La Crisi della Falda Solofrana-Montorese: Un Problema Ambientale e Sanitario da Risolvere

Pozzo idrico chiuso a Montoro per contaminazione da sostanze chimiche pericolose.
Il pozzo idrico situato nella Frazione Chiusa di Montoro, chiuso a seguito della contaminazione da tetracloroetilene e tricloroetilene.



Introduzione

La falda Solofrana-Montorese rappresenta una delle risorse idriche più importanti della Campania, ma è anche al centro di una delle più gravi emergenze ambientali della regione. L’inquinamento da tetracloroetilene e tricloroetilene, due composti chimici altamente tossici, ha compromesso la qualità dell’acqua, costringendo le autorità locali ad adottare misure straordinarie come la chiusura di pozzi e l’emissione di ordinanze di divieto d’uso dell’acqua per il consumo umano.

Questa emergenza ha sollevato importanti interrogativi sulle responsabilità istituzionali e sulle politiche di gestione delle risorse idriche, in particolare alla luce della Deliberazione N. 24 del 29 giugno 2022 dell’Ente Idrico Campano, che ha riconosciuto al Comune di Solofra la gestione autonoma del servizio idrico.

L’articolo esplora i principali aspetti di questa crisi, dalle cause dell’inquinamento alle risposte delle istituzioni, e propone soluzioni concrete per affrontare il problema in modo sostenibile.


L’Importanza della Falda Solofrana-Montorese

La falda Solofrana-Montorese è un’acquifera che alimenta i sistemi idrici di due importanti Comuni campani: Montoro e Solofra. Questa risorsa idrica è essenziale non solo per le comunità locali, ma anche per il sostentamento delle attività economiche, comprese le industrie locali e l’agricoltura.

Tuttavia, decenni di attività industriali, in particolare quelle legate al settore conciario di Solofra, hanno causato una contaminazione diffusa della falda. Sostanze chimiche come il tetracloroetilene e il tricloroetilene, utilizzate come solventi industriali, si sono infiltrate nel terreno e nelle acque sotterranee, compromettendo la qualità dell’acqua e rappresentando un rischio significativo per la salute umana e l’ambiente.

Le analisi condotte dall’ARPAC Campania hanno confermato livelli di contaminazione superiori ai limiti normativi stabiliti dal D.Lgs. 31/2001. Questi risultati hanno portato all’adozione di misure straordinarie, come la chiusura di pozzi e l’emissione di ordinanze che vietano l’uso dell’acqua potabile.


Una Crisi che Coinvolge Due Comuni

Sebbene la contaminazione abbia origine prevalentemente nel territorio di Solofra, dove si concentrano le attività industriali, le conseguenze si estendono anche al vicino Comune di Montoro. Recentemente, Montoro ha emesso un’ordinanza per la chiusura di un pozzo nella Frazione Chiusa, dopo che analisi dell’ARPAC hanno evidenziato la presenza di contaminanti chimici oltre i limiti consentiti.

Questa situazione solleva un’importante questione di giustizia ambientale: Montoro, che non ha un passato industriale comparabile a quello di Solofra, subisce comunque le conseguenze di una contaminazione che non ha contribuito a generare.

Le Analisi Ambientali e le Implicazioni per la Salute Pubblica

I Dati delle Analisi: Un Quadro Allarmante

Le analisi condotte dall’ARPAC Campania il 14 e 16 dicembre 2024 hanno fornito un quadro dettagliato ma preoccupante della qualità delle acque nella falda Solofrana-Montorese. I campioni prelevati in diverse aree hanno mostrato una contaminazione diffusa, con concentrazioni di sostanze pericolose superiori ai limiti normativi:

  • Tetracloroetilene: 11,7 µg/L (limite normativo: 10 µg/L).
  • Tricloroetilene: 40 µg/L (limite normativo: 10 µg/L).

Questi valori, riscontrati in particolare nella Frazione Chiusa del Comune di Montoro, evidenziano un rischio concreto per la salute pubblica e l’ambiente.

È importante sottolineare che i contaminanti rilevati sono classificati come potenziali cancerogeni dall’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC). Oltre ai rischi oncologici, l’esposizione prolungata a queste sostanze può causare:

  • Danni al sistema nervoso centrale.
  • Compromissione delle funzioni epatiche e renali.
  • Problemi respiratori e cardiovascolari.

Un Ritardo nella Comunicazione e nell’Azione

Uno degli aspetti più critici riguarda il tempo trascorso tra la scoperta della contaminazione e l’adozione di misure preventive. Le analisi definitive sono state effettuate il 14 dicembre 2024, ma l’ordinanza di divieto è stata emessa solo il 16 dicembre 2024, lasciando aperti interrogativi su quanti giorni la popolazione abbia consumato acqua contaminata.

Inoltre, non è chiaro se siano state condotte analisi precedenti e, in caso affermativo, se abbiano rilevato segnali di contaminazione che avrebbero potuto prevenire la crisi attuale. Questa mancanza di trasparenza mina la fiducia nelle istituzioni e solleva dubbi sulla gestione del monitoraggio ambientale e sanitario.

I Gruppi Più Vulnerabili

L’esposizione ai contaminanti è particolarmente pericolosa per i gruppi più vulnerabili della popolazione, tra cui:

  • Bambini e neonati: Maggiore sensibilità agli effetti tossici.
  • Donne in gravidanza: Rischio di complicanze per il feto.
  • Anziani e persone con patologie preesistenti: Sistema immunitario e organi più fragili.

Nonostante questi rischi, al momento non risultano essere stati avviati programmi di screening sanitario per valutare l’impatto dell’esposizione sulla salute dei cittadini.

Le Criticità Istituzionali e le Responsabilità nella Gestione della Crisi

Una Frammentazione Gestionale Evidente

La gestione della falda Solofrana-Montorese ha messo in evidenza una grave frammentazione tra gli enti coinvolti. Sebbene i Comuni di Solofra e Montoro, l’Ente Idrico Campano (EIC), l’ARPAC, l’ASL Avellino e il gestore idrico Alto Calore SpA abbiano ruoli definiti nella gestione del servizio idrico e del monitoraggio ambientale, manca un coordinamento efficace per affrontare emergenze di questa portata.

La mancata comunicazione tempestiva tra enti e l’assenza di un piano coordinato di intervento hanno portato a ritardi nella gestione della crisi e all’aggravamento delle sue conseguenze.

La Deliberazione N. 24 e i Dubbi sulla Salvaguardia

Uno degli aspetti più controversi è la concessione della gestione autonoma al Comune di Solofra tramite la Deliberazione N. 24 del 29 giugno 2022, adottata dall’EIC. Secondo l’art. 147, comma 2-bis, del D.Lgs. 152/2006, la salvaguardia può essere concessa solo se vengono soddisfatti i seguenti requisiti:

  1. Approvvigionamento idrico di pregio.
  2. Efficienza gestionale.
  3. Tutela del corpo idrico.

Alla luce delle evidenze ambientali, appare evidente che Solofra non soddisfa questi criteri:

  • Approvvigionamento idrico di pregio: La contaminazione della falda contraddice questo requisito.
  • Efficienza gestionale: Gli interventi straordinari richiesti per la bonifica e la chiusura dei pozzi dimostrano inefficienze strutturali.
  • Tutela del corpo idrico: L’origine industriale dell’inquinamento evidenzia una mancata prevenzione.

L’Inerzia dell’Ente Idrico Campano (EIC)

Il CNSBII ha formalmente richiesto all’EIC di verificare la conformità della Deliberazione N. 24 dell’Ente Idrico Campano tramite tre comunicazioni protocollate:

  1. Protocollo n. 4828 del 26-02-2024: Richiesta iniziale di verifica della delibera.
  2. Protocollo n. 6447 del 11-03-2024: Integrazione con ulteriori documenti.
  3. Protocollo n. 21933 del 11-09-2024: Sollecito alla richiesta iniziale.

Nonostante queste comunicazioni, l’EIC non ha fornito alcuna risposta formale. Questa inerzia rappresenta una grave violazione dei principi di trasparenza e partecipazione amministrativa sanciti dal D.Lgs. 33/2013.

Il Ruolo del Comune di Montoro

Montoro, pur subendo le conseguenze dell’inquinamento, si trova a fronteggiare questa crisi senza strumenti adeguati. L’ordinanza di chiusura del pozzo e l’approvvigionamento di acqua tramite autobotti sono misure necessarie ma temporanee, che non affrontano le cause profonde del problema.

Azioni Proposte e Soluzioni per il Futuro

1. Un Piano di Bonifica della Falda

La contaminazione della falda Solofrana-Montorese non può essere risolta senza un intervento strutturale di bonifica. È necessario sviluppare e finanziare un Piano Straordinario di Bonifica, che includa:

  • La rimozione dei contaminanti già presenti nella falda.
  • L’implementazione di barriere idrauliche o sistemi di trattamento per prevenire la diffusione degli inquinanti.
  • Il monitoraggio costante della qualità delle acque durante e dopo gli interventi.

Questo piano dovrebbe essere finanziato attraverso fondi regionali e nazionali, con il coinvolgimento del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica e della Regione Campania.


2. Screening Sanitario per la Popolazione

Per tutelare la salute pubblica, è fondamentale avviare uno screening sanitario mirato, con particolare attenzione ai gruppi più vulnerabili, come bambini, anziani e persone con patologie preesistenti.

