un dovere delle istituzioni di controllo, che spesso non viene ottemperato, ma anche un diritto e dovere del cittadino il quale può e deve interessarsi di come i processi amministrativi proseguono dinnanzi al deposito delle proprie istanze ed anche le documentazione depositate da altri. Infatti facendo riferimento ai nostri depositi di istanze, il cittadino, può fare richiesta di accesso agli atti per richiedere informazioni sul procedimento amministrativo che si è attivato al seguito della segnalazione.

  • 6.08.2020: il CNSBII, ha notizia da alcuni cittadini di un riversamento di reflui fognari nel Rio San Rocco in Mercato San Severino. l’USAC – Unità di Soccorso Civico Ambientale si reca sul posto, nel frattempo lo sversamento di reflui si disattiva.

  • 18.08.2020: il CNSBII, ha notizia da alcuni cittadini di un riversamento di reflui fognari nel Rio San Rocco in Mercato San Severino. l’USAC – Unità di Soccorso Civico Ambientale si reca sul posto, nel frattempo lo sversamento di reflui si disattiva.

  • 22.08.2020 – Il CNSBII, nota il riversamento di reflui fognari nel Rio San Rocco, lo sversamento continua copiosamente e attiva con segnalazione n. 1000338680 Gori SpA che interviene alle 14.40 circa sul luogo. I Reflui continuano a riversarsi nel corso d’acqua

  • 22.08.2020 – Il CNSBII, invia una segnalazione dell’accaduto al Sindaco di Mercato San Severino e alla Polizia Locale di Mercato San Severino.
    Numero di Protocollo Comunale: 17187 del 24 agosto 2020

  • 25.08.2020 – il CNSBII, nota un nuovo sversamento di reflui fognari nel Rio San Rocco, attiva con segnalazione n. 1000339810 Gori SpA

  • 25.08.2020 – il CNSBII, invia una segnalazione dell’accaduto al Sindaco di Mercato San Severino e alla Polizia Locale di Mercato San Severino dove comunica che il 6, 18 e 22 agosto sono avvenuti ulteriori riversamenti di reflui fognari nel Rio San Rocco, documentando fotograficamente e allegandolo alla segnalazione.
    Numero di Protocollo Comunale: 17244 del 25 agosto 2020

  • 28.08.2020 – il CNSBII, nota un nuovo sversamento di reflui fognari nel Rio San Rocco, attiva con segnalazione n. 1000341293 Gori SpA

  • 28.08.2020 – il CNSBII, questa volta non ricevendo alcun riscontro e miglioramento invia una ulteriore segnalazione a: Sindaco di Mercato San Severino, alla Polizia Locale di Mercato San Severino, al Commissario Straordinario del Consorzio di Bonifica Integrale del Comprensorio Sarno al Genio Civile di Salerno UOD 50 18 07.
    Numero di Protocollo Comunale: 17548 del 31 agosto 2020

  • Riassunto della cronologia degli eventi
    A fine Agosto Riceviamo notizia che il 15.08.2020 gli operatori di Gori operano per l’innalzamento del livello di sfioro fognario al fine di scongiurare lo scaricamento dei reflui di piena fognaria nel Rio San Rocco. Purtroppo documentiamo che i reflui il 6, 18 e 22, 25 e 28 agosto 2020 i reflui vengono comunque riversati nel Rio San Rocco.

  • Nel frattempo nel 2020: il nostro Coordinatore, legittimato dal dovere civico a tutela dell’ambiente cerca di interloquire con Gori S.p.A., con il Comune di Mercato San Severino, con la Polizia Locale di Mercato San Severino al fine di sollecitare un’azione risolutiva e di far cessare questa criticità che nel frattempo, dall’estate scorsa e fino a dicembre 2020 non si è ripresentata. Nei dialoghi avuti con gli enti è stato chiesto di mobilitarsi per risolvere la criticità che si sarebbe riproposta nell’estate 2021.