  • Obiettivo: Identificare eventuali effetti sulla salute causati dall’esposizione prolungata a sostanze tossiche come tetracloroetilene e tricloroetilene.
  • Attori coinvolti: ASL Avellino, in collaborazione con enti sanitari regionali e nazionali.
  • Metodo: Campagne di monitoraggio sanitario gratuito, associate a programmi di sensibilizzazione per informare i cittadini sui rischi e sulle precauzioni.

3. Revisione della Deliberazione N. 24/2022

La Deliberazione N. 24/2022 dell’Ente Idrico Campano, che ha concesso al Comune di Solofra la gestione autonoma del servizio idrico integrato, deve essere sottoposta a revisione per verificare la sua conformità ai requisiti normativi.

  • Richiesta: Verificare se il Comune di Solofra soddisfa i criteri di approvvigionamento idrico di pregio, efficienza gestionale e tutela del corpo idrico, come richiesto dall’art. 147 del D.Lgs. 152/2006.
  • Azione proposta: Qualora emergano elementi di non conformità, proporre l’annullamento della delibera e il reinserimento del servizio idrico in una gestione integrata e centralizzata.

4. Creazione di un Tavolo Tecnico Permanente

Per evitare la frammentazione delle responsabilità e garantire una gestione coordinata, è necessario istituire un Tavolo Tecnico Permanente con la partecipazione di:

  • Ente Idrico Campano (EIC).
  • ARPAC Campania.
  • ASL Avellino.
  • Comune di Montoro e Comune di Solofra.
  • Gestore idrico Alto Calore SpA.

Questo tavolo tecnico dovrebbe definire un piano d’azione condiviso per:

  • Monitorare la qualità della falda e delle risorse idriche.
  • Coordinare le attività di bonifica e manutenzione.
  • Garantire la trasparenza e la comunicazione con la cittadinanza.

5. Trasparenza e Accesso alle Informazioni

La crisi della falda Solofrana-Montorese ha messo in evidenza gravi carenze nella trasparenza amministrativa. Per ristabilire la fiducia nei confronti delle istituzioni, è necessario:

  • Pubblicare regolarmente i dati analitici relativi alla qualità delle acque.
  • Garantire ai cittadini e agli enti di monitoraggio civico, come il CNSBII, il diritto di accesso alle informazioni ambientali, in conformità al D.Lgs. 33/2013.
  • Istituire un portale web dedicato per aggiornare in tempo reale la popolazione sugli sviluppi della crisi e sugli interventi in corso.

La crisi della falda Solofrana-Montorese non è solo un problema ambientale, ma anche una questione di giustizia sociale e responsabilità istituzionale. La frammentazione gestionale e l’inerzia di alcuni enti hanno aggravato una situazione già critica, penalizzando le comunità locali.

Le azioni proposte, dalla bonifica alla revisione della gestione idrica, rappresentano un percorso indispensabile per tutelare la salute pubblica e garantire un futuro sostenibile per i territori di Montoro e Solofra. Il CNSBII continuerà a monitorare la situazione e a promuovere soluzioni concrete, affinché questa emergenza possa essere affrontata con la serietà e l’impegno che merita.




Montoro: Divieto Utilizzo Acqua Potabile per Contaminazione da Sostanze Chimiche



Montoro, divieto utilizzo acqua per consumo umano: l’ordinanza del Comune

Con l’ordinanza n. 192 del 16 dicembre 2024, il Sindaco di Montoro, Salvatore Antonio Carratu’, ha decretato il divieto di utilizzo dell’acqua potabile su tutto il territorio comunale. Questa decisione si basa su analisi chimiche che hanno rilevato una contaminazione da tetracloroetilene e tricloroetilene, sostanze inquinanti oltre i limiti di legge.


Le analisi e i controlli sulla qualità dell’acqua

A partire dal 18 novembre 2024, il Comune di Montoro aveva richiesto verifiche all’Alto Calore Servizi SpA e all’ASL Avellino. Tuttavia, i risultati degli ultimi prelievi, anticipati dall’ARPAC e comunicati ieri sera, hanno confermato la non idoneità dell’acqua per il consumo umano. Le analisi hanno evidenziato valori critici sia prima che dopo i filtri a carboni attivi nei pozzi di Chiusa, compromettendo la sicurezza dell’acqua distribuita al centro urbano.

Secondo il Servizio Igiene degli Alimenti e della Nutrizione (SIAN) dell’ASL Avellino, è necessario intervenire immediatamente per garantire il ripristino della qualità dell’acqua.


Strumenti di laboratorio per l'analisi dell'acqua, con dati che mostrano livelli di tetracloroetilene e tricloroetilene.

Attrezzature di laboratorio durante l’analisi dell’acqua a Montoro, che evidenziano contaminazione da sostanze chimiche.

Divieto utilizzo acqua: le disposizioni dell’ordinanza

L’ordinanza stabilisce:

  1. Divieto immediato di utilizzo dell’acqua per consumo umano fino a nuove indicazioni da parte degli enti preposti.
  2. Richiesta di misure urgenti al gestore Alto Calore Servizi SpA, inclusi interventi di manutenzione e una relazione dettagliata sulle cause della contaminazione.
  3. Monitoraggio continuo con prelievi congiunti da parte di ASL e gestore lungo la rete idrica comunale.

La disposizione è stata comunicata ai cittadini tramite:

  • Pubblicazione sull’albo pretorio online;
  • Sito ufficiale del Comune di Montoro;
  • Affissioni nei luoghi pubblici e comunicati agli organi di stampa.

Cosa fare se vivi a Montoro

Si invitano i cittadini a rispettare il divieto di utilizzo dell’acqua potabile per evitare rischi per la salute. L’acqua non deve essere usata per bere, cucinare o lavarsi.

L’amministrazione comunale ha dichiarato che eventuali responsabilità per il mancato rispetto dell’ordinanza non saranno imputabili all’ente.


Prossimi aggiornamenti sulla qualità dell’acqua a Montoro

L’Alto Calore Servizi SpA è tenuto a effettuare controlli interni e attuare misure tecniche urgenti per risolvere la criticità. L’ordinanza resterà in vigore fino alla verifica di nuovi risultati analitici.

Per ulteriori dettagli, consulta l’ordinanza completa sul sito ufficiale del Comune di Montoro.


Cosa Prevede l’Ordinanza

A tutela della salute pubblica, il Comune di Montoro ha disposto:

  1. Divieto immediato di utilizzo dell’acqua per consumo umano su tutto il territorio comunale fino a nuove comunicazioni.
  2. Monitoraggio costante da parte degli enti preposti, con prelievi replicati dopo gli interventi tecnici da parte di Alto Calore Servizi.
  3. Diffusione dell’ordinanza attraverso:

    • Pubblicazione sull’albo pretorio online;
    • Sito internet del Comune di Montoro;
    • Divulgazione tramite organi di informazione e affissione in luoghi pubblici.


Le Comunicazioni Ufficiali

L’ordinanza è stata notificata ai seguenti enti:

  • Prefettura di Avellino
  • ARPAC Avellino
  • Ente Idrico Campano
  • Istituti scolastici locali
  • Comando dei Carabinieri di Montoro e Forestale di Forino
  • Alto Calore Servizi SpA e Dipartimento di Prevenzione ASL Avellino.

Avvertenze alla Popolazione

Si raccomanda ai cittadini di attenersi strettamente al divieto d’uso dell’acqua per scopi potabili e alimentari, fino a revoca dell’ordinanza. Il Comune declina ogni responsabilità derivante da eventuali violazioni della disposizione.


Prossimi Aggiornamenti

Le autorità locali, in collaborazione con l’ASL e l’Alto Calore Servizi SpA, continueranno a monitorare la situazione. Ulteriori informazioni verranno comunicate alla cittadinanza non appena disponibili.

Per ulteriori dettagli, consulta l’ordinanza completa sul sito ufficiale del Comune di Montoro.




Preoccupazioni per il Dragaggio del Fiume Sarno a Novembre: Rischi Ambientali e Logistici



Introduzione

Il dragaggio del fiume Sarno, in particolare del tratto del Rio Sguazzatorio, è previsto per novembre 2024. Tuttavia, questa operazione suscita forti preoccupazioni sia per le condizioni meteorologiche che per i rischi ambientali associati. In questo articolo, approfondiamo i motivi per cui il Corpo Civico Nazionale delle Sentinelle dei Bacini Idrografici Italiani (CNSBII) ha deciso di agire e segnalare il problema alle autorità competenti.

Il Progetto di Dragaggio del Sarno

Il progetto di ripristino della funzionalità idraulica del fiume Sarno fa parte di un piano strategico di riqualificazione ambientale e contrasto al rischio idraulico, approvato dalla Giunta Regionale della Campania nel 2023. Il primo stralcio dei lavori, che riguarda il dragaggio del Rio Sguazzatorio, è stato programmato per novembre, ma l’esecuzione in questo periodo potrebbe risultare problematica.

Le Preoccupazioni del CNSBII

Il CNSBII ha sollevato numerose preoccupazioni relative ai rischi del dragaggio nel periodo autunnale, che è caratterizzato da:

  • Condizioni meteorologiche avverse: Novembre è un mese di piogge abbondanti e aumenta il rischio di piene. L’esecuzione dei lavori in tali condizioni potrebbe non solo risultare inefficace ma anche pericolosa.
  • Impatto ambientale: Nonostante le analisi abbiano declassificato la pericolosità dei sedimenti, il rilascio di sostanze inquinanti durante il dragaggio potrebbe compromettere ulteriormente l’ecosistema.
  • Complicazioni logistiche: Le operazioni di dragaggio richiedono l’utilizzo di mezzi pesanti e manovre complesse che, in un periodo di piena, rischiano di essere rallentate o compromesse.

L’Intervento del CNSBII

In qualità di coordinatore del CNSBII, Michele Buscè ha inviato una richiesta formale al Prefetto di Salerno per valutare la sospensione temporanea dei lavori di dragaggio e spostarli a un periodo più favorevole, come la prossima estate. Questa decisione permetterebbe di minimizzare i rischi per l’ambiente e garantire l’efficacia dell’intervento.

Cosa Succederà Ora?

Il CNSBII continuerà a monitorare la situazione e collaborare con le autorità locali per garantire che il dragaggio del fiume Sarno venga eseguito in condizioni ottimali e nel rispetto dell’ambiente. Rimani aggiornato sul nostro sito per ulteriori sviluppi.

Call to Action

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Accertamento Urgente Richiesto sugli Scarichi C31TLA35 e C31TLA36 nel Progetto “Energie per il Sarno”



Il Corpo Civico Nazionale delle Sentinelle dei Bacini Idrografici Italiani (C.N.S.B.I.I.) ha recentemente presentato una richiesta formale di accertamento riguardante la mancata chiusura degli scarichi C31TLA35 e C31TLA36, situati nei comuni di Mercato San Severino e Roccapiemonte. Questa azione si inserisce nel più ampio contesto del progetto “Energie per il Sarno”, che mira a tutelare le acque e gli ecosistemi collegati al fiume Sarno.

Il problema degli scarichi

Torrente Solofrana che scorre con acque trasparenti
Torrente Solofrana che scorre con acque trasparenti

Gli scarichi C31TLA35 e C31TLA36, identificati nella mappa interattiva del portale ufficiale www.energieperilsarno.it, sono stati individuati come fonti di inquinamento per il torrente Solofrana, che sfocia successivamente nell’Alveo Comune Nocerino, nel fiume Sarno, e infine nella Baia di Castellammare di Stabia. Nonostante la scadenza per la loro chiusura fosse fissata al 30 luglio 2022, questi scarichi continuano a riversare acque reflue, provocando un impatto negativo sull’ambiente e sulla salute pubblica.

Monitoraggio e analisi del C.N.S.B.I.I.

Durante un sopralluogo effettuato il 18 settembre 2024, il C.N.S.B.I.I. ha rilevato la presenza di acque marroni provenienti dagli scarichi, destando preoccupazioni circa la qualità delle acque e il loro impatto sugli ecosistemi naturali. Queste osservazioni sono state accompagnate da una richiesta di indagine sugli scarichi industriali delle aziende conserviere presenti nell’area, con particolare attenzione ai processi di depurazione delle acque reflue.

Effetti sulla salute e sugli ecosistemi

Gli abitanti delle aree circostanti agli scarichi hanno subito per anni i miasmi causati dal continuo flusso di acque reflue, manifestando sintomi di stanchezza fisica ed emotiva. A fronte di queste situazioni, il C.N.S.B.I.I. ha richiesto l’intervento urgente delle autorità sanitarie locali per valutare l’impatto sulla salute pubblica. Inoltre, è stata sollecitata la pubblicazione di informazioni trasparenti sugli interventi pianificati e le analisi ambientali sul portale ufficiale.

Richieste del C.N.S.B.I.I.

Tra le azioni richieste dal C.N.S.B.I.I. ci sono:

  1. Accertamento immediato della mancata chiusura degli scarichi;
  2. Indagini approfondite sulla gestione degli scarichi industriali;
  3. Monitoraggio ambientale coordinato lungo il corso d’acqua fino alla Baia di Castellammare di Stabia;
  4. Tutela della salute pubblica attraverso uno studio epidemiologico nelle aree interessate.

Conclusione

Il C.N.S.B.I.I. rimane a disposizione delle autorità competenti per collaborare e trovare soluzioni sostenibili, volte a proteggere gli ecosistemi fluviali e la salute delle comunità locali.




Il CNSBII Richiede la Relazione sulla Contaminazione del Rio Sguazzatorio



Un’Analisi Approfondita della Situazione del Rio Sguazzatorio

Il Rio Sguazzatorio, un importante corso d’acqua che attraversa il centro della città di Scafati, è stato al centro di preoccupazioni ambientali e sanitarie negli ultimi anni. La contaminazione Rio è diventata una questione cruciale, con la qualità delle sue acque che si è deteriorata, suscitando timori sia tra i cittadini sia tra le autorità locali. Numerose segnalazioni di fanghi e inquinanti presenti nelle sue acque hanno messo in luce il problema, sollevando questioni riguardanti la sicurezza ambientale e la salute pubblica.

Le Prime Analisi e il Coinvolgimento del Consorzio di Bonifica Integrale Sarno

Nel marzo 2023, il Consorzio di Bonifica Integrale – Comprensorio Sarno ha condotto un’indagine su incarico della Giunta Regionale della Campania, prelevando campioni di sedimenti nel tratto del fiume che attraversa il centro di Scafati. I campioni sono stati successivamente analizzati dal laboratorio GEOCONSULTLAB S.r.l., con risultati che hanno destato grande preoccupazione: la contaminazione Rio è stata confermata dai sedimenti, inizialmente classificati con il codice CER 170505* (fanghi di dragaggio contenenti sostanze pericolose) e con la classificazione di tossicità HP5 e cancerogenicità HP7.

Questi risultati hanno immediatamente sollevato allarme tra la popolazione e le istituzioni locali, poiché tale contaminazione rappresenta un potenziale rischio per la salute pubblica e per l’ambiente. Tuttavia, successivamente è stato segnalato un errore di battitura nelle analisi, che ha portato a una riclassificazione della pericolosità dei campioni. Nonostante ciò, il sospetto e le preoccupazioni riguardanti l’impatto della contaminazione Rio Sguazzatorio sulla popolazione non sono stati dissipati.

L’Incarico al Prof. Antonio Giordano: Una Svolta nella Valutazione del Rischio

Per fare luce sulla situazione e valutare in modo più approfondito le possibili ripercussioni sulla salute pubblica, il Comune di Scafati ha affidato il 13 settembre 2024 al Prof. Antonio Giordano un incarico di supporto scientifico a titolo gratuito. Il Prof. Giordano, figura di spicco nella ricerca contro il cancro, è stato incaricato di esaminare i sedimenti presenti nel Rio Sguazzatorio per determinare l’effettiva minaccia che la contaminazione Rio rappresenta per la popolazione locale.

La “Relazione Tecnico-Scientifica sulla Contaminazione dei Fanghi di Drenaggio del Rio Sguazzatorio”, redatta dal Prof. Giordano, rappresenta il fulcro di questa indagine. Tuttavia, nonostante la sua importanza per la valutazione dei rischi ambientali e sanitari, la relazione non è stata resa pubblica, lasciando irrisolte molte domande sulla reale situazione del Rio Sguazzatorio.

La Richiesta del CNSBII per la Trasparenza e la Tutela della Salute

In questo contesto, il Corpo Civico Nazionale delle Sentinelle dei Bacini Idrografici Italiani (CNSBII), guidato da Michele Buscè, ha avanzato una richiesta ufficiale per ottenere una copia integrale della relazione. La mancanza di trasparenza ha sollevato preoccupazioni non solo tra gli attivisti ambientali, ma anche tra la popolazione locale che vive nelle vicinanze del corso d’acqua. L’accesso a questa documentazione è fondamentale per garantire una corretta informazione pubblica e per adottare le misure necessarie a tutela della salute dei cittadini e dell’ambiente.

Destinatari della Richiesta e Coinvolgimento degli Enti Competenti

La richiesta del CNSBII è stata indirizzata al Comune di Scafati e, per conoscenza, sono stati coinvolti vari enti e organismi chiave tra cui:

  • Prefettura di Salerno: In qualità di ente di coordinamento in materia di protezione civile e sicurezza pubblica.
  • Consorzio di Bonifica Integrale Sarno: Direttamente coinvolto nella gestione dei corsi d’acqua e dei sedimenti.
  • Arpa Campania: Responsabile del monitoraggio ambientale.
  • Regione Campania – Assessorato all’Ambiente: Supervisione del progetto “Grande Progetto Fiume Sarno”.
  • SMA Campania: Incaricata della gestione di interventi di sicurezza e bonifica.
  • Gori S.p.A.: Gestore del servizio idrico integrato nell’area.
  • Segreteria Osservatori Civici Campania: Coordinamento delle attività di monitoraggio civico nell’area.

Importanza della Relazione per la Tutela dell’Ambiente e della Salute Pubblica

L’accesso alla relazione del Prof. Giordano è fondamentale per comprendere appieno la situazione della contaminazione Rio Sguazzatorio e valutare l’effettivo rischio per l’ambiente e la salute pubblica. Il CNSBII, che opera per la salvaguardia dell’ambiente e per promuovere un futuro in cui l’umanità possa vivere in armonia con la natura, ritiene che la divulgazione di queste informazioni sia un passo cruciale per affrontare le sfide ambientali attuali e adottare misure preventive adeguate.

Azioni Future e Impegno del CNSBII

Il CNSBII continuerà a monitorare attentamente la situazione del Rio Sguazzatorio e a promuovere la trasparenza e la partecipazione dei cittadini su temi di così grande importanza. È essenziale che le autorità locali e gli enti competenti collaborino per garantire la sicurezza ambientale e sanitaria dell’area interessata, adottando le misure necessarie per prevenire ulteriori danni.