  • Nel frattempo: Non ricevendo alcuna notizia di miglioramento e di attività risolutive sulla criticità segnalata, decidiamo di inviare una comunicazione il 12.11.2020 dove chiediamo un incontro comune tra il nostro organismo e il Comune di Mercato San Severino, Consorzio di Bonifica del Comprensorio Sarno, Gori S.p.A. con oggetto: Richiesta di incontro comune al fine di avviare un processo di risoluzione della problematica fognario nell’area Fisciano – Mercato San Severino oggetto di sfioro fognario ai danni della canalizzazione Rio San Rocco e Torrente Solofrana
    Numero di Protocollo Comunale: 23511 del 12 novembre 2020

  • Nel frattempo: il CNSBII non ha ricevuto alcuna risposta o riscontro alle segnalazioni effettuate via PEC agli Enti sopra citati con numero di protocollo comunale n. 17187 del 24 agosto 2020, 17244 del 25 agosto 2020, 17244 del 25 agosto 2020 e non siamo a conoscenza se questi siano stati presi in considerazione, in particolare dagli organi di controllo deputati al rispetto delle norme ambientali. Inoltre in una delle comunicazioni/segnalazioni effettuate abbiamo anche notiziato che sarebbero sopraggiunte successive comunicazione in riferimento al rispetto del D.lgs. 3 aprile 2006, n. 152 artt. 240, c 1, lett.p, 242, c 1, 257, 242 c. 2 e sull’individuazione dei responsabili dello sversamento dei reflui e di chi si deve occupare del ripristino dello stato dei luoghi inquinati dalla fuoriuscita degli inquinanti dalla condotta fognaria.

  • 2021

  • 18.01.2021. Il Comune di Mercato San Severino non ha un sistema automatizzato di generazione dei numeri di protocollo degli atti depositati per tale motivo inviamo al protocollo comunale la richiesta dei numeri di protocollo di tutte le richieste al fine di effettuare una richiesta di accesso civico generalizzato di tutti gli atti depositati.

  • 22.01.2021. Il CNSBII, invia una richiesta al responsabile della Trasparenza e della Corruzione del Comune di Mercato San Severino di RIESAME (di ripresa in considerazione) della comunicazione inviata al comune di Mercato San Severino il 12.11.2020 ove si richiede un incontro congiunto tra enti al fine di portare a conoscenza il CNSBII e la cittadinanza degli sviluppi messi in campo dall’estate 2020 sulla problematica dello scaricatore fognario oggetto delle segnalazioni.

  • 29.03.2021 – il CNSBII chiama l’ufficio del protocollo comunale per ricevere i numeri di protocollo di ogni deposito di atti inviato al Comune di Mercato San Severino al fine di effettuare l’istanza di accesso civico generalizzato ove si chiederanno i motivi dall’inerzia amministrativa nel rispondere alle nostre legittime segnalazioni e alle richieste di informazioni sulla tematica ambientale.

  • 29.03.2021 – Vista l’assenza di risposte alle segnalazioni e richieste di incontri il CNSBII decide di effettuare una Richiesta di Accesso Civico Generalizzato al Comune di Mercato San Severino indirizzato al Responsabile della Trasparenza e della Corruzione ove chiede di conoscere i responsabili dei procedimenti di tutte le nostre segnalazioni inviate nell’anno 2019/2020/2021 essendo che non abbiamo mai ricevuto alcuna risposta dal comune.

  • Restiamo in attesa di una risposta…

Il colloquio tra pubblica amministrazione e cittadinanza non deve mai interrompersi e non deve essere sottovalutato. Come per ogni nostra attività installeremo il conto alla rovescia con scadenza il 1 luglio 2021 periodo in cui le attività produttive intensificano la loro lavorazione.

2021-07-01T18:37:00

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  ore  minuti  secondi

fino a

Avvio attività produttive nella zona industriale Fisciano – Mercato San Severino