Contattaci per Maggiori Informazioni

Per ulteriori dettagli e per sostenere questa iniziativa, il CNSBII resta a disposizione per qualsiasi chiarimento. Contattateci tramite PEC all’indirizzo cnsbii@pec.cnsbii.it.




Segnalazione di Incendio Doloso di Rifiuti nel Napoletano: L’Intervento del CNSBII



Il Corpo Civico Nazionale delle Sentinelle dei Bacini Idrografici Italiani (CNSBII) ha recentemente denunciato un sospetto incendio doloso di rifiuti verificatosi nel napoletano. L’incendio è avvenuto il 13 settembre 2024 in un’area rurale, ed è stato immediatamente segnalato dal CNSBII alle autorità competenti. Questa segnalazione sottolinea la necessità di una maggiore vigilanza e intervento contro i roghi di rifiuti che minacciano la salute pubblica e l’ambiente.

Dettagli dell’Incendio:
L’incendio è scoppiato in un casotto isolato situato in un’area rurale. Nonostante le difficoltà nella localizzazione dell’area a causa della natura remota del luogo, il CNSBII è riuscito a trasmettere tutte le informazioni necessarie alle autorità tramite il numero di emergenza 112. La situazione è stata prontamente segnalata come potenziale incendio doloso di rifiuti, vista la presenza di elementi riconducibili a questa pratica illecita.

Richiesta di Chiarimenti e Azione:
In seguito alla segnalazione, il CNSBII ha richiesto alle autorità locali e ai Vigili del Fuoco un riscontro dettagliato sulle procedure attivate per la gestione dell’incendio. In particolare, sono state sollecitate informazioni riguardanti:

  1. L’individuazione e la tipologia dell’incendio.
  2. Le procedure di messa in sicurezza dell’area.
  3. L’identificazione dei materiali combusti.
  4. La verifica della presenza di telecamere di sorveglianza.
  5. Gli eventuali sopralluoghi effettuati.

L’Impegno del CNSBII nella Lotta ai Roghi di Rifiuti:
Il CNSBII opera costantemente per monitorare e denunciare attività illecite come l’abbandono e il rogo di rifiuti, fenomeni che purtroppo sono ancora troppo diffusi in Campania. Attraverso il coinvolgimento delle autorità e la collaborazione con i cittadini, l’organizzazione mira a prevenire questi atti che causano danni irreparabili all’ambiente e alla salute delle comunità locali.

Come Segnalare Roghi e Incendi di Rifiuti:
I cittadini sono invitati a segnalare tempestivamente qualsiasi sospetto di incendio doloso o roghi di rifiuti attraverso i canali ufficiali, come il sito del CNSBII (www.cnsbii.it). Ogni segnalazione contribuisce a rafforzare la tutela ambientale e a garantire interventi più rapidi ed efficaci.

Unisciti alla Lotta contro i Roghi di Rifiuti:
Il CNSBII chiede alle autorità un riscontro dettagliato riguardo agli sviluppi dell’incendio e agli interventi effettuati, auspicando una maggiore collaborazione per prevenire e combattere questi fenomeni illeciti. La lotta contro i roghi di rifiuti è una sfida che richiede l’impegno di tutti per proteggere il nostro ambiente e la nostra salute.




Abbandono Illecito di Rifiuti nel Matese: Intervento del CNSBII per la Tutela dell’Area Protetta



L’area montuosa del Matese, una delle zone naturali più pregiate della Campania, è stata recentemente oggetto di una segnalazione da parte del Corpo Civico Nazionale delle Sentinelle dei Bacini Idrografici Italiani (CNSBII). L’organizzazione ha denunciato la presenza di rifiuti abbandonati nei pressi del Rifugio Valle Santa Maria, a 1390 metri di altitudine nel Comune di Castello Matese. Questa pratica, che viola le normative vigenti sulla tutela ambientale, rappresenta un serio rischio per l’integrità di questa area naturale protetta.

I Rischi Ambientali nel Parco del Matese:
L’abbandono illecito di rifiuti in aree naturali protette come il Parco Regionale del Matese ha un impatto devastante sull’ecosistema. I rifiuti segnalati includono materiali di grandi dimensioni come mobili, terreno di scavo e altri rifiuti solidi, che deturpano il paesaggio e possono provocare la contaminazione del suolo. Secondo la Legge Regionale N. 33/1993, che disciplina la tutela dei parchi e delle riserve naturali in Campania, l’abbandono di rifiuti in queste zone costituisce una grave violazione delle misure di conservazione. La tutela di tali aree è fondamentale per preservare la biodiversità e garantire un ambiente sano per le generazioni future.

Dettagli della Segnalazione del CNSBII:
Il CNSBII ha effettuato la segnalazione il 16 settembre 2024, indicando la presenza di rifiuti abbandonati rilevati il 14 settembre 2024 nei pressi del Rifugio Valle Santa Maria. L’organizzazione ha fornito le coordinate precise del luogo e ha richiesto un intervento urgente per la rimozione dei rifiuti e la messa in sicurezza dell’area. Attraverso un’analisi temporale basata su immagini satellitari aggiornate al 2022 e 2023, è stato possibile stabilire che l’abbandono dei rifiuti è avvenuto dopo maggio 2023.

Un cumulo di terra e detriti abbandonati accanto a un edificio in pietra. Sono visibili anche rifiuti ingombranti, come divani e altri materiali, sul terreno erboso
Rifiuti ingombranti e materiali di scarto abbandonati vicino a un edificio nel Parco Regionale del Matese.

Richiesta di Intervento e Collaborazione con le Autorità:
La segnalazione è stata inoltrata alla Polizia Locale di Castello Matese, alla Prefettura di Napoli e ad altri enti competenti, tra cui il Parco Regionale del Matese e SMA Campania. Il CNSBII ha richiesto di:

  1. Avviare un accertamento urgente della situazione.
  2. Applicare le sanzioni amministrative previste dalla normativa regionale ai responsabili dell’abbandono dei rifiuti.
  3. Coinvolgere il Parco Regionale del Matese per l’intervento di bonifica e tutela dell’area.
  4. Verificare la presenza di sistemi di videosorveglianza per identificare i responsabili.
  5. Installare ulteriori sistemi di monitoraggio per prevenire futuri abbandoni di rifiuti.

L’Importanza della Protezione del Matese:
Il Parco Regionale del Matese è una delle aree naturali più preziose della Campania, caratterizzata da una biodiversità unica e da paesaggi di grande valore. L’abbandono dei rifiuti in questa zona non solo rappresenta un danno ambientale, ma compromette anche l’esperienza dei visitatori e l’integrità del patrimonio naturale. La collaborazione tra istituzioni, organizzazioni civiche come il CNSBII e cittadini è essenziale per garantire la protezione di questi luoghi.

Come Segnalare Casi di Abbandono Illecito di Rifiuti:
Il CNSBII incoraggia i cittadini a contribuire alla tutela dell’ambiente segnalando situazioni di abbandono illecito di rifiuti. Le segnalazioni possono essere inviate attraverso il sito ufficiale del CNSBII (www.cnsbii.it) o contattando le autorità competenti. La protezione del territorio è una responsabilità condivisa e ogni segnalazione può fare la differenza.

Unisciti all’Impegno per il Matese:
Il CNSBII chiede di essere aggiornato sugli sviluppi del caso e sulle azioni intraprese, al fine di monitorare l’evoluzione della situazione e collaborare attivamente con le autorità locali per la tutela dell’area. Proteggere il Matese significa proteggere una parte importante del patrimonio naturale della Campania.




Emergenza Rifiuti a Benevento: Intervento del CNSBII



Aggiornamenti sull’abbandono illecito di rifiuti in Contrada Separone, Airola

Il CNSBII ha ricevuto buone notizie dalla Città di Airola riguardo alla segnalazione di abbandono illecito di rifiuti in Contrada Sepalone. A seguito dell’accertamento sul campo, le autorità locali hanno avviato un procedimento amministrativo per l’emanazione di un’ordinanza sindacale, mirata alla rimozione dei rifiuti abbandonati, in conformità all’art. 192 del Decreto Legislativo 152/2006. Il CNSBII continuerà a monitorare l’evoluzione della situazione e a collaborare con le autorità competenti per garantire la protezione dell’ambiente.

La provincia di Benevento, come molte altre aree della Campania, sta affrontando una crescente emergenza legata all’abbandono illecito di rifiuti. Questo problema ha un impatto significativo sull’ambiente locale, con ripercussioni sulla salute pubblica e sulla sicurezza. In risposta a questa situazione critica, il Corpo Civico Nazionale delle Sentinelle dei Bacini Idrografici Italiani (CNSBII) è intervenuto con una nuova segnalazione riguardante l’accumulo di rifiuti pericolosi in un’area rurale del territorio.

I Rischi Ambientali in Provincia di Benevento:
L’abbandono dei rifiuti è un fenomeno che affligge diverse zone della provincia di Benevento. Secondo il rapporto dell’Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale della Campania (ARPAC), nel 2023 sono stati registrati 741 casi legati ai rifiuti. Inoltre, ci sono stati 142 interventi nella “Terra dei Fuochi”​(arpac-in-cifre). Questi dati sottolineano la gravità del problema e il rischio costante di contaminazione e incendi, fenomeni già tristemente noti in questa regione. I rifiuti abbandonati includono spesso materiali altamente infiammabili, come guaine bituminose e frammenti di poliuretano, oltre a rifiuti ingombranti come materassi, aumentando il rischio di innesco di incendi e danni all’ecosistema locale.

Dettagli della Segnalazione del CNSBII:
Il CNSBII ha recentemente denunciato un caso specifico di abbandono illecito di rifiuti in un’area rurale della provincia di Benevento. Tra i rifiuti segnalati figurano materiali da costruzione e rifiuti solidi urbani, accumulati in prossimità di aree verdi. La presenza di questi materiali rappresenta non solo un degrado ambientale, ma anche un potenziale innesco per incendi, un problema che ha già colpito questa zona in passato.

Testimonianze e Documentazione:
Giulia, una volontaria del CNSBII, ha dichiarato: “Abbiamo ricevuto segnalazioni dai residenti preoccupati per la situazione. La presenza di questi rifiuti rende l’area un pericolo, specialmente durante i mesi più caldi, quando il rischio di incendi è elevato.” Sono state raccolte prove fotografiche e testimonianze locali che confermano la situazione allarmante e la necessità di un intervento immediato.

Richiesta di Intervento e Collaborazione con le Autorità:
Il CNSBII ha richiesto alle autorità locali un intervento tempestivo per l’accertamento della situazione e la rimozione dei rifiuti, sottolineando l’importanza della messa in sicurezza dell’area. In collaborazione con gli enti preposti, l’obiettivo è ridurre il rischio di incendi e prevenire ulteriori danni ambientali. Questa azione fa parte dell’impegno continuo del CNSBII per la tutela dei bacini idrografici e dell’ambiente in Campania.

L’Importanza della Segnalazione da Parte dei Cittadini:
Il CNSBII invita i cittadini a partecipare attivamente alla tutela dell’ambiente. Segnalare i casi di abbandono illecito di rifiuti è fondamentale per proteggere il territorio. I cittadini possono segnalare situazioni sospette attraverso il sito ufficiale del CNSBII (www.cnsbii.it) o contattando direttamente le autorità locali. La collaborazione tra comunità e organizzazioni civiche è essenziale per contrastare efficacemente il fenomeno e preservare la qualità dell’ambiente.

Dati e Impatto dell’Abbandono dei Rifiuti:
Il rapporto dell’ARPAC evidenzia l’urgente necessità di affrontare la questione dei rifiuti in Campania, evidenziando 4112 sopralluoghi e 5086 attività tecniche-istruttorie nel corso dell’anno​ (arpac-in-cifre). L’abbandono dei rifiuti può portare al rilascio di sostanze tossiche nel suolo e nelle acque sotterranee, causando un impatto negativo sugli ecosistemi e sulla salute della popolazione locale. È fondamentale continuare a sensibilizzare l’opinione pubblica e ad attuare misure di prevenzione per proteggere il nostro ambiente.

Unisciti all’Impegno per l’Ambiente:
Il CNSBII incoraggia tutti a rimanere vigili e a contribuire attivamente alla salvaguardia dell’ambiente. Ogni segnalazione può fare la differenza. Insieme, possiamo lavorare per un futuro in cui l’abbandono dei rifiuti sia solo un ricordo e il nostro territorio possa prosperare in sicurezza e armonia.




Il CNSBII Sollecita Screening Sanitario e Monitoraggio Ambientale per le Aree di Solofra e Montoro

Il Corpo Civico Nazionale delle Sentinelle dei Bacini Idrografici Italiani (CNSBII), attraverso il suo Coordinatore Nazionale, ha avanzato una richiesta urgente di screening sanitario e monitoraggio ambientale per le aree di Solofra e Montoro, colpite da una grave contaminazione delle falde acquifere profonde. Le indagini hanno rivelato la presenza di metalli pesanti come Arsenico, Piombo, Cromo VI, e altre sostanze pericolose, tra cui composti organici volatili (VOC), che rappresentano un serio rischio per l’ambiente e per la salute della popolazione locale e dei lavoratori.

L’intervento del CNSBII: Un Impegno per la Salute Pubblica

Il CNSBII ha inviato la richiesta il 9 agosto 2024 alle principali autorità competenti, tra cui l’ARPAC e l’ASL di Avellino, chiedendo un intervento tempestivo per affrontare i rischi sanitari e ambientali. Il Piano di Caratterizzazione della Regione Campania ha già evidenziato livelli di contaminazione significativi, con implicazioni che potrebbero estendersi anche ai comuni limitrofi.

“La nostra priorità è garantire che la popolazione di Solofra e Montoro sia adeguatamente protetta dai rischi legati alla contaminazione delle risorse idriche. La situazione è grave e richiede un’azione immediata da parte di tutte le autorità competenti,” ha dichiarato Michele Buscè, Coordinatore Nazionale del CNSBII.

Risposta dell’ARPAC: Un Quadro Analitico Completo, ma Serve di Più

L’ARPAC, nella sua comunicazione del 22 agosto 2024, ha confermato che le attività di monitoraggio ambientale sono attualmente in corso, ma ha dichiarato che non ci sono abbastanza elementi per giustificare ulteriori campagne di monitoraggio straordinario. L’ARPAC ha ribadito che il monitoraggio della qualità dell’aria è effettuato regolarmente nella zona industriale di Solofra, con una centralina fissa e un laboratorio mobile.

Tuttavia, l’ARPAC si è limitata agli aspetti tecnici e analitici, senza esprimere giudizi sulle implicazioni sanitarie, lasciando questo aspetto di competenza dell’ASL di Avellino.

Silenzio dell’ASL di Avellino: Necessario un Sollecito

Ad oggi, l’ASL di Avellino non ha fornito alcun riscontro alla richiesta di avviare uno screening sanitario, nonostante siano passati oltre 30 giorni. Il CNSBII ha quindi inviato un sollecito formale, sottolineando l’importanza di monitorare la salute della popolazione e dei lavoratori esposti a contaminanti tossici.

“Ci aspettiamo che l’ASL intervenga prontamente, poiché la tutela della salute pubblica è una priorità assoluta,” ha aggiunto Buscè.

Call to Action: Unisciti a Noi nella Richiesta di Azione

La situazione attuale richiede il coinvolgimento di tutta la comunità. Invitiamo i cittadini a:

  • Firmare la petizione per sollecitare l’ASL di Avellino ad avviare immediatamente gli screening sanitari necessari.
  • Contattare le autorità locali e chiedere un intervento rapido e deciso per la tutela della salute pubblica.

La petizione è in attesa di approvazione dal SENATO.

Aggiornamenti Costanti: Il CNSBII al Servizio della Comunità

Il CNSBII continuerà a monitorare la situazione e fornirà aggiornamenti continui sui progressi. Invitiamo i lettori a seguire il nostro sito per rimanere informati sugli sviluppi

Immagini e Grafici




Rifiuti Abusivi nelle Opere Idrauliche: Il CNSBII Segnala i Rischi di Inquinamento e Alluvioni

Discariche Abusive nelle Opere Idrauliche Post-Frana: Un Rischio per l’Ambiente e la Sicurezza Pubblica

Durante un’ispezione condotta dagli Osservatori Civici Campania, in collaborazione con il CNSBII (Corpo Civico Nazionale delle Sentinelle dei Bacini Idrografici Italiani), sono stati individuati numerosi siti di abbandono di rifiuti nelle opere idrauliche realizzate dopo la frana del 1998 a Sarno. La situazione rilevata è preoccupante: oltre 50 metri cubi di rifiuti sono stati scoperti lungo i canali di drenaggio, rappresentando una grave minaccia per la sicurezza idrogeologica e la salute pubblica.

Un Degrado Preoccupante: i Dati dell’Ispezione

L’area ispezionata include opere di fondamentale importanza per la difesa idraulica, oggi soffocate da un cumulo di rifiuti che comprende plastica, vetro, elettrodomestici dismessi, e materiali tossici. Questi rifiuti, oltre a deturpare il paesaggio, bloccano il corretto deflusso dell’acqua, aumentando il rischio di inondazioni durante le piogge.

Gli effetti sull’ambiente sono devastanti: la decomposizione dei rifiuti tossici inizia un lento processo di contaminazione del suolo e delle falde acquifere, esponendo la popolazione a rischi di salute, tra cui malattie respiratorie e altre patologie legate all’inquinamento.

Le Testimonianze e il Ruolo degli Osservatori Civici

Michele Buscè, coordinatore del CNSBII, ha rilasciato la seguente dichiarazione:
“È inaccettabile che opere fondamentali per la sicurezza idraulica siano trasformate in discariche abusive. Le autorità locali e nazionali devono intervenire immediatamente per bonificare queste aree e prevenire ulteriori danni ambientali. I nostri volontari hanno segnalato la situazione tramite l’app SMA Campania, evidenziando la gravità del problema.”

Questa iniziativa rientra nell’attività di monitoraggio degli Osservatori Civici Campania, che lavorano in sinergia con la Prefettura di Napoli, guidata dal Viceprefetto Ciro Silvestro, responsabile del contrasto ai roghi di rifiuti. Grazie al rinnovo del Protocollo di Collaborazione con la Prefettura, il CNSBII e gli Osservatori Civici hanno intensificato le segnalazioni e le attività di monitoraggio dei siti inquinati.

Le Conseguenze per la Salute Pubblica e l’Ambiente

Oltre ai pericoli immediati di alluvioni, l’abbandono indiscriminato dei rifiuti crea un ambiente favorevole alla diffusione di malattie. La presenza di materiali tossici come plastica e metalli pesanti può comportare conseguenze a lungo termine per l’ambiente e per la salute delle comunità locali.

I rifiuti abbandonati in aree strategiche per la sicurezza idraulica devono essere rimossi con urgenza, al fine di ripristinare il corretto funzionamento delle opere e prevenire ulteriori rischi.

Chiamata all’Azione: La Partecipazione dei Cittadini

I cittadini possono fare la differenza! Vi invitiamo a segnalare prontamente qualsiasi caso di discariche abusive attraverso l’app SMA Campania o contattando direttamente gli Osservatori Civici Campania. Insieme possiamo fermare questo degrado e proteggere il nostro territorio dalle catastrofi ambientali e dai rischi per la salute pubblica.




Gestione Acque Clorate da Gori S.p.A.: Risposta al CNSBII



Introduzione

Nel contesto della crescente preoccupazione per la qualità dell’acqua e la tutela dell’ambiente naturale, il Corpo Civico Nazionale delle Sentinelle dei Bacini Idrografici Italiani (CNSBII) ha recentemente posto domande significative a Gori S.p.A., un’azienda responsabile della gestione dell’acquedotto che alimenta il Rio Foce, un affluente del fiume Sarno. L’obiettivo era comprendere la gestione delle acque clorate nell’acquedotto e le misure adottate per garantire la qualità dell’acqua nel Rio Foce.

La Richiesta del CNSBII

Nella lettera inviata da Michele Buscé, Coordinatore Nazionale del CNSBII, erano contenute quattro domande chiave:

  1. Processo di Clorazione: Il CNSBII ha chiesto dettagli sul processo di clorazione delle acque nell’acquedotto, inclusi informazioni sulla quantità di cloro utilizzata, il metodo di clorazione e la frequenza di aggiunta del cloro.
  2. Declorazione delle Acque: Si è domandato se venissero adottate misure di declorazione delle acque prima dell’immissione nel Rio Foce.
  3. Concentrazione Massima di Cloro: È stata posta una domanda sulla concentrazione massima di cloro consentita nell’acqua immessa nel Rio Foce in conformità alle normative vigenti.
  4. Monitoraggio della Qualità dell’Acqua: Infine, è stata richiesta informazioni sulla frequenza e sui metodi di monitoraggio della qualità dell’acqua nel Rio Foce.

La Risposta di Gori S.p.A.

In risposta alle domande del CNSBII, Gori S.p.A. ha fornito dettagli importanti sulla gestione delle acque nell’acquedotto e nel Rio Foce. L’azienda ha specificato che le acque non utilizzate per l’accumulo o l’immissione nella rete acquedottistica vengono rilasciate nel Rio Foce senza subire alcun trattamento, mantenendo le stesse caratteristiche della sorgente. Inoltre, la disinfezione dell’acqua prelevata dalla Sorgente di S.M. La Foce avviene mediante l’aggiunta continua di Biossido di Cloro con un dosaggio prestabilito.

Conclusioni

Sulla base delle informazioni fornite da Gori S.p.A., sembra che l’acqua non venga clorata prima dell’immissione nel Rio Foce. Pertanto, le preoccupazioni sulla declorazione delle acque e sulla concentrazione massima di cloro possono essere superate. Tuttavia, il CNSBII continua a vigilare sulla gestione delle acque e sulla qualità dell’ambiente naturale.

Questa interazione mette in evidenza l’importanza della trasparenza e della collaborazione tra organizzazioni ambientali e aziende per garantire la tutela delle risorse idriche e dell’ecosistema circostante. La ricerca di ulteriori informazioni e la comunicazione aperta rimangono fondamentali per il raggiungimento di un ambiente sano e sostenibile.




In agosto i Sindaci contro l’inquinamento del Fiume Sarno



Emergenza inquinamento nel territorio di Scafati: Una richiesta di coordinamento alle istituzioni locali

Scafati, 9 Agosto 2023 – L’allarme inquinamento nel territorio di Scafati suona sempre più forte. Pasquale Aliberti, sindaco di Scafati, ha sollevato seri dubbi sulla situazione delle esalazioni malsane provenienti dal fiume Sarno e dai suoi affluenti, che stanno mettendo a repentaglio la salute dei cittadini e l’equilibrio ambientale. “Ogni anno, con l’arrivo dell’estate, molte zone del nostro territorio subiscono le esalazioni provenienti dal Fiume Sarno e dai suoi canali – spiega Aliberti – I nostri concittadini sono costretti a rinchiudersi in casa e in alcuni casi addirittura a ricorrere alle cure ospedaliere. Questa emergenza sanitaria richiede un’azione coordinata e preventiva da parte di tutti gli attori coinvolti.”

Il sindaco ha invocato la creazione di una cabina di regia permanente presso la Prefettura di Salerno per coordinare le azioni dei vari enti preposti al controllo ambientale. Aliberti ha indicato la necessità di coinvolgere Organismi di Polizia Giudiziaria, Enti Locali, il Consorzio di Bonifica Integrale e altre organizzazioni, al fine di adottare strategie efficaci per affrontare il problema e limitare le ripercussioni sulla salute pubblica.

Questo appello per un coordinamento istituzionale mira a creare un approccio unitario per risolvere l’emergenza, attraverso una programmazione condivisa che possa prevenire o almeno ridurre significativamente le esalazioni dannose. Il coinvolgimento di tutte le parti interessate è essenziale per affrontare questa sfida complessa e proteggere la salute dei cittadini.

Inquinamento del canale Fosso Imperatore a San Valentino Torio: Una lotta congiunta per la tutela dell’ambiente

San Valentino Torio, 11 Agosto 2023 – Nel tentativo di contrastare l’inquinamento del Canale Fosso Imperatore, il Comune di San Valentino Torio ha condotto un sopralluogo congiunto con il Consorzio di Bonifica e i Carabinieri locali. Il sindaco Michele Strianese, insieme all’Assessore all’Ambiente Pasqualina Garofalo e ad altre autorità, ha ispezionato il Canale Fosso Imperatore, testimoniando direttamente la situazione critica.

L’inquinamento del canale rappresenta una minaccia diretta per l’ecosistema circostante e la salute pubblica dei residenti. Nel corso dell’ispezione, sono state raccolte prove visive e campioni d’acqua che attestano la gravità del problema. Il coinvolgimento delle forze dell’ordine e delle autorità locali dimostra un impegno concreto per affrontare l’emergenza ambientale.

Il sindaco Strianese ha lanciato un appello agli industriali responsabili degli scarichi nel canale, esortandoli a rispettare rigorosamente le leggi ambientali e a considerare l’ambiente e la salute pubblica come priorità assolute. Questo sforzo congiunto per indagare sull’inquinamento e intraprendere azioni correttive è un passo significativo verso la salvaguardia dell’ecosistema locale e il benessere dei cittadini.

Controllo dell’inquinamento nel Canale Fosso Imperatore a Nocera Inferiore: Una lotta continua per la qualità dell’acqua

Nocera Inferiore, 11 Agosto 2023 – Le autorità locali di Nocera Inferiore hanno intensificato gli sforzi per affrontare l’inquinamento nel Canale Fosso Imperatore. In attesa del completamento dei lavori di rete fognaria e di altre misure preventive, la Polizia Locale e l’Ufficio Ambiente del Comune hanno eseguito prelievi di campioni d’acqua dagli scarichi industriali. Questa azione è finalizzata a comprendere appieno l’entità dell’inquinamento durante un periodo di intensa attività produttiva.

Questi sforzi dimostrano un impegno continuo nel monitorare e affrontare l’inquinamento idrico. La raccolta e l’analisi dei campioni d’acqua aiuteranno a identificare le fonti di inquinamento e a implementare misure adeguate per proteggere la qualità dell’acqua e l’ambiente circostante.

Progressi nel risanamento del fiume Sarno: Una speranza per l’ecosistema fluviale

Nocera Inferiore, 10 Agosto 2023La chiusura dello scarico di via Dentice D’Accadia a Nocera Inferiore nel torrente Solofrana. Nuovi passi avanti nel risanamento del bacino idrografico del fiume Sarno sono stati compiuti grazie all’azione di Gori, l’azienda responsabile dei lavori di completamento della rete fognaria. Lo scarico diretto nel torrente Solofrana è stato chiuso, rappresentando un importante passo in avanti nel processo di depurazione del fiume.

Questa iniziativa fa parte di un piano più ampio denominato “Energie per il Sarno“, che mira a ridurre l’inquinamento del fiume attraverso una serie di interventi mirati. Il piano prevede la chiusura di numerosi scarichi inquinanti entro il 2025 e l’estensione dei servizi di fognatura e depurazione a un vasto numero di abitanti.

L’impegno di Gori e delle autorità locali nell’affrontare l’inquinamento del fiume Sarno rappresenta un passo importante verso il ripristino dell’ecosistema fluviale e la tutela della salute pubblica. Il coinvolgimento attivo delle istituzioni e la trasparenza nei progressi compiuti sono elementi chiave per affrontare con successo le sfide ambientali.




Alluvioni a Nola: un viaggio storico tra devastazioni e rinascita attraverso le bonifiche



Introduzione di Michele Buscè
In questo affascinante articolo, Alfredo Franco ripubblica un estratto dell’opera “Nola” del letterato nolano Ambrogio Leone, in cui si racconta la storia della città e la sua lotta contro le devastanti alluvioni che la perseguitarono nel XV secolo. Con uno sguardo attento alla necessità di preservare i suoli e garantire un deflusso sicuro delle acque montanee, Leone ci invita a riflettere sulla forza distruttiva delle inondazioni e sulle soluzioni adottate per contrastarle. Tra le pagine di storia, scopriremo gli sforzi di bonifica intrapresi dalla Corona e dalla comunità locale, che portarono a una riconquista della terra e alla rinascita dell’agricoltura nella piana del Clanio. Un viaggio nel passato che ci mostra come la determinazione umana possa trasformare una calamità in una nuova opportunità di crescita e prosperità.



Le alluvioni a Nola: uno sguardo storico sulle calamità naturali

Sulle pagine del CNSBII si è già affrontato in modo sistematico l’impatto delle alluvioni nell’arco appenninico e subappenninico. L’invito a dare un contributo in merito, partendo da una prospettiva storica, mi dà modo di ripubblicare, rimaneggiato, uno stralcio specifico tratto da una opera più ampia (si veda in bibliografia “Studi Storici Sarnesi 3”).

Il letterato nolano Ambrogio Leone, medico e filosofo, membro dell’Accademia Aldina di Venezia, ormai lontano dalla patria nel primo decennio del Cinquecento stendeva la sua opera Nola. In essa ripercorreva la storia della sua città e anche la sua particolarissima storia naturale. Il sito infatti è stato sempre esposto alle colate di fango che provenivano dalle vicine montagne avellane e, per l’autore rinascimentale, era di fondamentale importanza che gli alvei si mantenessero sgombri dalle terre o altri ostacoli al decorso delle acque, essendo stato sia testimone diretto sia raccoglitore di memorie molto più antiche relative alla forza dirompente dell’alluvione.

I due grossi eventi alluvionali ricordati da Leone colpirono la città campana tra gli anni Venti e Trenta del XV secolo e nel mese di marzo del 1504. Quest’ultimo fu tale da imprimere nella coscienza cittadina un profondo senso di inquietudine se almeno due epigrafi lo ricordarono ammonendo i posteri. Ci resta questa cronaca dettagliata di Notargiacomo:

«Del mese de frebaro dicti anni 1504. sparò una boccha d’acqua sopra la Cità de Nola dove che annegò de multi terreni de Nola, sì anco erano quasi pieni li fossi, puzi et sepulture de Nola; et de dicta acqua se nne beveano et facevano el pane adeo che in li fossi et terreni si ’nce crearo multa quantità de pissi et per dicte cause ’nde morero da sey milia persune; la quale acqua correva dove ne cascaro doy case de Nola»

Alluvioni a Nola: un viaggio storico tra devastazioni e rinascita attraverso le bonifiche
Schematizzazione della conca in cui ricade l’Agro nolano dall’opera Nola di Ambrogio Leone (1514)

Ambedue i testi indugiano sulla necessità di avere accortezza nel far defluire le acque montanee a tutela dei suoli, ricordando come la frana colpì la città entrando da Porta Vicanziana e lasciando dietro di sé una grande quantità di danni. Nell’estate seguente una letale epidemia ridusse la popolazione tanto che fu abbandonata ogni attività e gli abitanti, temendo il contagio, trovarono rifugio o nelle campagne circostanti o sulla collina di Cicala.

I sacerdoti annotarono a meno di un lustro di distanza dall’evento che la zona devastata si estendeva per oltre 500 passi verso il Vesuvio e che perirono circa 8000 persone. La stima della mortalità comprende anche i casali dei dintorni. E anche nella cronachistica cittadina si rinnova l’ammonimento al Lettore mettendolo in guardia dalla calamità: «Quindi salva te stesso e i tuoi cari»!

Per arginare lo sfollamento e contrastare la carestia il capitano attivò altri due mulini. Si cercava di evitare che ulteriori condizioni di contagio potessero propagarsi e di riportare la popolazione all’interno della città. Questo non fu il solo atto concreto da parte della Corona a favore dei nolani: il re Cattolico infatti nel 1507 rinnovò alla città e ai singoli cittadini tutti i privilegi commerciali già concessi dai re Aragonesi ed ulteriori sgravi furono concessi.

Bonifiche e risanamento ambientale: la lotta contro le inondazioni nella storia di Nola

In effetti lo strumento dello sgravio fiscale era l’unico e più immediato mezzo di sussidio nelle mani del re a favore delle popolazioni disagiate, essendo impensabili per la gravità dei tempi nuovi lavori di risistemazione degli alvei attorno alla città. Questa manutenzione fu in gran parte proseguita dai privati e, solo a fine secolo, condotta in modo concreto e sistematico non soltanto in prossimità delle mura nolane ma in tutta la piana del Clanio. Il progetto di risanamento ambientale dell’area, attuato in varie riprese tra il 1539 ed il 1561, subì diverse battute d’arresto a causa della scarsità di mezzi a disposizione.

Dopo oltre un trentennio i lavori furono riavviati con più metodo dal viceré Pedro Fernandez de Castro, conte di Lemos, che diede incarico all’architetto Domenico Fontana il quale vi operò ininterrottamente dal 1592 al 1604. I lavori di riconquista all’ agricoltura e all’insediamento stabile della grande fascia di territorio tra Nola e il Lago Patria fu condotta stavolta con decisione e con un programma organico di sovvenzionamenti. Non si trattò di una semplice ripulitura e di un mantenimento dell’alveo nella sua sede naturale, ma di una vera e propria opera di ricanalizzazione del percorso fluviale da sinuoso a rettilineo. Non fu però questo il solo accorgimento del direttore dell’opera di bonifica, perché lungo tutto il tracciato fu praticato uno scavo a sezione obbligata ben più profondo rispetto a quello naturale (8 palmi circa 2 m rispetto ai 5 palmi circa 1,25 m precedenti). Accanto a questo canale principale furono previsti altri canali alveolari il cui scopo era quello di impedire che i flutti del Clanio trovando la foce presso il Lago Patria ostruita dalle reti e dalle nasse dei pescatori potessero tornare indietro ed impaludare nuovamente tutta l’area. Questi due canali originavano rispettivamente dalla Gorgone e dall’area a nord di Acerra, congiungendosi poi al corso principale dove il fiume aveva una portata maggiore ed un letto idoneo a riceverne l’apporto. La riuscita del progetto fu dovuta al fatto di aver privato di forza la corrente a monte di Acerra e di aver impiegato squadre specializzate di manovali campani. Il figlio di Domenico Fontana, Giulio Cesare, completò il progetto paterno con successo.

Una prammatica del 1615, allo scopo di mantenere duraturi i brillanti risultati raggiunti, vietò l’industria della canapa e del lino nel fiume, inaugurando così una lunga stagione secentesca di manutenzioni ordinarie e straordinarie che si esaurì a metà del XVIII secolo, quando ormai l’intera pianura era stata completamente riconquistata.

Alluvioni a Nola: un viaggio storico tra devastazioni e rinascita attraverso le bonifiche
Veduta dell’opera dei regi Lagni (A. Baratta, Campaniae Felicis Typus, in G. Barrionuevo, Panegyricus Ill.mo et Ex.mo D.no Petro Fernandez a Castro etc., Neapoli 1616).

BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE

Elena Amendola, Il disordine climatico-ambientale dell’Anno 1779
Giuseppe Fiengo, I Regi Lagni e la bonifica della Campania felix durante il viceregno spagnolo, Firenze 1988.

Ambrogio Leone, Nola, a cura di Ruggiero A., Napoli 1997.
Cronica di Napoli di Notar Giacomo, a cura di P. Garzilli, Napoli 1845.
Giuseppe Martini, Nola nel secondo Quattrocento, in Algorismus nolanus, Milano 1972
Alfredo Franco, Regime delle acque e organizzazione del territorio nell’Italia medievale (“Studi Storici Sarnesi 3”), Torre del Greco 2021.

www.cnsbii.it


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Contratti di Fiume per il Fiume Sarno: Il CNSBII Chiede Maggiore Coinvolgimento



Verso una Gestione Sostenibile delle Risorse Idriche: Il Ruolo dei Contratti di Fiume nel Bacino Idrografico del Fiume Sarno. Parte il comitato promotore.

L’Organizzazione di Volontariato “Nuove Prospettive” e il gruppo ambientale “Corpo Civico Nazionale delle Sentinelle dei Bacini Idrografici Italiani (CNSBII)” hanno scritto una lettera all’Ufficio UOD Tutela delle Acque – Contratti di Fiume della Regione Campania, richiedendo informazioni sull’attuazione dei Contratti di Fiume nel Bacino Idrografico del Fiume Sarno. Il focus principale è il coinvolgimento della società civile, con la proposta di creare un Comitato Promotore di origine civica per favorire una gestione sostenibile delle risorse idriche. La lettera solleva anche le sfide nella realizzazione dei Contratti di Fiume e l’importanza della collaborazione tra gli enti coinvolti per garantire una gestione responsabile delle acque.

Contratti di fiume. Nella continua lotta per preservare e tutelare le risorse idriche, il Fiume Sarno, situato nella regione Campania, assume un ruolo di particolare rilievo. La sua tutela e valorizzazione richiedono uno sforzo congiunto di istituzioni, enti privati e, soprattutto, della società civile. In questo contesto, i Contratti di Fiume si delineano come una soluzione fondamentale per una gestione sostenibile e partecipativa delle acque fluviali.

Recentemente, l’Organizzazione di Volontariato “Nuove Prospettive” e il gruppo ambientale “Corpo Civico Nazionale delle Sentinelle dei Bacini Idrografici Italiani (CNSBII)” hanno deciso di fare sentire la propria voce, rivolgendo una lettera all’Ufficio UOD Tutela delle acque – Contratti di fiume della Regione Campania. L’iniziativa mira a richiedere informazioni dettagliate sull’attuazione dei Contratti di Fiume nel territorio regionale, con particolare attenzione al Fiume Sarno.

Coinvolgimento della Società Civile: Il Cuore dei Contratti di Fiume

Entrambi gli enti si pongono come portavoce della società civile, riconoscendo l’importanza cruciale del coinvolgimento attivo dei cittadini e delle organizzazioni locali nella gestione delle risorse idriche. Per questo motivo, stanno promuovendo la creazione di un Comitato Promotore di origine civica, che fungerebbe da forum democratico per esprimere le voci e le esigenze delle persone che vivono e lavorano nelle vicinanze del Fiume Sarno.

Il coinvolgimento della società civile rappresenta un tassello fondamentale nella costruzione di una gestione consapevole e inclusiva delle risorse idriche. Attraverso un dialogo costruttivo tra tutti gli attori coinvolti, si possono individuare soluzioni innovative e sostenibili per affrontare le sfide legate alla tutela e valorizzazione del fiume.

Sfide e Opportunità: Verso una Gestione Sostenibile del Fiume Sarno

Tuttavia, come evidenziato nella lettera, la regione Campania ha finora affrontato delle difficoltà nell’attuazione dei Contratti di Fiume. Queste sfide devono essere superate attraverso una stretta collaborazione tra l’Ufficio UOD Tutela delle acque – Contratti di fiume e l’Osservatorio Regionale dei Contratti di Fiume. Solo con un monitoraggio costante e una condivisione di informazioni efficace sarà possibile garantire una gestione adeguata e sostenibile delle risorse idriche nel Bacino Idrografico del Fiume Sarno.

La creazione del Comitato Promotore di origine civica rappresenterebbe un passo avanti significativo verso una gestione sostenibile delle acque. L’impegno dell’Organizzazione di Volontariato “Nuove Prospettive” e del gruppo ambientale “CNSBII” dimostra quanto sia vitale il coinvolgimento della società civile nella preservazione del nostro patrimonio idrico.

La richiesta di informazioni avanzata nella lettera riveste un’importanza fondamentale. Riguarda aspetti quali lo stato attuale dei Contratti di Fiume nel territorio, i progetti avviati e i futuri piani per la promozione di nuovi Contratti, i dati e report sull’andamento delle attività svolte e le risorse economiche dedicate a questa importante iniziativa.

L’articolo vuole essere un invito alla consapevolezza e alla partecipazione attiva di tutti i cittadini e delle organizzazioni nella gestione sostenibile delle risorse idriche del Fiume Sarno. Solo con uno sforzo collettivo potremo garantire un futuro migliore per questa preziosa risorsa e per le generazioni a venire. La voce della società civile ha il potere di fare la differenza e plasmare un ambiente più sano e sostenibile per tutti.




Emergenza caldo trascurata: Il problema ignorato dai comuni italiani



Emergenza caldo trascurata. Quando si parla di emergenze meteo, i comuni italiani sembrano mobilitarsi prontamente di fronte a fenomeni come pioggia, neve, freddo, gelo o vento. Tuttavia, c’è un problema critico che spesso viene trascurato e che merita attenzione: l’emergenza caldo. Nonostante le allerte emesse durante le ondate di caldo estivo, spesso le azioni concrete di prevenzione e gestione dell’emergenza sono insufficienti o addirittura assenti. In questo articolo, vorrei sottolineare questa mancanza e suggerire alcune soluzioni e proposte per affrontare con serietà questa situazione critica.

Le ondate di caldo estremo rappresentano una minaccia crescente per la salute e la sicurezza dei cittadini italiani. Il cambiamento climatico sta contribuendo all’aumento delle temperature e delle ondate di calore sempre più intense. Queste situazioni mettono a rischio soprattutto i gruppi vulnerabili, come gli anziani, i bambini, le persone con problemi di salute e coloro che vivono in condizioni precarie. Nonostante le sfide evidenti, l’emergenza caldo spesso viene considerata una priorità minore rispetto ad altre situazioni meteorologiche.

Emergenza caldo trascurata. Una delle cause principali di questa trascuratezza è la mancanza di piani d’emergenza specifici per il caldo estremo. I comuni devono sviluppare e attuare piani dettagliati, con azioni preventive ben strutturate e procedure tempestive per affrontare le ondate di caldo. Dovrebbero essere istituiti punti di ristoro pubblici, come centri comunitari o aree refrigerate, in modo che i cittadini possano trovare un rifugio dal caldo e dall’afa. Distribuire kit di protezione contenenti acqua, ventilatori portatili, cappelli da sole e creme solari a persone vulnerabili, come gli anziani o chi vive in condizioni precarie, potrebbe fornire un sostegno immediato.

La comunicazione è un altro aspetto critico che richiede miglioramenti significativi. I comuni dovrebbero investire di più nella diffusione di informazioni chiare e tempestive sui rischi del caldo estremo e sulle misure preventive da adottare. Campagne informative, eventi di sensibilizzazione e workshop dedicati alla preparazione per l’emergenza caldo potrebbero essere organizzati per coinvolgere attivamente la popolazione.

Alcune aree in Italia sono particolarmente esposte al caldo estremo, come le valli a livello del mare e le zone urbanizzate. In queste zone, l’impatto del caldo estivo può essere amplificato dall’effetto isola di calore, causato dall’eccessiva presenza di asfalto e cemento, che assorbe e trattiene il calore. Queste aree necessitano di una particolare attenzione e di azioni preventive mirate per garantire la sicurezza dei cittadini.

D’altro canto, alcune aree possono essere individuate come punti di rifugio durante le ondate di caldo. Sono spazi pubblici refrigerati, come centri commerciali, biblioteche o parchi ombreggiati, che possono fornire un’alternativa di protezione e refrigerio per i cittadini durante i momenti più critici.

Per affrontare con serietà l’emergenza caldo, è fondamentale coinvolgere diverse figure professionali. Assessori o responsabili delle politiche ambientali e di emergenza possono coordinare le azioni e sviluppare piani specifici. Operatori di protezione civile e medici possono garantire una risposta tempestiva e assistenza medica. Gli operatori di servizi sociali possono individuare e assistere le persone vulnerabili. Meteorologi e esperti di climatologia possono fornire previsioni e dati utili per la preparazione.

In conclusione, l’emergenza caldo è un problema serio e crescente che richiede un approccio serio e responsabile da parte dei comuni italiani. Solo con piani d’emergenza adeguati, una comunicazione efficace e il coinvolgimento di figure professionali competenti possiamo proteggere la salute e il benessere dei cittadini durante le ondate di caldo estivo. Ignorare o trascurare questa emergenza potrebbe avere conseguenze gravi, ma con il giusto approccio e la giusta preparazione possiamo fare la differenza nella salvaguardia della nostra comunità.

www.cnsbii.it




Campagna AIB 2023: segnalazione di incendi boschivi



Campagna AIB 2023. La Regione Campania ha lanciato una campagna di sensibilizzazione per la segnalazione di incendi boschivi. La campagna è rivolta a tutti i cittadini, che possono segnalare eventuali situazioni di pericolo chiamando uno dei numeri di emergenza disponibili:

  • Numero verde della Regione: 800-449911
  • Corpo Forestale dello Stato: 1515
  • Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco: 115
  • Protezione Civile Regionale: 800-232525

Chiamando uno di questi numeri, i cittadini possono fornire informazioni utili alle autorità per intervenire tempestivamente e prevenire la diffusione degli incendi.

La campagna AIB 2023 è un’importante iniziativa per la sicurezza dei boschi della Campania. I cittadini possono contribuire alla protezione dell’ambiente e della salute pubblica segnalando eventuali situazioni di pericolo.

Ecco alcuni consigli per prevenire gli incendi boschivi:

  • Non abbandonare rifiuti nei boschi.
  • Non accendere fuochi senza adottare le dovute precauzioni.
  • Non fare barbecue in prossimità di vegetazione.
  • Non usare fuochi d’artificio nei boschi.
  • Segnalare tempestivamente alle autorità eventuali situazioni di pericolo.

Insieme possiamo proteggere i nostri boschi!


La Regione Campania lancia una campagna di sensibilizzazione per la segnalazione di incendi boschivi.

Gli incendi boschivi sono un grave problema che può causare danni significativi all’ambiente, alla salute pubblica e all’economia. Ogni anno, gli incendi boschivi provocano la morte di persone, animali e piante, la distruzione di edifici e infrastrutture, e il rilascio di sostanze inquinanti nell’atmosfera.

La segnalazione di incendi boschivi è uno strumento importante per prevenirne la diffusione e limitare i danni. Quando si vede un incendio boschivo, è importante chiamare immediatamente le autorità competenti. Il numero di emergenza per gli incendi boschivi in Italia è il 1515.

Chiamando il 1515, si possono fornire informazioni utili alle autorità per intervenire tempestivamente e prevenire la diffusione degli incendi. Le informazioni che si possono fornire includono la posizione dell’incendio, la sua dimensione, la direzione del vento, e la presenza di persone o animali in pericolo.

La segnalazione di incendi boschivi è un dovere civico. Tutti hanno il diritto di vivere in un ambiente sicuro e sano, e tutti possono contribuire a prevenire gli incendi boschivi segnalandoli tempestivamente.

Ecco alcuni consigli per segnalare un incendio boschivo:

  • Chiamare il numero di emergenza 1515.
  • Fornire la posizione dell’incendio il più precisamente possibile.
  • Descrivere la dimensione dell’incendio e la direzione del vento.
  • Se possibile, segnalare la presenza di persone o animali in pericolo.

Segnalando gli incendi boschivi, si può contribuire a proteggere l’ambiente, la salute pubblica e l’economia